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Le Stelle

Raccolta di documentazione sulle Stelle


Indice

  1. Le Costellazioni

  2. Elenco delle Costellazioni

  3. Le Stelle

  4. Classificazione delle stelle per dimensione

  5. Classificazione delle stelle in base alla temperatura

  6. Fisica delle Stelle

  7. Quante sono le Stelle

  8. Distribuzione delle Stelle

  9. Formazione delle stelle

  10. Le Stelle variabili

  11. Caratteristiche di alcune Stelle

  12. Corso di Orientamento Notturno


Le Costellazioni (premessa alle stelle)

Alcune informazioni sulle Costellazioni zodiacali disponibili su Tabella

Prima di parlare in dettaglio delle stelle è naturale dire qualcosa sulle Costellazioni perché sono di grande aiuto sia ai principianti che agli astrofili più esperti per l'Orientamento nel Cielo Notturno.

Le Costellazioni sono dei raggruppamenti arbitrari di Stelle detti anche Asterismi basati prevalentemente da quelle dei Greci, anche se le origini sono più antiche ed esistono altre civiltà come quella egizia e quella cinese che avevano definito raggruppamenti di stelle diversi da quelli della Grecia antica.

Le Costellazioni non hanno in genere significato fisico, poiché le Stelle che le compongono possono trovarsi a distanze assai diverse dal Sistema Solare ed appaiono vicine solo per la particolare prospettiva dalla quale le osserviamo dalla Terra.

Il catalogo ufficiale delle Costellazioni è stato definito ufficialmente nel 1933 dalla Unione Astronomica Internazionale che divise l'intera sfera celeste in 88 aree corrispondenti ad altrettante Costellazioni.

Tuttavia a causa della disposizione quasi casuale delle Stelle esistono Costellazioni quasi invisibili oppure che comprendono un'area veramente minuscola di pochi gradi quadrati ed altre assai evidenti o con aree enormi con oltre 1000 gradi quadrati.

Delle 88 Costellazioni ufficiali solo poco più di 50 sono visibili dall'Italia nelle varie stagioni dell'anno.

 

Le Costellazioni rappresentano figure mitologiche, animali, strani esseri, oppure oggetti. Solo alcune sono distinguibili nel Cielo notturno e di queste ben poche contengono stelle che descrivono la figura che ricorda il nome della Costellazione.

L'Orsa Maggiore è quasi impossibile da identificare nella forma dell'animale, mentre è invece facile da trovare e ricordare come un Grande Carro. Lo stesso discorso vale per Cassiopea che somiglia ad una W oppure ad una M in funzione della posizione che assume nel Cielo.

Per definizione i nomi ufficiali delle Costellazioni sono in Latino e con questi nomi possono essere catalogate le Stelle più luminose che le compongono secondo l'alfabeto greco. Per esempio Sirio che è la Stella più luminosa della Costellazione del Cane Maggiore (Canis Major) prende il nome di Alfa Canis Majoris, ovvero il genitivo del nome della Costellazione, mentre Murzim che è la seconda Stella Beta Canis Majoris e così via.

 

Le dodici Costellazioni zodiacali corrispondono alle costellazioni che si trovano lungo il percorso apparente del Sole nel Cielo detto eclittica e dividono questo percorso in parti corrispondenti ai mesi dell'anno.

Occorre dire che ovviamente le dimensioni e la disposizione di queste Costellazioni non permettono una divisione corretta in dodici parti dell'eclittica e che per via del fenomeno della precessione degli equinozi, ovvero il lento spostamento dell'asse di rotazione terrestre anche la posizione delle Costellazioni zodiacali non corrisponde a quella dei segni zodiacali assegnati.

 


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Elenco delle Costellazioni

(I nomi ufficiali sono riportati in neretto)

(testo tratto da http://www.otticademaria.it/astro/Costellazioni.html e pagine collegate)

 

Selezionando i nomi con i Link è possibile visualizzare una immagine della Costellazione tratta da un planetario virtuale, i miti ad essa collegati e gli oggetti più interessanti nei suoi confini.

 

Acquario (Aquarius)

La costellazione dell’Acquario é l’undicesimo gruppo zodiacale, visibile soprattutto in estate e in autunno. E’ decisamente poco vistosa, e non é formata da stelle granché luminose (nessuna più luminosa della 3a magnitudine. E’ però ricca di oggetti celesti interessanti per telescopi e anche binocoli non troppo potenti. Benché poco cospicua, é facilmente identificabile a sud del grande quadrilatero di Pegaso.

 

L’Acquario confina a nord con i Pesci, con Pegaso, con il Cavallino e con il Delfino; ad ovest con l’Aquila e il Capricorno, con il quale confina anche e soprattutto a sud; a sud confina anche col Pesce Australe e con lo Scultore, e ad est con la balena e con i Pesci. Culmina a mezzanotte tra la fine di agosto e l’inizio di settembre.


Andromeda

Andromeda, pur essendo una costellazione essenzialmente autunnale, rimane sopra gli orizzonti della zona temperata settentrionale per buona parte dell’anno, e sopra i 50° di latitudine nord è parzialmente circumpolare. E’ una costellazione molto estesa (722° quadrati), che si estende tra la caratteristica W (o M) irregolare di Cassiopea e il grande quadrato di Pegaso (col quale, peraltro condivide una stella: alfa Andromedae, come vedremo, è anche, secondo alcuni atlanti, delta Pegasi).

 

Confina a nord con Perseo e Cassiopea; ad ovest con la Lucertola e Pegaso; a sud ancora con Pegaso, i Pesci e il Triangolo; ad est con Perseo. Culmina a mezzanotte nella seconda settimana di ottobre. Alle nostre latitudini Andromeda, alla fine dell’estate, già intorno alle 21,00 è abbastanza alta sull’orizzonte da consentire una favorevole osservazione di diversi oggetti di notevole interesse: la grande galassia spirale M31, che è certamente l’oggetto dominante della costellazione e dei cieli autunnali in assoluto, in quel periodo e a quell’ora è già a quasi 50° sopra l’orizzonte, e dopo un paio d’ore a circa 70°. La costellazione non annovera stelle luminosissime, e a parte alfa e beta che sfiorano la 2a magnitudine, le più brillanti tra le altre vanno dalla 3a alla 4a circa. Contiene un discreto numero di binarie e molte variabili oltre, come già accennato, alcuni oggetti celesti veramente rimarchevoli.


Antlia (Macchina Pneumatica)

E’ una costellazione del cielo australe, facilmente visibile dalla Sicilia ma di modesto interesse per l’astrofilo, dato che non contiene né stelle né nebulae cospicue. In effetti, a Antliae è soltanto di magnitudine 4,25, e si trova in una zona di cielo relativamente spoglia. Vi sono anche alcune deboli stelle doppie e alcune piccole galassie, eventualmente monitorabili per la ricerca di supernovae.


Apus (Uccello del Paradiso)

Piccola e insignificante costellazione australe, introdotta dai navigatori olandesi Pieter Keiser e Frederick de Houtman verso la fine del XVI. In seguito alle descrizioni e ai disegni dei due navigatori, Johann Bayer redasse nel suo splendido atlante le tavole delle costellazioni australi. Non è visibile alle nostre latitudini.


Aquila

L’Aquila é una costellazione tipicamente estiva, dominata dalla luminosissima Altair (che con Deneb e Vega forma il cosiddetto “Triangolo estivo”). Nel pieno dell’estate, si trova in direzione sud nelle prime ore della notte, alta sull’orizzonte e in condizioni ideali per l’osservazione. La sua tipica forma ad aquilone è facilmente osservabile a nord del Sagittario e del Capricorno, e a sud della piccola costellazione della Freccia (Sagitta), che a sua volta è dominata verso nord dall’imponente croce del Cigno.

 

I confini della costellazione sono: a nord con la Freccia e, limitatamente all’angolo nordovest, con Ercole; ad ovest, oltre ad Ercole, abbiamo Ofiuco, il Serpente (Coda), lo Scudo; a sud le due costellazioni zodiacali del Sagittario e del Capricorno; ad est l’Acquario. L’Aquila culmina a mezzanotte verso la fine di luglio.

 

L’oggetto più rimarchevole della costellazione è probabilmente Altair, una delle stelle più splendenti del cielo. Ma già un modesto binocolo è in grado di mostrare la grande nebulosa oscura B 143, visibile anche ad occhio nudo sullo sfondo della Via Lattea, circa 1° a nordovest di gamma Aquilae. La costellazione annovera diverse stelle doppie di un certo interesse ed alcuni altri oggetti celesti anche se nessuno di questi può dirsi particolarmente cospicuo.


Ara (Altare)

L’Altare si trova troppo a sud per i cieli d’Europa: solo dalla Sicilia si possono vedere le sue stelle più settentrionali alzarsi di alcuni gradi sopra l’orizzonte. Ed é un vero peccato perché, pur essendo una costellazione non molto grande, é ricca di oggetti interessanti. L’Ara si trova infatti in una densa regione della Via Lattea immediatamente a sud della coda dello Scorpione.


Argo Navis (la nave Argo)

Argo Navis  era una grande costellazione meridionale raffigurante la nave Argo, usata da Giasone e gli Argonauti.

È l'unica delle 48 costellazioni elencate da Tolomeo che non è più ufficialmente riconosciuta come tale, essendo stata divisa da Nicolas Louis de Lacaille in Carina (carena), Puppis (poppa) e Vela (le vele). Se fosse ancora una costellazione, sarebbe la più estesa di tutte, più dell'Hydra.

Quando Argo Navis fu divisa, anche la sua nomenclatura di Bayer fu divisa: Carina ha Alpha e Beta, Vela ha Gamma e Delta, Carina ha Epsilon, Puppis ha Zeta, e così via.

La costellazione Pyxis (la bussola) occupa una zona che nell'antichità era ritenuta parte della nave Argo. Ma è adesso considerata una costellazione separata, ed in particolare la sua nomenclatura di Bayer è del tutto separata.


Ariete (Aries)

E’ la prima tra le costellazioni zodiacali, e in essa si trova il punto in cui, al tempo di Ipparco, veniva a trovarsi il Sole nel momento dell’equinozio di primavera (punto vernale, o punto gamma o, appunto, punto d’Ariete, convenzionalmente indicato col simbolo dell'Ariete).

Questo punto rappresentava il punto zero da cui viene misurata la coordinata celeste ascensione retta. L’Ariete é una costellazione soprattutto autunnale, e non contiene stelle particolarmente brillanti, né nebulae interessanti per l’astrofilo.

 

I suoi confini vengono condivisi: a nord con Perseo e il Triangolo; ad ovest con lo stesso Triangolo e i Pesci; a sud sempre con i Pesci e la Balena; ad ovest con il Toro. Hamal, la sua stella più brillante, culmina a mezzanotte attorno al 22 ottobre.


Auriga (Cocchiere)

Situata tra le costellazioni di Perseo e dell’Orsa Maggiore, l’Auriga alle latitudini temperate settentrionali é parzialmente circumpolare, ma la stagione più adatta alla sua osservazione é l’inverno. La sua stella più luminosa, Capella, é una delle più splendenti del cielo, e sono molte le stelle interessanti per gli astrofili, anche se nessuna può competere con Capella per splendore. Le tre nebulae più rilevanti dell’Auriga sono stati tutte scoperte dall’astronomo siciliano Giovan Battista Hodierna a metà del XVII secolo.

 

L’Auriga divide i suoi confini: a nord con la Giraffa, ad ovest con Perseo, a sud con il Toro e i Gemelli, ad est con la Lince. La particolare conformazione dei confini orientali però fa sì che in realtà la Lince si trovi anche a nord di alcune regioni dell’Auriga. La costellazione culmina a dicembre.

 

Nel mito greco l’Auriga é di solito identificato con Fetonte, figlio del dio del Sole Helios (Febo o Apollo, dal V sec. a. C. circa in poi) e di Clymene. Desideroso di avere la conferma di essere effettivamente figlio del dio del Sole, Fetonte affrontò il dio che, per provare la propria paternità, gli promise che gli avrebbe concesso qualunque cosa egli avesse chiesto. Fetonte gli chiese di permettergli di condurre il carro del Sole attraverso il cielo per un solo giorno. Helios si rammaricò della propria promessa, tentò a lungo e insistentemente di dissuadere il figlio: ma una promessa é una promessa, e alla fine dovette cedere. Fetonte scoprì ben presto che il carro del Sole era molto più difficile da guidare di quanto non potesse immaginare. I cavalli si accorsero subito che la mano dell’Auriga non era la solita, e cambiarono direzione nel cielo. Egli perse del tutto il controllo. Il carro sfiorò la Terra e s’inoltrò nel lontano nord, causando tali sconquassi da costringere Zeus a scagliargli contro un fulmine. Così Fetonte restò ucciso, e precipitò nel fiume Eridano.

Ma non é questa l’unica leggenda associata alla costellazione dell’Auriga: lo stesso nome della sua stella più splendente, Capella (che in latino vuol dire capretta) fa riferimento ad un uomo che tiene in braccio una capretta. Questa storia é stata associata con Amaltea, una delle figlie di Melisso, re di Creta, che insieme alla sorella Melissa nutrì Zeus durante la sua infanzia con latte di capra

 


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Bilancia (Libra)

La Bilancia, nello Zodiaco, si trova tra lo Scorpione (ad est) e la Vergine (a nord e ad ovest). A nord confina anche con il serpente, e a sud con l’Idra e il Lupo. In tempi remoti, l’area celeste oggi occupata dalla Bilancia faceva parte dello Scorpione, del quale rappresentava le chele. Divenne la Bilancia intorno al primo secolo a. C.

 

La costellazione della Bilancia é vista talora come la Bilancia della Giustizia. Ciò ci porta ad associarla con la vicina costellazione della Vergine, che é stata, tra l’altro, identificata con Astrea o Dike, dea greca della Giustizia. E’ la dea che giudica le anime degli uomini dopo la loro morte, pesandoli sulla propria bilancia. La Bilancia é una costellazione abbastanza insignificante benché sia il settimo segno dello zodiaco. Non vi sono stelle di grande interesse, ma c’é un discreto ammasso globulare (piuttosto difficile per i telescopi amatoriali).


Boötes (il Bovaro, il Bifolco)

Boote é una costellazione facilmente riconoscibile, con la sua caratteristica sagoma simile a quella di un grande aquilone, dominato dalla splendente Arturo, una delle stelle più brillanti del cielo. Ricca di stelle di stelle interessanti, é invece povera di nebulae piuttosto cospicue.

 

A nord la costellazione confina con il Dragone e con l’Orsa Maggiore, ad est continua l’Orsa Maggiore, poi i Cani da Caccia, la Chioma di Berenice e la Vergine; a sud ancora la Vergine, ad est la Testa del Serpente, la Corona Boreale, Ercole. La culminazione ha luogo a maggio.

 

I miti legati a questa costellazione, alla figura di Bootes sono diversi. Una di queste identifica il personaggio (che generalmente viene raffigurato come un tipo rustico che impugna una mazza o una lancia) con Arcade, figlio di Callisto. Qualche volta é raffigurato con due cani al guinzaglio intenti a dare la caccia all’Orsa Maggiore intorno al polo: ma questa non può che essere una raffigurazione recente, dato che la costellazione dei Canes Venatici é stata introdotta soltanto nel XVII secolo, da Hevelius.

 

Il nome Boote potrebbe derivare anche da un termine greco che significa “rumoroso”, “urlante”, riferito alle grida di un mandriano verso i suoi animali. Boote é in qualche caso detto “l’Aratore”, perché la costellazione é vicina al Gran Carro, che é visto anche come un aratro. Così Bootes potrebbe commemorare l’inventore dell’aratro, che Zeus (Giove) avrebbe posto in cielo per volere di Demetra, dea dell’agricoltura.

L’associazione del Gran Carro con l’Orsa Maggiore porta ad identificare Bootes con la storia di Zeus che seduce Callisto, la quale fu tramutata in orsa a causa della gelosia di Hera (Giunone). Callisto era la figlia del re Licaone d’Arcadia. Essa partorì il figlio Arcade quale frutto del suo rapporto con Zeus. Zeus fu invitato a pranzo dal padre della sua amante. Il re non era sicuro che il suo ospite fosse effettivamente il sommo dio Zeus. Così, egli sottopose il suo invitato ad un test piuttosto macabro. Licaone fece a pezzi il giovane Arcade, figlio di Zeus, e lo servì al dio stesso come pietanza per il pranzo. Ovviamente Zeus comprese subito ciò che era successo. Egli scagliò i suoi fulmini per uccidere i figli di Licaone, e quindi trasformò lo stesso Licaone in un lupo. Quindi rimise assieme i pezzi di Arcade e lo resuscitò. Arcade fu dato da allevare alla Pleiade Maia. (Ovviamente non poteva essere allevato dalla propria madre, dato che Callisto a quel tempo andava vagando per la foresta sotto forma di orsa).

Più tardi, divenuto adolescente, Arcade, cacciando nella foresta, incontrò Callisto. Naturalmente non la riconobbe: e da buon cacciatore, ebbe subito desiderio di uccidere la grande orsa e prenderne la pelliccia come trofeo. Callisto fuggì per i boschi fino al tempio di Zeus, con Arcade sempre appresso, implacabile. Dal suo tempio, Zeus spedì Callisto e suo figlio in cielo, dove Callisto divenne l’Orsa Maggiore e Arcade divenne Bootes, conduttore di orsi.

Un altro mito identifica Bootes con Icario, celebre per aver ricevuto in dono dal dio Dioniso (Bacco) il segreto della produzione del vino. Icario fu ucciso dai contadini che, dopo essersi ubriacati con la nuova bevanda, si convinsero che egli li aveva avvelenati col suo vino. Maera, il fedele cane di Icario, corse a casa latrando di dolore e guidò la figlia di Icario ai miseri resti del padre. La povera Erigone, sopraffatta dal dolore, si impiccò. Gli dei ebbero pietà della famiglia di Icario e portarono in cielo tutti e tre come costellazioni: Icario divenne Bootes, Erigone la Vergine, e Maera il Cane Minore.

 


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Caelum (Bulino)

Introdotta da Lacaille in seguito alla sua spedizione al Capo di Buona Speranza tra il 1751 e il 1753, questa costellazione australe, stretta tra la Colomba ed Eridano, non presenta stelle più luminose della 4a magnitudine né nebulae di rilievo.


Camelopardalis (Giraffa)

La Giraffa é una grande costellazione circumpolare, piuttosto sparpagliata e priva di stelle brillanti. Contiene, però, un paio di galassie di una certa importanza e alcune stelle doppie e variabili abbastanza interessanti.

La costellazione venne introdotta da Bartschius, il quale la pubblicò, ma solo come abbozzo, nel 1614, e scrisse che essa rappresentava il Cammello che portò Rebecca ad Isacco.


Cancro (Cancer)

Costellazione zodiacale invernale, priva di stelle cospicue ma facilmente rintracciabile grazie alla sua vicinanza col Leone. La mancanza di stelle più brillanti della 4a magnitudine però é compensata dalla presenza, in questa costellazione, di due importanti oggetti non stellari: il celeberrimo Presepe, uno degli ammassi stellari noti fin dall’antichità, ed M67, vecchissimo ammasso galattico il cui studio é di fondamentale importanza nella comprensione dell’evoluzione stellare.

 

I Greci collegavano questa costellazione al mito delle dodici fatiche di Ercole. La seconda di queste consisteva nell’uccisione dell’Idra (altra costellazione, che confina con il Cancro). Idra significa “serpente d’acqua”: era l’animale messo a guardia del confine tra il regno dei morti (a Lerna, presso la città di Argo) e il nostro mondo. Figlia di Echidna, la dea-serpente, e sorella di Cerbero, anch’essa era dotata di molte teste (il mito non dice espressamente quante, e viene raffigurata con un numero variabile da cinque a dodici, mentre i poeti parlano di nove, cinquanta e cento teste); e veniva affermato che soltanto una di queste teste fosse immortale.

Ercole con il nipote ed auriga Iolao giunse con il proprio cocchio fin nei pressi dell’antichissima città di Lerna, dove trovò l’Idra nella sua tana sotterranea presso la sorgente Amimone. Egli scoccò le frecce infuocate nella caverna, obbligando la belva ad uscire. Quindi, l’attaccò. L’Idra si avviticchiò ad un piede di Ercole, che si mise a menare fendenti con la spada ricurva. Ma al posto di ogni testa tagliata, ne ricrescevano ogni volta due nuove e viventi; e, come non bastasse, c’era un gigantesco granchio che mordeva l’Eroe ad un piede: il Cancro.

Ed Ercole uccise per primo il granchio, quindi chiamò in aiuto Iolao, che cominciò a bruciare le ferite dell’Idra, man mano che Ercole tagliava le teste, per evitare che ne crescessero di nuovo: e gli toccò bruciare quasi un intero bosco prima che l’Eroe riuscisse a mozzare la testa immortale del mostro.

Il gigantesco granchio andò in cielo come costellazione, vicino al Leone di Nemea che era stato ucciso da Ercole nella prima delle sue fatiche. Secondo gli antichi astrologi, é nel segno del Cancro che comincia la metà sotterranea del cielo, e da lì le anime degli uomini scendono nelle regioni più basse.


Canes Venatici (Cani da Caccia)

E’ una costellazione introdotta abbastanza di recente (da Hevelius nel sec. XVII per occupare lo spazio “vuoto” tra Bootes e l’Orsa Maggiore), visibile soprattutto in primavera.

Del tutto insignificante ad occhio nudo (in pratica soltanto la sua stella più brillante, Cor Caroli, é facilmente visibile senza ausili ottici), é però ricca di oggetti importanti per l’osservazione al telescopio, e persino con un modesto binocolo si può ammirare il superbo ammasso globulare che ne costituisce una delle maggiori attrattive.

 

I cani sono rappresentati mentre abbaiano contro l’Orsa Maggiore. Tradizionalmente, é Bootes, il Bifolco, che li tiene al guinzaglio. Il più settentrionale dei cani si chiamava Asterion, il più meridionale Chara.

 

Il nome risale al 1660: la stella fu scelta da Halley per immortalare in cielo il nuovo re d’Inghilterra, Carlo II, sbarcato a Dover il 25 maggio del 1660 e trionfalmente accolto dai sudditi stanchi di un decennio di puritanesimo. Cor Caroli rappresenta il collare di Chara, il più meridionale dei due cani della costellazione. L’altro cane, Asterion, viene tradizionalmente rappresentato nell’allineamento di stelle deboli (magnitudine 5) che si trovano tra i 5 e i 10° ad est di Cor Caroli.

 

Anche se si tratta di una stella non certo tra le più brillanti (siamo quasi a magnitudine 3), Cor Caroli è una delle stelle doppie preferite dagli amatori forniti di piccoli strumenti.

Lo spettro di Cor Caroli è molto peculiare, ma comunque è quello di una stella bianca, tra B9,5 e A0. La secondaria, di magnitudine 5,61, è di tipo F0 V, quindi bianco-giallastra (attenzione: in questa coppia, la primaria, Cor Caroli, è a2, mentre la secondaria è a1). Come al solito, gli osservatori, anche i più esperti, hanno descritto i colori di queste due stelle, che dovrebbero apparire entrambe più o meno bianche, nei modi più fantasiosi: “giallo pallido e fulva” (Agnes Clercke); “blu pallido e olivastro” per la stella più debole (Dembowski); “rame pallido” (Webb). La coppia è stata misurata oltre 70 volte dal 1822 (F. G. W. Struve) al 1984. Separazione (circa 20”) e PA (228°) sono rimasti da allora praticamente immutati; ma è certo che le stelle formano una coppia fisica, dato che condividono lo stesso moto proprio.

Oltre che essere una bella doppia, alfa CVn é interessante anche per altri motivi: Cor Caroli, la primaria, è una stella particolarmente interessante per gli astrofisici a causa della sua peculiare variabilità; essa è infatti il prototipo di una particolare classe di variabili i cui cambiamenti interessano, assai più che la magnitudine visuale, lo spettro e, in particolare, il campo magnetico. La stella è ricchissima di metalli, il che non è per nulla normale in una stella di tipo A0: dovrebbero apparire con grande intensità le righe dell’idrogeno della serie di Balmer, e solo deboli tracce di metalli; qui invece ci sono, intensissime, le righe del cromo, del silicio, del manganese, dello stronzio, del mercurio e numerose terre rare come l’europio, il gadolino ed altri ancora. Queste caratteristiche fanno delle stelle di questo tipo degli oggetti eccezionali, ed è per questo che all’indicazione del tipo spettrale venne aggiunto il suffisso p, per peculiare. Nel 1946 H. W. Babcock scoprì che le stelle di tipo Ap hanno un’altra peculiarità: e cioè intensissimi campi magnetici. La prima scoperta fu fatta su 78 Virginis, nel quale si scoprì un campo magnetico di 1.500 gauss, 3.000 volte più intenso di quello terrestre. Il campo di Cor Caroli, misurato nel 1952, varia da +5.000 a –4.000 g


Canis Major (Cane Maggiore)

In questa costellazione tipicamente invernale si trova Sirio, la stella più splendente del firmamento. Oltre a questa stella, che è di grandissimo rilievo sia dal punto di vista storico che da quello scientifico, in questa costellazione si trovano diverse nebulae di rilievo, due dei quali (M41 ed NGC2362) sono stati osservati e documentati per la prima volta dall’astronomo siciliano Giovan Battista Hodierna.

 

Nei nostri cieli la costellazione è facilmente identificabile, grazie allo splendore delle sue stelle più brillanti (soprattutto Sirio, ovviamente) a sudest dell’imponente Orione. Le costellazioni confinanti sono: a nord l’Unicorno, ad ovest la Lepre, a sudovest la Colomba, a sudest e ad est la Poppa.

 

Gli antichi Egizi consideravano questa costellazione la più importante del cielo: nessuna meraviglia dato che Sirio, oltre ad essere la stella più splendente dei cieli, annunciava col suo sorgere eliaco il prossimo avvento delle benefiche piene del Nilo. I Greci avevano più di una leggenda legata a questa costellazione, ma è sempre Sirio, fin dai tempi dei Caldei detta la Stella Cane, o il Naso del Cane, a dominare tutto il gruppo.

Nel corso dei secoli il suo sorgere eliaco è stato legato a diversi importanti avvenimenti: delle piene del Nilo abbiamo detto; allora, il fenomeno si verificava all’inizio dell’estate; in pieno Medioevo il termine “canicola”, che vuol dire semplicemente “i giorni del Cane”, riferendosi ai giorni del sorgere eliaco di Sirio, diventarono sinonimo di periodo di gran caldo, perché allora il sorgere eliaco di Sirio avveniva al principio di agosto. Oggi gli effettivi giorni della Canicola, anche se alla parola si continua a dare il significato di “caldo soffocante”, cominciano a fine agosto, quando di norma il gran caldo è già finito. Come è ovvio, questo spostamento del sorgere eliaco di Sirio dipende dalla precessione degli equinozi.


Canis Minor (Cane Minore)

Le leggende che riguardano questa costellazione sono abbastanza controverse. Secondo i Greci il Cane Minore era uno dei cani della muta di Orione il cacciatore; ma tra gli stessi Greci alcuni ritenevano si trattasse del cane di Icaro, Maera, che dopo la morte del suo padrone si gettò, per la disperazione, in un pozzo. Gli Egizi lo consideravano un compagno del Cane Maggiore, la cui stella più luminosa, Sirio, annunciava, col suo sorgere eliaco, il prossimo avvento delle piene del Nilo.

Alcune mappe arabe, viceversa, rappresentano questo gruppo di stelle come un albero. E’ una piccola costellazione il cui interesse è praticamente concentrato soltanto sulla sua stella più brillante.


Capricorno (Capricornus)

Il Capricorno è il decimo segno zodiacale, ed è facilmente identificabile tracciando una linea ideale da Vega (a Lyrae) ad Altair (a Aquilae) e prolungandola verso sud più o meno per la stessa distanza.

E’ una costellazione tra le più antiche, e fu uno dei primi segni dello zodiaco.

 

Gli animali con le corna, in particolare lo stambecco, erano oggetto di adorazione nel Medio Oriente preistorico, come testimoniano tavolette risalenti addirittura al V millennio A. C.; per migliaia di anni questi animali giocarono un ruolo di primo piano nelle antiche mitologie. Willy Hartner, già direttore dello Institut für Geschichte der Naturwissenschaften (Istituto per la Storia della Scienza della Natura) presso la Johann Wolfgang Goethe-Universität di Francoforte, ha ipotizzato che lo Stambecco fosse una costellazione primitiva che originariamente era formata dal Capricorno e dall’Acquario.

Nel mito greco più di una leggenda viene riferita a questa costellazione; una di esse narra che Pan, insieme ad altri dei, stava facendo festa sulle rive del Nilo; improvvisamente comparve tra di loro lo spaventoso gigante Tifone e gli dei, terrorizzati, si trasformarono in varie forme e fuggirono via in tutte le direzioni. Pan si gettò nel fiume e prese la forma di un animale mezzo pesce e mezzo capra, così come viene rappresentato in molti antichi atlanti celesti.

 


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Carina (Carena)

Carina (la Carena) é una delle costellazioni in cui é stata divisa, per comodità, quella originaria e antichissima (faceva parte delle originarie costellazioni di Tolomeo) della Nave: le altre sono Puppis (la Poppa), Pyxis (la Bussola) e Vela (la Vela). Era una costellazione eccessivamente estesa, e fu divisa per motivi pratici; la denominazione di Bayer originale fu però conservata, e le stelle hanno sono identificate con le stesse lettere greche con cui venivano indicate nella costellazione originale.


Cassiopea (Cassiopeia)

E’ certamente, dopo l’Orsa Maggiore, la costellazione più facilmente riconoscibile del cielo settentrionale: le sue stelle più luminose, infatti, hanno una configurazione che ricorda, a seconda della posizione in cui si trova in quel momento rispetto al polo nord, una W o una M. Rispetto alla Polare, si trova esattamente dalla parte opposta rispetto all’Orsa Maggiore.

 

Cassiopea nel mito greco era la madre di Andromeda e moglie di Cefeo. La leggenda cui è legata questa costellazione è comune dunque a quella di Andromeda: la regina Cassiopea era la bella ma vanitosa moglie del re d’Etiopia Cefeo. Cassiopea ebbe la presunzione di dichiarare che essa stessa era molto più bella delle splendide Nereidi, le cinque ninfe del mare figlie del buon dio Nereo, noto come il Vecchio del Mare.

La Nereide Amphitrite era moglie del dio del mare, Poseidone (Nettuno). Le Nereidi chiesero a Poseidone di punire la superbia di Cassiopeia. E Poseidone le accontentò, mandando il mostro Cetus a devastare l’Etiopia. Per ammansire il dio, il re Cefeo doveva offrire sua figlia Andromeda in sacrificio al mostro, ma l’eroe Perseo riuscì ad uccidere il mostro prima che esso si impadronisse di Andromeda.

Come ulteriore punizione Cassiopeia fu condannata a girare per sempre intorno al polo celeste, trovandosi così a volte a testa in giù, in una posizione poco dignitosa.


Centaurus (Centauro)

Malgrado la sfavorevole declinazione, alcuni cospicui oggetti della costellazione del Centauro sono in qualche modo osservabili dalla Sicilia: in ciò molto ci aiutano i moderni dispositivi CCD: con questi anche dal centro di una città come Palermo é possibile ottenere splendide immagini digitali di oggetti elevati sull’orizzonte di non più di 10°. Anche alle latitudini siciliane solo una modesta parte dei 1060° quadrati di questa costellazione sono accessibili. Così rimane sotto l’orizzonte, tra l’altro, a Centauri, una delle stelle più brillanti del cielo e, tra quelle visibili ad occhio nudo, la più vicina a noi.


Cepheus (Cefeo)

Alle nostre latitudini la costellazione di Cefeo è circumpolare, e quindi è visibile tutto l’anno, anche se non tutte le stagioni si possono dire ugualmente favorevoli alla sua osservazione. A prima vista questa regione celeste appare relativamente spoglia, e con la Luna Piena addirittura indefinibile; viceversa è sufficiente anche un modesto binocolo per rivelare splendidi campi stellari e numerosi oggetti celesti di grande interesse, tanto stelle che ammassi stellari e galassie.

 

A nord, la costellazione si estende praticamente fino alla Stella Polare, e quindi confina con l’Orsa Minore; ad ovest confina con il Dragone e il Cigno, a sud con il Cigno stesso, la Lucertola e Cassiopea, ad est ancora con Cassiopea e la Giraffa.

 

L’origine mitologica della costellazione è controversa: secondo una leggenda Cefeo era uno degli Argonauti che accompagnarono Giasone alla conquista del Vello d’Oro. Più accreditata, tuttavia, è quella che lo identifica con il mitico re d’Etiopia, marito di Cassiopea e padre di Andromeda. Cefeo era dunque il re dell’Etiopia, che nel mito greco era la regione che si stendeva dalla Palestina fino alle coste del Mar Rosso. Cefeo discendeva da Zeus (Giove), più precisamente dalla sua relazione con Io. Cassiopeia, la moglie di Cefeo, era bellissima, ma purtroppo anche dotata di una sconfinata e sconsiderata vanità. Essa ebbe addirittura la presunzione di paragonare la propria bellezza a quella delle Nereidi, le ninfe del mare. Queste, infuriate, chiesero vendetta a Poseidone (Nettuno), il dio dei flutti; e questi, per punire la superbia di Cassiopeia, inviò il mostro marino Tiamat (il “Cetus” dell’omonima costellazione) a devastare l’Etiopia. Cefeo mandò a chiedere all’Oracolo di Ammone cosa doveva fare per placare l’ira del dio. Gli fu risposto che avrebbe dovuto offrire la figlia vergine Andromeda in sacrificio al mostro: essa doveva essere incatenata ad uno scoglio sulle coste del Mediterraneo e lì sarebbe stata divorata dal mostro. Cefeo obbedì alle istruzioni dell’Oracolo, ma per fortuna a questo punto entrò in scena l’eroe Perseo: questi uccise il mostro e liberò Andromeda dalle sue catene. Quindi chiese la mano della fanciulla. Cefeo sarebbe stato senz’altro d’accordo, ma sfortunatamente c’era un precedente: il re aveva promesso Andromeda al proprio fratello Phineas. Questi si presentò con numerosi seguaci al banchetto di fidanzamento di Perseo e Andromeda; e ancora una volta Perseo dimostrò il suo valore battendosi per il diritto di sposare la sua amata. Il banchetto si trasformò in una sanguinosa battaglia, in cui Perseo massacrò Phineas e tutti i suoi seguaci.


Cetus (Balena)

La Balena copre un’area di cielo enorme, qualcosa come 50° di lunghezza per 20° di larghezza, ciò nonostante non annovera nessuna stella più luminosa della 2a magnitudine. Agli occhi dell’uomo del nostro tempo la configurazione e le immagini mitologiche relative a questa costellazione ricordano ben poco le vere balene: in realtà gli antichi astronomi chiamarono balena un mostro marino del tutto immaginario, con testa di drago e pinne anteriori da tricheco, con un corpo squamoso da pesce e le spire di un serpente marino.


Chamaeleon (Camaleonte)

Il Camaleonte é una piccola costellazione circumpolare australe, che fu introdotta tra il 1595 e il 1597 dai navigatori olandesi Pieter Geyser e Frederick de Houtman, e compare per la prima volta nella bellissima Uranometria di Johann Bayer del 1603. Non è visibile alle nostre latitudini.


Circinus (Compasso)

Il Compasso è una delle costellazioni più piccole e insignificanti. Come diverse altre, fu introdotta da Lacaille durante la sua spedizione a Città del Capo del 1751-1752, più che altro per determinare una piccola regione di cielo, abbastanza spoglia, che non veniva ascritta con precisione a nessuna delle costellazioni confinanti. Non è visibile alle nostre latitudini.

 


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Columba (Colomba)

E’ una costellazione invernale abbastanza meridionale, ma osservabile dalla Sicilia. Situata a sud di Orione e della Lepre, non é molto vistosa, ma contiene qualche oggetto di un certo interesse per l’astrofilo.

E’ una costellazione recente, introdotta da Bayer e Royer. Rappresenta la colomba che Noè mandò fuori dall’Arca per assicurarsi che il diluvio fosse finito, e che tornò col ramoscello d’ulivo nel becco.


Coma Berenices (Chioma di Berenice)

Quasi insignificante quanto a presenza di stelle cospicue (la stella più luminosa è a malapena visibile ad occhio nudo), questa costellazione è invece una delle più ricche di nebulae, soprattutto di galassie: in essa, infatti, si trova buona parte dei membri dell’ammasso di galassie della Chioma-Vergine. Ma non mancano importanti oggetti di altro genere come l’ammasso globulare M53 e il grande ammasso galattico noto fin dall’antichità.

 

Il nome di questa costellazione deriva da una leggenda di origine mediorientale: Berenice, figlia di Filadelfo, sposò il fratello Tolomeo III Evergete, re d’Egitto. Questi dovette partire per una spedizione pericolosa, e Berenice fece voto che, se fosse tornato sano e salvo, avrebbe sacrificato la sua bellissima chioma. Tolomeo tornò sano e salvo dall’impresa, e Berenice mantenne il voto, tagliandosi la chioma ed appendendola nel tempio di Afrodite.

Ma la chioma sparì misteriosamente, e quando i sapienti vennero interrogati per sapere cosa potesse essere accaduto, uno di essi, l’astronomo Conone, dichiarò che Zeus, incantato da quelle trecce, le aveva prese e fissate per sempre in cielo.


Corona Australis (Corona Australe)

Piccola e irrilevante costellazione australe, che però figurava già tra le quarantotto costellazioni di Tolomeo. Bayer la raffigurò come una ghirlanda, anche se meno vistosa di quella disegnata per rappresentare la Corona Boreale. Oltre ad essere un po’ troppo a sud per gli osservatori europei (anche se dalla Sicilia è osservabile), questa costellazione non contiene oggetti interessanti per l’astrofilo.

A sud-est dall’ammasso globulare NGC6723 (Sgr, V: 7,32) c’é il gruppo di nebulosità NGC6726-27-29 importante per il suo contenuto di protostelle del tipo T Tau.


Corona Borealis (Corona Boreale)

La Corona Boreale è una costellazione molto piccola, ma facilmente localizzabile tracciando una linea immaginaria a nordest di Arturo (a Bootis) verso Vega (a Lyrae): ad 1/3 circa della distanza si osserva un arco di sei stelle fra la 2a e la 4a magnitudine che formano la tradizionale corona o ghirlanda.

Confina con Ercole ad est e a nord, con Boote a nord e ad ovest, con il Serpente (Caput) a sud.

 

La Corona Boreale non contiene oggetti “deep sky” osservabili con telescopi modesti, ma in compenso non è avara di stelle notevolmente interessanti.

E’ una delle 48 costellazioni originali di Tolomeo, ed è evidente che il nome le deriva dalla disposizione delle sue stelle più brillanti.

 

Una leggenda greca asserisce trattarsi della corona di Arianna, la figlia di Minosse, re di Creta. Sarebbe stato Dioniso (Bacco) a fargliene dono, per consolarla dell’abbandono di Teseo dopo l’impresa del Labirinto, nel quale l’Eroe aveva ucciso il Minotauro ed aveva ritrovato la strada del ritorno grazie al filo donatogli da Arianna, che egli aveva sedotta.


Corvus (Corvo)

La costellazione del Corvo è visibile nell’emisfero settentrionale, per chi vive a latitudini medio-basse, da gennaio fino a maggio.

Il Corvo era, nel mito greco, l’uccello consacrato al dio Apollo. Apollo era una divinità associata alla profezia e alla saggezza, alla musica e alla poesia, alla medicina, alla legge, alla filosofia e alle arti. Quando gli dei Olimpici furono assaliti dal mostro Tifone, il dio Pan gettò l’allarme, e gli dei si trasformarono in animali per fuggire. Afrodite ed Eros si trasformarono in pesci, e lo stesso tentò di fare Pan, riuscendoci solo per metà. Apollo si trasformò in corvo.

 

Confina ad est e a nord con la Vergine, ad ovest con la Coppa e a sud con l’Idra. Possono risultare di un qualche interesse per l’astrofilo un paio di stelle doppie, una variabile ed un curioso oggetto celeste, che per la verità necessita di strumenti piuttosto potenti per poter essere osservato: la coppia di galassie soprannominata le Antenne, simile nelle fotografie a lunga posa ad un enigmatico insetto cosmico.

 

Il Corvo era, nel mito greco, l’uccello consacrato al dio Apollo. Apollo era una divinità associata alla profezia e alla saggezza, alla musica e alla poesia, alla medicina, alla legge, alla filosofia e alle arti. Quando gli dei Olimpici furono assaliti dal mostro Tifone, il dio Pan gettò l’allarme, e gli dei si trasformarono in animali per fuggire. Afrodite ed Eros si trasformarono in pesci, e lo stesso tentò di fare Pan, riuscendoci solo per metà. Apollo si trasformò in corvo.

Si racconta che il Corvo fosse in origine bianco come la neve; ma un giorno esso portò ad Apollo la tremenda notizia che il suo amore Koronis gli era stata infedele. Apollo sfogò la sua rabbia sul povero Corvo facendo diventare nere le sue penne. Un altro racconto narra che un giorno Apollo si accingeva ad offrire un sacrificio a Zeus (Giove). Egli mandò il Corvo con la Coppa a raccogliere dell’acqua nelle vicinanze. L’uccello, che era oltremodo goloso, fu distratto da un albero di fichi i cui frutti non erano del tutto maturi. Il Corvo era tentato dai fichi, ma non poteva mangiarli perché erano ancora un po’ acerbi: così esso aspettò per due o tre giorni che i frutti maturassero. Nel frattempo, Apollo aspettava che l’infido pennuto tornasse con l’acqua. Stanco di attendere, il dio si procurò l’acqua da sé. Il Corvo, una volta saziatosi dei fichi ormai maturi, volò da Apollo con la sua tardiva coppa colma d’acqua. Ma Apollo era infuriato. Il Corvo cercò di scusarsi raccontando che un serpente d’acqua aveva ostacolato il suo viaggio, ma per il saggio Apollo la scusa era trasparente, ed egli castigò il Corvo. Il dio mutò la melodiosa voce dell’uccello in uno strido rauco. C’é anche chi afferma che fu in questa occasione che le bianche piume del Corvo divennero nere. Ma la peggior punizione fu il fatto che Apollo pose in cielo il Corvo tra la Coppa (Crater) e il serpente d’acqua (Idra). All’Idra fu ordinato di impedire al Corvo, per l’eternità, di avvicinarsi alla Coppa per bere.


Crater (Coppa o Tazza)

La Coppa o Tazza è una costellazione assai poco rilevante. Confina ad est con il Corvo, a sud con l’Idra, a nord con la Vergine e il Leone, ad ovest con il Sestante e l’Idra. Non contiene che qualche stella doppia o variabile di scarso interesse e nessun oggetto celeste di un qualche rilievo. Il mito greco attorno alla Coppa è legato a quello relativo alla costellazione del Corvo, qui appresso descritta.


Crux (Croce)

La Croce del Sud è la più piccola costellazione del cielo australe, e tuttavia ne è la più nota e ammirata, al punto da essere raffigurata nelle bandiere di numerosi paesi. Il suo braccio più lungo, che punta verso sud, è stato per secoli usato come bussola dai navigatori.

Come costellazione autonoma esiste dal XVII sec.: prima faceva parte del Centauro. Non è visibile alle nostre latitudini.


Cygnus (Cigno)

 

Il Cigno (o Croce del Nord) è una delle costellazioni più facili a riconoscersi per la sua caratteristica forma a croce. La sua stella più brillante (Deneb) forma con Vega e Altair il ben noto “Triangolo estivo”. E’ immersa nelle nubi stellari della via Lattea ed è ricchissima, oltre che di stelle di grande importanza, anche di oggetti non stellari estremamente rilevanti per gli astrofili.

 

Confina a nord con le costellazioni di Cefeo e del Dragone, ad ovest ancora con il Dragone e con la Lira, a sud con la Vulpecula, ad est con la Lucertola. E’ evidente la somiglianza tra la sagoma disegnata dalle stelle più luminose di questa costellazione ed un uccello in volo. Così, Greci e Romani lo conobbero come l’Uccello, mentre per gli Arabi era la Chioccia.

 

Per i Greci, il Cigno rappresenta il dio Zeus (Giove) trasformato in quell’uccello mentre vola a sedurre una donna. Quale donna precisamente è oggetto di dibattito. Secondo una leggenda, obbiettivo della passione di Zeus era la ninfa Nemesi, e la conclusione della conquista del dio fu un uovo, che fu offerto a Leda, regina di Sparta. Dall’uovo nacque una bellissima bambina che divenne Elena di Troia. In un’altra versione della leggenda, fu la stessa regina Leda ad essere sedotta da Zeus. Ma Leda giacque quella stessa notte anche con il marito, il re Tindaro. Risultato dell’accoppiamento fu anche in questo caso un uovo: o meglio due uova, da cui nacquero i gemelli Castore e Polluce. Altre versioni del racconto narrano che furono due bimbe a nascere dalle uova: Elena e sua sorella Clitennestra. Elena o Polluce (a seconda del mito) erano i figli di Zeus, e quindi immortali. Castore (o Clitennestra) erano figli del marito di Leda, il mortale Tindaro, ed erano quindi mortali. Un’altra controversa leggenda dice che il Cigno sarebbe il musicista Orfeo che, dopo la morte, fu trasformato in cigno e messo accanto alla sua lira.

Il tentativo di riforma cristiana delle figure delle costellazioni tentò di trasformarla nella Croce del Calvario, nella Croce di Cristo e nella Croce di S. Elena.


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Delphinus (Delfino)

Quella del Delfino è una piccola ma caratteristica e ben distinta costellazione estiva, ad est dell’Aquila.

 

Quattro delle sue stelle più luminose formano una figura simile ad un diamante, e con la quinta un po’ più distante ricordano effettivamente un delfino che balzi fuori dall’acqua.

Non contiene oggetti di grande rilevanza per gli astrofili, a parte due piccoli ammassi globulari, un paio di nebulose planetarie per strumenti di buona apertura e la nova del 1967.

 

Interessanti sono invece, come vedremo, i nomi delle sue stelle alfa e beta. Veramente unico, infatti, è il modo in cui sono state battezzate.

La costellazione del Delfino rappresenta, a seconda del mito cui si voglia collegare, il delfino che conquistò una moglie per Poseidone (Nettuno), dio del mare, ovvero quello che salvò la vita al famoso poeta e musicista Arione, personaggio storico vissuto intorno al 600 a. C.

Poseidone cominciò a cercar moglie in conseguenza della grande guerra in cui i vecchi dei furono rovesciati e lasciarono a Poseidone stesso, e ai suoi compagni della generazione dei nuovi dei “Olimpici” il potere sull’universo. Il dio del mare corteggiava la ninfa Anfitrite, ma essa era disgustata dalle sue maniere rudi, e lo sfuggiva. Poseidone allora le mandò dietro il delfino. Questi perorò la causa del dio con gran cortesia e con ardenti parole, tanto che Anfitrite finì per accettare di sposare Poseidone. Come premio, il dio pose un’immagine del delfino tra le stelle perché fosse ricordato per sempre.

Un’altra storia racconta del poeta e musico Arione, che si era guadagnato una fortuna alla corte del re Periandro di Corinto. Arione passò molti anni a Corinto, ma non era lì che era nato. E nella vecchiaia gli venne nostalgia della terra natia. Così supplicò il re di consentirgli di visitare ancora una volta la sua patria.

Durante il suo viaggio verso casa, Arione fu imprigionato dai marinai della sua stessa nave, che decisero di buttarlo a mare e dividersi i suoi averi. Arione tentò di ritardare la propria morte cantando un bellissimo inno ad Apollo. Il dio fu così gratificato che mandò un delfino per portare in salvo il poeta.

Quando la nave fece ritorno a Corinto, i marinai vennero imprigionati. Arione recuperò i suoi averi, e i marinai vennero giustiziati. Come ringraziamento ad Apollo, Arione fece costruire un piccolo delfino e lo pose nel tempio di Apollo a Corinto. Apollo più tardi trasferì la statua del delfino tra le stelle così che il genere umano potesse onorare per sempre il bravo e amichevole animale.


Dorado (Pesce Spada)

E’ una delle costellazioni introdotte dai navigatori olandesi Pieter Geyser e Frederick de Houtman nel 1595-1597, e raffigurate per la prima volta nell’Uranometria di Johann Bayer nel 1603.

 

In Italiano viene tradotto come il Pesce Spada o il Pesce Dorato.

 

Potrebbe anche rappresentare la lampuga, un pesce pelagico presente in tutti i mari temperati e tropicali del mondo, che in oceano raggiunge anche i due metri di lunghezza ed è caratterizzato, tra l’altro, da un’estesa macchia longitudinale color oro brillante che gli percorre i fianchi per tutta la lunghezza del corpo.

La costellazione, nella sua porzione più meridionale, ospita la metà più settentrionale della Grande Nube di Magellano, ricca di nebulose osservabili con un buon strumento amatoriale. Tra queste, la famosa Nebulosa Tarantola. Non è visibile alle nostre latitudini.


Draco (Drago)

E’ una delle configurazioni più lunghe dell’emisfero settentrionale, e per buona parte della sua estensione si trova fra le due Orse: l’Orsa Minore è a nord, poi l’angolo nordovest confina con la Giraffa; è una costellazione molto lunga e irregolare, per cui con molte costellazione sono in comune confini rivolti verso due punti cardinali.

 

L’Orsa Maggiore, per esempio, confina con il Drago alternativamente, potremmo dire a zigzag, ora a sud, ora ad ovest. A sud, procedendo verso est, dopo l’Orsa Maggiore, c’è Bootes, quindi Ercole, la Lira e il Cigno; ad est confina con Cefeo.

 

Non è formata da stelle molto brillanti, ma la forma è tuttavia abbastanza riconoscibile se il cielo è abbastanza buio. Contiene, inoltre, alcuni oggetti non stellari abbastanza importanti: tra questi, la galassia lenticolare NGC5866, una delle più accreditate candidate alla problematica identificazione con M102, il più elusivo e controverso tra tutti gli oggetti del famoso Catalogo di Messier.

 

Vi sono almeno due leggende collegate al Drago. Secondo una, il Drago era uno dei mostri che lottavano con i Titani, i vecchi dei, nella guerra cosmica nella quale gli dei Olimpici soppiantarono i Titani stessi nel governo dell’universo. Verso la fine di quella guerra, la dea Athena si trovò di fronte il Drago. Essa lo afferrò per la coda e lo scagliò tra le stelle. Lanciato in cielo con un violento moto rotatorio, il Drago colpì la volta celeste e si attorcigliò con le sue spire intorno al centro di rotazione del cielo. Poiché quella regione, il polo nord celeste,è quella più fredda, esso si congelò sul posto e non poté districare le sue spire. Così, continua tuttora a girare intorno al polo.

In un altro mito il Drago è Ladone, che fu ucciso da Ercole in una delle fatiche impostegli da Euristeo: l’Eroe fu incaricato di rubare le mele d’oro da un albero che era stato donato da Gea (la Terra) ad Hera (Giunone) per il suo matrimonio con Zeus. Di quell’albero si prendevano cura le Esperidi, figlie di Atlante, che avevano messo a guardia il drago Ladone. Nereo, vecchio dio del mare, avvertì Ercole che per avere successo si sarebbe dovuto far aiutare dallo stesso Atlante. Questi si lasciò convincere ed Ercole uccise con una freccia Ladone, che fu posto in cielo da Hera.


Equuleus (Cavallino)

Il Cavallino è la seconda più piccola costellazione del firmamento, e pare che ad introdurla sia stato lo stesso Tolomeo nel II sec. A. C.

 

Confina ad est con Pegaso, a nord ancora con Pegaso e con il Delfino, che la delimita anche ad ovest. Le sue stelle formano un debole trapezio a sudest del Delfino. A sud c’è l’Acquario. Culmina a mezzanotte ai primi di agosto.


Eridanus (Eridano)

La costellazione di Eridano ha origine ad una declinazione estremamente meridionale con la sua stella più brillante, Achernar. Questa é la 9a stella del cielo in ordine di magnitudine apparente, ed è l’unica brillante della costellazione. Non mancano Le nebulae interessanti per l’astrofilo, soprattutto galassie.

 

Eridano é il Fiume, ma qual é il fiume rappresentato in cielo? molti autori ritengono che Eridano rappresenti il fiume Nilo, mentre altri lo identificano con il Po.

 

Nel mito, Eridano é il fiume nel quale precipitò il giovane Fetonte nel suo disastroso tentativo di guidare il cocchio del Sole.

Il padre di Fetonte era Helios, il dio del Sole. Fetonte non vedeva l’ora di guidare quello splendido cocchio sul quale Helios ogni giorno conduceva il disco del Sole attraverso i cieli. Helios era riluttante ad accondiscendere alla richiesta del giovane, ma alla fine cedette all’insistenza e consentì che Fetonte potesse guidare il cocchio.

In effetti, una volta arrivato in cielo, il giovane trovò estremamente difficile controllare i quattro giganteschi cavalli che portavano il carro tra le stelle. Quanto più il carro si allontanava dalla Terra, tanto più cresceva la paura di Fetonte; improvvisamente, egli si vide di fronte la gigantesca figura dello Scorpione, con le chele protese e l’aculeo pronto a colpire. Allora perse del tutto il controllo del cocchio e mollò del tutto le briglie.

Il carro cominciò a ondeggiare e impennarsi, con i cavalli che galoppavano privi di ogni controllo. Era il carro del Sole, e scese così in basso che la terra al suo passaggio si incendiava: fu in questa occasione che la Libia divenne un deserto. La pelle degli Etiopi arse tanto da diventare nera, e i mari dell’Africa evaporarono. Alla fine, per far cessare la catastrofe, Zeus abbatté Fetonte con un fulmine. Con la chioma in fiamme, e lasciandosi dietro una scia di fumo, Fetonte precipitò come una meteora, e cadde nel fiume Eridano, dove molti anni più tardi Giasone e gli Argonauti trovarono il corpo che ancora bruciava in mezzo ad asfissianti nubi di vapori velenosi.


Fornax (Fornace)

La costellazione della Fornace è una di quelle create da Lacaille (1752); si trova tra Eridano, la Balena e lo Scultore, in una zona di cielo priva di stelle brillanti: la sua stella più brillante, a For, ha una magnitudine di 3,80.

E’, in compenso, assai ricca di oggetti telescopici, in particolare galassie.

 

Nel campo di questa costellazione sono compresi diversi sistemi importanti, il più vicino dei quali è un membro del nostro Gruppo Locale di galassie: si tratta si un superammasso di stelle di forma ellittica, noto come Fornax System Fornax Dwarf. Un secondo gruppo di galassie si trova approssimativamente a 8-10 milioni di a. l., e fa parte del cosiddetto Gruppo dello Scultore, che contiene importanti galassie in quella costellazione, quali NGC55 e 253.

Quindi, vi è il vero e proprio Ammasso di Galassie della Fornace, un gruppo abbastanza concentrato di 18 galassie piuttosto brillanti e molte altre più piccole.

 

L’Ammasso della Fornace si trova sul confine tra questa costellazione ed Eridano, e si trova quasi tutto concentrato in una regione di cielo non più esteso di 2,5°, con pochissimi membri un po’ più lontani, a non oltre 2,5° dal margine occidentale del gruppo principale. Con un riflettore da 200 mm. di diametro, in un oculare con un campo di 1° si arrivano a contare anche 9 galassie: NGC1374, 1379, 1380, 1381, 1387, 1399, 1404, 1386, 1389.

La più brillante tra le galassie del gruppo della Fornace è NGC1316, che è proprio la più distante dal gruppo principale, ed è vicinissima (5’) ad NGC1317, molto più debole. Al secondo posto c’è NGC1399, e al terzo NGC1365, una bellissima spirale barrata.

 


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Gemelli (Gemini)

Sebbene non estesissima, è una delle costellazioni più immediatamente riconoscibili dell’inverno, grazie all’evidenza delle sue due stelle più brillanti; è la terza tra le costellazioni zodiacali, ed una delle più antiche ideate dagli uomini. Esistono raffigurazioni di essa già in bassorilievi babilonesi databili tra il 1.200 e il 1.500 a. C.

 

Si trova ad est del Toro e a Sud dell’Auriga: è una delle poche costellazioni che contengono più di una stella di prima magnitudine: a e b Geminorum, che rappresentano le teste dei due Gemelli, Castore e Polluce.

 

La costellazione si ricollegava appunto, per i Greci, alla leggenda dei figli gemelli di Zeus e Leda, Castore e Polluce, rappresentati in cielo dalle due stelle più brillanti del gruppo. La madre dei due gemelli era la regina Leda di Sparta, che fu sedotta da Zeus (Giove) il quale aveva preso le sembianze di un cigno. La stessa notte in cui era stata sedotta da Zeus, Leda giacque anche col marito, il re Tindaro: risultato di tanta attività fu il concepimento di due gemelli, uno figlio di Zeus e quindi immortale, l’altro figlio di Tindaro, e perciò mortale. Castore era quest’ultimo, Polluce l’immortale. Una versione del mito dice che nacquero anche due fanciulle: Elena (quella che poi causò la guerra di Troia) e Clitennestra (che diventò moglie di Agamennone, per poi ucciderlo al ritorno della guerra di Troia).

Ma torniamo ai Gemelli. Castore e Polluce erano gemelli identici, malgrado avessero padri diversi. Erano inseparabili e devoti l’uno all’altro. Entrambi eccellevano nella caccia e nelle arti guerresche. Polluce era un grande pugile e Castore un gran cavaliere e tanto abile con la spada da diventare il maestro, in quest’arte, del giovane Ercole.

I Gemelli salparono con Giasone e gli Argonauti alla ricerca del Vello d’Oro. Ebbero insieme molte avventure durante il viaggio. E Castore rimase ucciso nello scontro con un’altra coppia di gemelli, Ida e Linceo. Pare che la lite sia stata causata da questioni di donne, o forse di bestiame. Comunque, nel corso della zuffa Linceo uccise Castore, e Polluce a sua volta uccise Linceo. Ida assalì Polluce, al che Zeus lo fulminò.

Polluce era inconsolabile per la perdita del fratello. Egli pregò Zeus di consentirgli di dividere la propria immortalità con il gemello defunto, e Zeus, che dopo tutto aveva il cuore tenero, acconsentì e li pose entrambi tra le stelle, dove tuttora si trovano.


Grus (Gru)

La Gru, costellazione che appare per la prima volta nell’Uranometria di Johann Bayer, nel 1603, è una costellazione australe localizzabile a sud della brillante Fomalhaut (a PsA). Per gli Arabi, tra l’altro, le sue stelle erano parte della costellazione del Pesce Australe. Nel medioevo la costellazione fu anche chiamata Phoenicopterus, il Fenicottero.

 

E’ visibile, benché molto bassa sull’orizzonte anche alle nostre latitudini siciliane, ma non è di grande interesse per gli astrofili, dato che non ospita oggetti celesti di grande interesse, e tra le sue stelle soltanto Al Na’ir (a Gru) è più brillante della 2a magnitudine e la b varia tra 2 e 2,3.


Hercules (Ercole)

Pur essendo una delle costellazioni più grandi, non contiene stelle particolarmente luminose. In compenso, ospita una delle nebulae più suggestive dell’emisfero boreale: il grande ammasso globulare M13. Il caratteristico quadrilatero che ne costituisce la regione centrale é facilmente localizzabile tra la costellazione della Lira, facilmente identificabile grazie allo splendore di Vega, e la Corona Boreale.

 

Confina a nord con la costellazione del Dragone; ad ovest con Bootes, la Corona Boreale e la Testa del Serpente; a Sud con Ofiuco (nella raffigurazione tradizionale delle antiche mappe, Ercole e Ofiuco sono visti con le teste che si toccano, la figura di Ercole, infatti, è vista sottosopra); ad est confina con l’Aquila, la Freccia, la Volpetta e la Lira.

 

Fin dai tempi più remoti questa grande costellazione é stata vista come la figura di un gigante inginocchiato. I Greci videro in questo gigante Heracles (Ercole), e a lui riferirono anche molte delle costellazioni circostanti, che ricordano alcune delle sue più grandi imprese (il Leone, l’Idra, lo Scorpione, il Drago e così via).

Heracles (Ercole per i Romani) era uno dei figli generati da Zeus (Giove) nei suoi innumerevoli traffici amorosi. Ercole divenne immortale quando Zeus mise il neonato al seno della sua divina sposa Hera (Giunone) mentre essa dormiva. Non fu un bel gesto: avendo poppato il divino latte della dea, il bimbo divenne immortale, ma da quel momento egli fu perseguitato dall’odio di Hera, infuriata a causa dell’infedeltà dello sposo. Hera fece in modo che la vita di Ercole divenisse un inferno. Dato che era diventato immortale, essa non poteva ucciderlo, ma poteva rendere la sua vita impossibile. A tal punto lo perseguitò, da farlo cadere in uno stato di furore e di rabbia incontrollabile. Ercole era incredibilmente alto, forte ed esperto nell’uso delle armi, tanto che nessuno era in grado di opporsi alla sua ira e di controllarlo. Nell’incoscienza della sua follia, egli uccise i suoi stessi figli. Tornato in sé, Ercole fu preso dal dolore e dal rimorso, e si rivolse all’Oracolo di Delfi per sapere cosa avrebbe potuto fare per espiare la propria colpa. La risposta fu che avrebbe dovuto servire il re Euristeo di Micene per dodici anni. Fu in effetti in questa occasione che egli ricevette il suo nome, che in greco suona Heracles, che significa Gloria di Hera.

Gli incarichi che il re assegnò all’eroe divennero noti come le Dodici Fatiche di Ercole e furono, nell’ordine:

  1. l’uccisione del Leone di Nemea (ricordata in cielo con la costellazione del Leone);

  2. l’uccisione dell’Idra di Lerna (altra costellazione, l’Idra);

  3. la cattura della cerva di Cerinea;

  4. la cattura del cinghiale di Erimanzio;

  5. la ripulitura in un solo giorno delle stalle di Augia;

  6. la cacciata degli uccelli Stinfali;

  7. la cattura del toro di Creta;

  8. la cattura delle cavalle di Diomede;

  9. la conquista della cintura di Ippolita;

  10. il furto del bestiame di Gerione;

  11. il furto dei pomi delle Esperidi;

  12. la cattura di Cerbero.

Dopo aver compiuto queste imprese Ercole ripudiò la moglie Megara, madre dei figli che aveva ucciso, e compì numerose imprese cui non possiamo neppure accennare, per motivi di spazio, in questo contesto. Dopo diversi anni si stabilì a Calidone in Etolia, dove stabilì la sua residenza e sposò Deianira, figlia del re Eneo. Ma non si può dire che la coppia sia vissuta felicemente. Un giorno, durante una delle sue imprese, Ercole e Deianira dovevano attraversare un fiume tumultuoso. L’eroe lo attraversò, ma lasciò che la moglie fosse traghettata da un centauro battelliere, che tentò di rapire Deianira. Ercole allora colpì il centauro con una delle frecce avvelenate col sangue dell’Idra. Il centauro morente si prese la sua vendetta offrendo a Deianira il proprio sangue, e convincendola che esso avrebbe costituito un potentissimo filtro d’amore che avrebbe reso Ercole fedele a lei per sempre. Un giorno Deianira ebbe il sospetto che il suo sposo fosse un po’ troppo interessato ad un’altra donna. Così, dette ad Ercole una camicia su cui aveva sparso un po’ del sangue del centauro morente. Ovviamente il sangue era un potente veleno, dato che era stato contaminato dal sangue dell’Idra.

Quando Ercole indossò la camicia avvelenata, si compì la vendetta del centauro: cominciò ad essere preda di dolori lancinanti e sentì le carni bruciargli in modo talmente insopportabile da preferire la morte. Ma nessun mortale poteva ucciderlo, ed Ercole decise di darsi la morte da sé, facendosi bruciare vivo su una pira funeraria. Zeus, impietosito dalla sorte del suo figlio prediletto, lo uccise istantaneamente con la folgore, risparmiandogli il resto dell’agonia. Ma uccise soltanto la parte mortale dell’eroe, mentre quella immortale fu assunta in cielo tra gli dei, e divenne la costellazione che porta il suo nome.


Horologium (Orologio)

E’ una delle costellazioni introdotte da Lacaille nel 1751-1752: egli la ricavò da una sinuosa fila di deboli stelle (solo a, la più settentrionale, è più brillante della 4a magnitudine) che corrono ad est della regione più meridionale di Eridano, proprio nei pressi della luminosissima, bianco-azzurra Achernar.

 

In origine si chiamava Horologium Oscillatorium (Orologio a Pendolo), in onore dell’invenzione dello scienziato olandese Christiaan Huygens.La stella alfa (la più settentrionale dell’asterismo) indica la parte inferiore del pendolo, mentre la beta (a sua volta la più meridionale) indica il quadrante.


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Hydra (Idra femmina)

E’ una costellazione che si estende moltissimo in lunghezza (oltre 100° da occidente verso oriente). La testa si trova sotto il Cancro, e si dirige verso est tra il Leone e la Vergine, terminando nei pressi della Bilancia. Non é formata da stelle particolarmente cospicue, ma contiene un buon numero di oggetti di notevole importanza.

I Greci collegavano questa costellazione al mito delle dodici fatiche di Ercole. La seconda di queste consisteva appunto nell’uccisione dell’Idra. Idra significa “serpente d’acqua”: era l’animale messo a guardia del confine tra il regno dei morti (a Lerna, presso la città di Argo) e il nostro mondo. Figlia di Echidna, la dea-serpente, e sorella di Cerbero, anch’essa era dotata di molte teste (il mito non dice espressamente quante, e viene raffigurata con un numero variabile da cinque a dodici, mentre i poeti parlano di nove, cinquanta e cento teste); e veniva affermato che soltanto una di queste teste fosse immortale.

Ercole con il nipote Iolao giunse con il proprio cocchio fin nei pressi dell’antichissima città di Lerna, dove trovò l’Idra nella sua tana sotterranea presso la sorgente Amimone. Egli scoccò le frecce infuocate nella caverna, obbligando la belva ad uscire. Quindi, l’attaccò. L’Idra si avviticchiò ad un piede di Ercole, che si mise a menare fendenti con la spada ricurva. Ma al posto di ogni testa tagliata, ne ricrescevano ogni volta due nuove e viventi; e, come non bastasse, c’era un gigantesco granchio che mordeva l’Eroe ad un piede: il Cancro. Ed Ercole uccise per primo il granchio, quindi chiamò in aiuto Iolao, che per aiutarlo cominciò a bruciare le ferite dell’Idra, man mano che Ercole tagliava le teste, per evitare che ne crescessero di nuovo: e gli toccò bruciare quasi un intero bosco prima che l’Eroe riuscisse a mozzare la testa immortale del mostro.


Hydrus (Idra maschio)

L’Idra maschio è una costellazione dell’emisfero australe che appare per la prima volta nella bellissima Uranometria di Johann Bayer (1603). Bayer la considerò un complemento dell’antica costellazione dell’Idra. La coda di questo serpente d’acqua tocca l’Ottante in direzione sud, mentre la testa sfiora la splendente Achernar (a Eri; V: 0,45; spettro: B3). Non è visibile alle nostre latitudini.

 

Indus (Indiano)

Debole costellazione australe, introdotta come diverse altre dei cieli del sud dai navigatori olandesi Pieter Geyser e Frederick de Houtman nel 1505-1597, e rappresentata per la prima volta nell’atlante celeste (Uranometria) di Johann Bayer nel 1603. 

 

Si trova a sudovest della Gru, e la sua stella più brillante (a Ind; spettro: K0; V: 3,1) si trova quasi sullo stesso parallelo di Al Na’ir (a Gru; spettro: B7; V: 1,73).

La sua parte più meridionale confina con l’Ottante, ad una quindicina di gradi dal Polo Sud celeste.

 

Rappresenta gli indiani d’America: forse quelli della Terra del Fuoco e della Patagonia incontrati da Magellano all’inizio del XVI secolo.


Lacerta (Lucertola)

La Lucertola è una costellazione settentrionale abbastanza insignificante, introdotta da Hevelius in un contesto di costellazioni viceversa illustri come Cassiopea, Cefeo, il Cigno, Pegaso e Andromeda. E’ formata da stelle abbastanza insignificanti (solo a splende appena un po’ più della 4a magnitudine); Hevelius inizialmente la chiamò Stellio (dal nome di una specie di lucertolone).

E’ raffigurata con il muso rivolto verso nord.


Leone (Leo)

E’ una delle costellazioni più facilmente riconoscibili, una di quelle che più giustificano, nella forma, il nome che portano. Il gruppo é ricco di stelle brillanti e di nebulae facilmente accessibili all’astrofilo. Nei suoi confini si possono contare oltre 100 stelle visibili ad occhio nudo. E da una regione situata all’interno della Falce (la Testa) ha origine lo sciame delle Leonidi, il più spettacolare fenomeno celeste mai visto dall’uomo in tempi moderni.

 

E’ la quinta tra le costellazioni zodiacali. Confina a nord con l’Orsa Maggiore e il Leoncino, ad ovest con il Cancro e il Sestante, a sud con il Sestante stesso, il Cratere e la Vergine, ad est sempre con la Vergine e con la Chioma di Berenice.

 

Nell’antichità la costellazione veniva associata al Sole: durante il suo annuale peregrinare tra le dodici costellazioni dello Zodiaco, il Sole raggiungeva allora la sua massima altezza sull’orizzonte proprio quando si trovava in questa costellazione: qualcuno ha ipotizzato che proprio per questo motivo gli antichi Egizi avessero associato a quelle stelle la figura di un leone, indotti dalla constatazione che proprio in quel periodo i leoni si spostavano presso le fresche rive del Nilo, mossi dal caldo insopportabile dei tremendi giorni estivi. Allen afferma che gli Egizi pensavano che, al momento della Creazione, il Sole fosse sorto in quella regione celeste, presso Denebola: e per questo, in astrologia, il Leone era la Casa del Sole, preposta al cuore degli uomini.

Nella mitologia greca, il Leone rappresenta la belva che viveva nelle foreste di Nemea. Questo leone era figlio della dea serpente Echidna, che l’aveva generato unendosi con un altro suo figlio, il cane Orto. Quindi il leone di Nemea era fratello della Sfinge egiziana e dell’Idra. Al Leone di Nemea é legata la prima delle fatiche di Ercole. La mostruosa belva non poteva essere uccisa da nessuna arma per cui l’Eroe, dopo averci provato con frecce, lancia e mazza, decise di strangolarlo. Quindi lo scuoiò e indossò la sua pelle invulnerabile.

I Romani si attennero al mito greco nel descrivere la costellazione, ma Allen riferisce altresì di altre denominazioni: Bacchi Sidus (Stella, o Segno, di Bacco), per esempio: perché nelle sue trasformazioni, quel dio spesso assumeva le forme di un Leone, e una pelle di leone era spesso l’abito che indossava nelle sue rappresentazioni. Manilio definisce la costellazione “Stella (o Segno) di Giove e Giunone”, perché questi dei erano ad essa preposti; ed anche perché tale accostamento si addiceva al suo regale carattere, e specialmente a quello della sua stella più brillante.

Il Leone era il segno tribale di Giuda, segno che gli fu assegnato dal padre Giacobbe, come testimonia la Genesi: è stato ipotizzato che ciò fosse dovuto al fatto che Giuda fosse nato sotto questo segno. In altre parti di questo libro si parla dell’antica figura del leone Asad degli antichi Arabi: quell’asterismo non ha nulla a che fare con la nostra costellazione zodiacale: quella era un’immensa costellazione che si stendeva dai Gemelli al nostro Cancro, al Leone, alla Vergine, alla Bilancia ed a parti di altre costellazioni moderne, a nord e a sud dello zodiaco; gli Arabi più recenti adottarono invece il Leone di Tolomeo, sostituendo con esso l’Asad dell’antica costellazione.

 

Questa piccola costellazione fu ricavata da Hevelius da 18 stelle che si trovano tra il Leone e l’Orsa Maggiore. Nessuna delle sue stelle merita una menzione particolare; la più brillante è la 46 LMi, una gigante o subgigante di tipo spettrale K0 e magnitudine apparente 3,79: Hevelius la chiamò Precipua, e Piazzi la incluse con questo nome nel Catalogo di Palermo.


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Lepus (Lepre)

E’ una piccola costellazione posta immediatamente a sud di Orione e ad est di Sirio. Le origini del nome di questa costellazione sono abbastanza oscure, anche se, pur non essendo formata da stelle particolarmente luminose, con un po’ di fantasia la loro disposizione può effettivamente richiamare la figura dell’animale.

 

Confina a nord con Unicorno e Orione, ad ovest con Eridano, a sud con Bulino e Colomba, ad est con il Cane Maggiore.

 

Probabilmente il suo nome dipende dalla posizione, sotto i piedi del cacciatore Orione: potrebbe essere collegata al ricordo di un’antica devastazione prodotta dalle lepri in Sicilia, e la sua posizione nei pressi dello spietato cacciatore potrebbe essere stata voluta a fini propiziatori.


Lupus (Lupo)

Il Lupo si trova sul bordo settentrionale della Via Lattea, a sud della Bilancia, mentre la sua metà più settentrionale si trova ad ovest dello Scorpione. Nelle antiche rappresentazioni del cielo, il Lupo è l’animale impalato dalla lancia del Centauro (costellazione con cui confina ad ovest), e offerto in sacrificio agli dei sulla vicina Ara.

Secondo un’altra leggenda, l’asterismo rappresenta Licaone, il feroce re d’Arcadia che venne trasformato in lupo da Zeus. li Arabi vedevano invece in queste stelle una leonessa o un leopardo.


Lynx (Lince)

La Lince é una costellazione piuttosto insignificante, abbastanza estesa ma priva di stelle brillanti. Tra i suoi confini si trova però un oggetto celeste di notevole interesse: un ammasso globulare talmente distante dal centro della Galassia da essere soprannominato dagli Anglosassoni The intergalactic wanderer: il vagabondo intergalattico.

Fu introdotta da Hevelius, che la formò con 19 stelle circondate a nord dalla Giraffa, ad ovest dall’Auriga, a sud dai Gemelli e dal Cancro, ad est dal Leone Minore e dall’Orsa Maggiore.


Lyra (Lira)

E’ una piccola costellazione, ma domina, grazie allo splendore di Vega, la sua stella più luminosa, le nostre notti estive. Facile a riconoscersi, é costituita da un gruppetto compatto di stelle brillanti che ricordano la sagoma di una Lira, l’antico strumento musicale a corde caro al mitico Orfeo. Vega si trova al vertice di un triangolo isoscele la cui base é delimitata da Arturo e dalla Polare.

 

La costellazione confina a nord con il Drago, ad ovest con Ercole, a sud ancora con Ercole e con la Vulpecula, ad est con il Cigno.

 

La Lira é quella di Orfeo, ma fu inventata da Hermes (Mercurio), il messaggero degli dei. Hermes si imbatté casualmente con un guscio vuoto di tartaruga, e, mentre se la rigirava distrattamente tra le mani, ci batteva sopra distrattamente. I suoni prodotti dall’oggetto gli dettero l’idea di tendere delle corde attraverso di esso, e il suono che ne risultò gli piacque parecchio: così nacque la Lira.

Hermes donò lo strumento ad Apollo, e questi lo dette ad Orfeo, il più grande musicista dell’epoca. La musica di Orfeo aveva il potere di incantare gli uomini, anche i più infuriati, e persino le bestie feroci. Orfeo con la sua Lira poteva persino sedare i terremoti e la furia delle acque.

Euridice, l’amatissima sposa di Orfeo, morì, ed egli non ebbe successo nel suo tentativo di sottrarla al dio degli Inferi. Orfeo stesso perì, sopraffatto da un’orda di Menadi che, istigate dal dio Dioniso (Bacco), lo fecero a pezzi e gettarono la sua testa nel fiume Ebro galleggiando sul quale, sempre cantando, essa giunse al mare e quindi all’isola di Lesbo. Zeus (Giove) mandò un avvoltoio a mettere in salvo la Lira, e la pose in cielo tra le stelle. Un altro mito narra che furono le Muse, dopo aver sepolto Orfeo ai piedi dell’Olimpo, a portare in cielo la Lira.


Mensa (Mensa o Tavola)

La Mensa (Tavola) è una costellazione circumpolare australe, formata da deboli stelle a stento visibili ad occhio nudo; confina a nord con Dorado e a sud con l’Ottante. Al suo confine con Dorado ospita la metà meridionale della Grande Nube di Magellano. 

Non è visibile alle nostre latitudini.


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Microscopium (Microscopio)

Il Microscopio è una delle quattordici costellazioni introdotte da Lacaille in seguito alla sua spedizione al Capo di Buona Speranza del 1751-1752. Quasi tutte queste costellazioni, ispirate a quello spirito illuministico nel quale Lacaille era pienamente immerso, sono dedicate ad altrettanti strumenti scientifici.

Per lo più queste costellazioni sono ricavate da regioni di scarso interesse per gli astronomi del tempo, dato che contenevano stelle poco luminose e si trovavano ai margini di costellazioni più cospicue ma dai confini abbastanza indeterminati. Il Microscopio non fa eccezione a questa regola, e le sue stelle più brillanti sono appena più luminose della 5a magnitudine. Si trova immediatamente a sud del Capricorno.


Monoceros (Unicorno)

E’ una costellazione tutt’altro che cospicua ad occhio nudo, ma ricca di oggetti interessanti per l’osservazione al telescopio; non mancano neppure gli oggetti osservabili con binocoli o piccoli telescopi. L’Unicorno é una costellazione introdotta abbastanza di recente, e precisamente da Bartschius, il genero di Keplero. Hevelius adottò tale configurazione nelle sue mappe, e possiamo vederlo raffigurato anche nelle tavole di Flamsteed del 1729.

Alcuni studiosi di antichità, comunque, affermano di aver rintracciato le origini di questa costellazione in tempi molto più antichi, e forse é rappresentata in un antico globo persiano.


Musca (Mosca)

Introdotta dai navigatori olandesi Pieter Geyser e Frederick de Houtman, e rappresentata per la prima volta nell’Uranometria di Bayer nel 1603, il suo nome originario era Apis, Ape; ma era una denominazione che poteva ingenerare qualche confusione con Apus, l’Uccello del Paradiso, per cui venne mutata con quella di Musca Australis, la Mosca Australe: l’aggettivo serviva a differenziarla dalla Musca Borealis, la Mosca Boreale, costellazione ora cancellata le cui stelle sono state assegnate all’Ariete.

E’ una piccola ma ben riconoscibile costellazione posta immediatamente a sud del Centauro e della Croce del Sud. La sua stella più brillante, la a Mus (spettro: B2; V: 2,69), si trova a 6° sud-sudest di Acrux, la splendente a Cru. Non è visibile alle nostre latitudini.


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Norma  (Squadra)

E’ una delle quattordici costellazioni del cielo australe introdotte da Lacaille a seguito della sua proficua spedizione al Capo di Buona Speranza negli anni 1751-1752. Le sue stelle più brillanti splendono poco più della magnitudine 5, tranne la g2 Nor che è di magnitudine 4. E quella che in origine era stata designata come a Nor non fa più parte della costellazione: oggi viene inclusa in quella dello Scorpione, pochi gradi ad ovest di e Sco. Non è visibile alle nostre latitudini.


Octans  (Ottante)

L’Ottante è il precursore del sestante: fu inventato da John Hadley nel 1730 e veniva usato per determinare la posizione delle stelle in navigazione. Come tutte le altre che prendono il nome da strumenti tecnici o scientifici, questa costellazione fu introdotta da Lacaille nel 1751-1752. E’ una costellazione circumpolare australe e include il Polo Sud celeste. Non è visibile alle nostre latitudini.


Ophiuchus (Ofiuco, Serpentario)

La costellazione di Ofiuco (il Serpentario) é un vero crocevia celeste: si trova infatti a metà strada tra polo nord e polo sud, e tra gli equinozi di primavera e d’autunno. L’eclittica attraversa le sue regioni meridionali e quindi, anche se non fa parte dei tradizionali segni zodiacali, avrebbe tutto il diritto di essere considerata la tredicesima costellazione dello zodiaco.

 

I suoi confini sono delimitati a nord da Ercole, ad ovest dalla Testa del Serpente, dalla Bilancia e dallo Scorpione; a sud ancora dallo Scorpione, e ad ovest dal Sagittario, dalla Coda del Serpente e dall’Aquila.

 

E’ una costellazione molto estesa, e ricca di oggetti straordinariamente interessanti, oltre che cinque stelle al di sopra della terza magnitudine. La stessa sua vastità, però, contribuisce a renderla non facilmente riconoscibile ad occhi non esperti. Tra gli oggetti di grande interesse di Ofiuco, oltre ad alcune stelle di notevole importanza, ricordiamo il complesso di gas e polveri che circonda r Ophiuchi e i numerosi ammassi globulari: Ofiuco é appunto una delle costellazioni più ricche di questi affascinanti oggetti, e tra i 20 racchiusi tra i suoi confini se ne contano ben 7 inclusi nel Catalogo Messier.

Nelle più antiche carte stellari era tutt’uno con la costellazione del Serpente; oggi, invece, quest’ultima é divisa in due tronconi (Caput e Cauda) da Ofiuco.

 

Gli antichi astronomi la vedevano come un gigante che teneva tra le mani un grande serpente (a sinistra un particolare della relativa tavola dell’Uranographia Britannica di John Bevis). Il mito tradizionale rappresenterebbe Esculapio, il grande medico figlio di Apollo, che fu istruito alla medicina da Chirone (il Centauro). Il serpente, simbolo della medicina, era anche emblema di sapienza e prudenza.

Esculapio, nel mito greco, fu il primo medico della storia, ed una leggenda narra che un giorno, in casa di un amico, avrebbe ucciso un serpente. Ma a quel punto un altro serpente si sarebbe introdotto nella stanza, recando in bocca un’erba magica che risuscitò il suo compagno. Esculapio si impadronì di un pezzetto di quell’erba, e così apprese l’arte di guarire i malati e, addirittura, risuscitare i morti.


Orion (Orione)

Quella di Orione é una delle più belle e cospicue costellazioni dell’intero firmamento, neppure il meno attento tra coloro che di tanto in tanto alzano gli occhi al cielo potrà dimenticarne la caratteristica configurazione una volta che l’abbia osservata. Nessun’altra costellazione è altrettanto ricca di stelle così brillanti.

 

Orione confina a nord con le costellazioni zodiacali Gemelli e Toro, ad ovest ancora col Toro e con Eridano, a sud con la Lepre, ad est con l’Unicorno e con i Gemelli che continuano a nord. Mintaka (d Ori), la più occidentale delle stelle della “Cintura” di Orione, giace proprio sull’equatore celeste.

 

La costellazione, antichissima, viene menzionata da Omero sia nell’Iliade che nell’Odissea: nel ventiduesimo canto dell’Iliade, a proposito di Sirio, che definisce “Cane d’Orione”:

“...Primo lo vide Precipitoso correre pel campo Prìamo, e da lungi folgorar, siccome L’astro che Cane d’Orion s’appella, E precorre l’Autunno: scintillanti Fra numerose stelle in densa notte i suoi raggi; splendidissim’astro, Ma luttuoso e di cocenti morbi Ai miseri mortali apportatore. Tal del volante eroe sul vasto petto Splendean l’armi...”

e, nel quinto canto dell’Odissea:

“Lieto l’eroe dell’innocente vento, La vela dispiegò. Quindi al timone Sedendo, il corso dirigea con arte, Né gli cadea sulle palpebre il sonno Mentre attento le Pleiadi mirava, E il tardo tramontar Boòte e l’Orsa, Che detta è pure il Carro, e là si gira, Guardando sempre in Orion...”

 

Orione il Cacciatore viene solitamente rappresentato come un uomo gigantesco, con la spada appesa alla cintura, che incalza il Toro con una clava brandita con la mano destra, mentre la sinistra regge una pelle di leone che gli serve da scudo. La costellazione é incredibilmente ricca di stelle e nebulae d’immenso interesse. Il personaggio esiste già in miti precedenti a quello classico greco: il nome potrebbe essere derivato dall’accadico Vraanna (o Uru-anna), che significa “Luce del cielo”. L’origine del nome sarebbe la stessa dei moderni termini warrior, guerriero, ecc.. Orione era un gigantesco cacciatore, che accompagnava Artemide (Diana) e Latona nelle loro battute di caccia nell’isola di Creta. Morì a causa del morso dello Scorpione, che la terra fece scaturire da sé per punirlo delle sue vanterie. Dopo la morte, su richiesta di Artemide fu posto in cielo il più distante possibile dallo Scorpione, in modo che non potesse apparire in cielo contemporaneamente al suo assassino.


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Pavo (Pavone)

A sud di Sagittario e Scorpione, attraversando la piccola e debole costellazione del Telescopio, si giunge a quella del Pavone, ideata dai navigatori olandesi Pieter Keyser e Frederick de Houtman nel 1595-97. Non è visibile alle nostre latitudini.


Pegasus (Pegaso)

Facile a riconoscersi grazie alla caratteristica configurazione quadrangolare delle sue quattro componenti più luminose, questa grande costellazione domina i cieli autunnali dell’emisfero settentrionale, servendo, grazie alla sua facile identificazione, la localizzazione delle costellazioni vicine meno cospicue.

 

Pegaso confina a nord con Andromeda, Lacerta e Cigno, che la delimita anche ad ovest. Ad ovest confina anche con il Delfino e con il Cavallino; a sud con l’Acquario e i Pesci, che condividono con Pegaso anche il confine orientale insieme ad Andromeda che, come abbiamo detto, poi continua a nord.

 

Di particolare rilievo é il fatto che la stella Alpheratz é condivisa con Andromeda, di cui rappresenta la stella a, mentre per Pegaso é la d. Arato[1], nel suo poema, ne spiega le ragioni.

 

Il cavallo alato é una figura ben più antica del periodo classico o anche preclassico. Il nome Pegasus é probabilmente di origine fenicia. La leggenda di Pegaso é collegata a quella di Perseo: esso sarebbe nato dal sangue di Medusa quando questa fu uccisa dall’Eroe. In seguito fu dato da Poseidone a Bellerofonte per conquistare la Chimera. Ma quando Bellerofonte sconfisse il mostro, tentò di volare verso la residenza di Zeus. Questi però incitò Pegaso a disarcionare l’incauto, e da allora continua a volare nei cieli.

Il Grande Quadrato di Pegaso è uno degli asterismi più noti fin dall’antichità, grazie alla sua sagoma ben definita e per la sua posizione di rilievo in alto nel cielo meridionale nelle sere autunnali. Una volta che si sia imparato ad identificare le quattro stelle che formano questo quadrato (Markab, Scheat, Alpheratz e Algenib, si può verificare la propria acutezza visiva e la limpidezza del cielo contando le stelle che stanno dentro questa figura. Nel quadrante nordoccidentale del Quadrato si trova la u Pegasi (V: 4,4), a 1° da t Pegasi (V: 4,6). Queste due sono le stelle più brillanti nel Quadrato, e se si distinguono soltanto queste due al suo interno, vuol dire che in quel caso si ha una magnitudine limite 4,6. Se si riescono a contare cinque stelle nel Grande Quadrato la magnitudine limite è 5,0, se se ne contano 13 il limite è circa 6,0.

Il limite normale ad occhio nudo è intorno a magnitudine 6,5, e per raggiungerlo bisognerebbe vedere circa 35 stelle.


Perseus (Perseo)

Si trova nel cuore di una delle più splendenti regioni della Via Lattea nell’emisfero boreale, fra l’imponente W di Cassiopeia e la brillante Capella. L’immortale descrizione di queste mitiche regioni celesti ci é stata tramandata attraverso i secoli grazie ai Phenomena di Arato.

 

A nord, confina con la Giraffa e Cassiopeia; ad est, con Cassiopeia ancora, con Andromeda e col Triangolo; a sud con l’Ariete e il Toro; ad est con l’Auriga.

 

E’ la costellazione che domina le regioni celesti orientali nelle notti di tarda estate ed inizio d’autunno alle nostre latitudini, ed ospita una delle nebulae note fin dalla più remota antichità: il doppio ammasso di Perseo, facilmente osservabile ad occhio nudo nelle limpide notti autunnali, splendido anche con il più modesto dei binocoli.

 

Con un padre come Zeus, nessuna meraviglia che Perseo sia diventato una delle figure più importanti del mito greco: Zeus si innamorò di Danae, la bellissima sorella di Acrisio, re di Argo. Un oracolo aveva profetizzato che un giorno Danae avrebbe partorito un figlio che avrebbe ucciso il re, per cui Acrisio la recluse in una torre di bronzo (o d’avorio). Ma Zeus seppe della sua bellezza, e un giorno si trasformò in una pioggia di polvere d’oro e fece visita a Danae nella sua cella.

Allorché Perseo nacque, Acrisio lo imprigionò assieme alla madre in una cassa di legno e li fece gettare in mare. La cassa andò alla deriva galleggiando sino all’isola di Seriphos, dove il pescatore Dictys li salvò. Egli li portò al Polydecte (o Polydice), che era divenuto re di Seriphos. Polydecte allevò Perseo fino alla virilità. Quindi Perseo fondò Micene, e ne divenne il primo re. Almeno così dice il mito. In realtà, Micene fu fondata verso il 3000 AC, e dal 1650 AC circa al 1400 AC la civiltà micenea fu una delle più splendide della Grecia, fino al suo improvviso collasso intorno al 1300 AC.

Quanto a Perseo, attorno lui fiorisce tutta una serie di leggendarie imprese, dall’uccisione di Medusa al salvataggio di Andromeda, di cui parliamo nelle pagine relative a quella costellazione.

Medusa era una delle tre Gorgoni, ed in origine era bellissima. Ma commise un sacrilegio (fornicò con Poseidone) nel tempio di Athena, e la dea la trasformò in un orribile mostro che aveva il potere di pietrificare all’istante chiunque osasse posare lo sguardo sul suo volto. Non occorre precisare quanto poco fosse amata Medusa: chiunque le avesse mozzato il capo sarebbe stato perciò stesso considerato il più eccelso tra gli eroi: ma nessuno sembrava essere così pazzo da provarci… finché Perseo, un bel giorno, non fece una certa promessa a Polydecte. Il fatto è che Polydecte desiderava sposare Danae, ma cercava di tenere celati i propri desideri dicendo invece a Perseo che voleva sposare Hippodamia. Perseo però sospettava che il re ardesse di desiderio per sua madre, e gli fece dunque una promessa: “Se vuoi sposare Hippodamia, io farò qualunque cosa tu mi chieda. Persino portarti la testa di Medusa come regalo di matrimonio.” “Splendido,” rispose Polydecte, “questo sarebbe veramente un bel regalo”.

Athena aveva ascoltato il dialogo; questo era il momento che aveva sempre atteso. La dea portò Perseo a Samo, dove le Gorgoni vivevano, e gli mostrò un’immagine delle tre sorelle, in modo che egli potesse distinguere tra di esse. Quindi istruì Perseo a non guardare mai direttamente il volto di Medusa, ma soltanto attraverso l’immagine riflessa sullo splendente scudo che gli dette, altrimenti sarebbe stato tramutato in pietra. Altri dei lo aiutarono nell’impresa (non dimentichiamo chi era il padre di Perseo): Hermes gli dette i propri sandali alati, l’elmetto che lo avrebbe reso invisibile e la magica sacca in cui avrebbe dovuto chiudere il capo reciso del mostro. erseo raggiunse le Gorgoni mentre esse dormivano. Guardando nel riflesso dello scudo, egli studiò bene ogni figura, per essere sicuro che la sua lama avrebbe reciso la testa di Medusa. Una volta compiuta l’impresa, chiuse il macabro reperto nella sacca magica. Appena Medusa fu decapitata, dal suo corpo scaturì il cavallo alato Pegaso, che era stato concepito da Poseidone nel tempio di Athena. Nel frattempo le Gorgoni superstiti cercavano freneticamente l’uccisore della sorella, ma il magico elmetto di Hermes aveva reso Perseo invisibile. Quindi l’eroe fuggì con i sandali alati, e durante il ritorno si imbatté in Andromeda, che salvò dal mostro (la storia è narrata nelle pagine dedicate alla costellazione di Andromeda).

Sposata Andromeda, Perseo tornò a Seriphos, dove lo attendeva una nuova minaccia. Danae si era rifugiata in un tempio per evitare di sposare Polydecte. Il re stava banchettando con degli ospiti, quando Perseo entrò nel palazzo e annunciò che aveva portato il dono di nozze, come promesso. Così dicendo, mostrò ai convenuti la testa di Medusa, trasformando in pietra tutti i presenti.


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Pesci (Pisces)

E’ il dodicesimo (ultimo) tra i segni zodiacali. Si trova proprio nel punto in cui l’eclittica (il percorso del Sole) attraversa l’equatore in primavera. Questo punto viene chiamato equinozio di primavera perché in quella data la notte e il dì hanno la stessa lunghezza. E’ il caso di ricordare che, quando venne determinato da Ipparco, nel 150 a. C. circa, questo punto, che é detto anche Punto Vernale o Punto d’Ariete, ed é il punto 0 della coordinata Ascensione Retta, si trovava nella costellazione, appunto, dell’Ariete. Lo spostamento che si é prodotto in questi oltre 2.000 anni é dovuto al fenomeno della Precessione degli Equinozi, anch’esso scoperto da Ipparco.

 

I Pesci rappresentano Afrodite e suo figlio Eros (per i Romani, Venere e Amore o Cupido). Afrodite era la dea dell’amore, ed Eros era i figlio che aveva avuto da Ares, il dio della guerra (Marte per i Romani). Afrodite rappresentava l’amore, ed Eros il desiderio.

Come la costellazione del Capricorno, quella dei Pesci é riferita alla battaglia col mostruoso gigante Tifone nel corso della guerra decennale in cui i giovani dei “Olimpici” rovesciarono i più vecchi Titani. Un giorno gli dei vennero sorpresi dall’avvicinarsi del mostro. Il dio-capra, Pan, dette l’allarme e tentò di trasformarsi in pesce. Afrodite prese il figlioletto Eros e tentò di nasconderlo tra le canne delle sponde dell’Eufrate.

Secondo una versione del mito, due pesci portarono in salvo la dea e suo figlio. Secondo un’altra, Afrodite ed Eros si trasformarono in pesci e nuotarono via verso la salvezza.

I due Pesci vengono rappresentati come legati tra di loro da una corda. Secondo un’interpretazione, Afrodite legò il bimbo al proprio corpo, in modo che non potesse allontanarsi da lei.


Phoenix (Fenice)

Come diverse altre dell’emisfero australe, questa costellazione fu introdotta negli anni 1595-1597 dai navigatori olandesi Pieter Keyser e Frederick de Houtman, ed introdotta nella splendida Uranometria di Johann Bayer pubblicata nel 1603. Appartiene al gruppo delle quattro dedicate agli uccelli che si trovano in queste regioni (australi): le altre sono la Gru, il Pavone e il Tucano; ma questi tre sono uccelli realmente esistenti, mentre la Fenice esiste solo nella fantasia. Non è visibile alle nostre latitudini.


Pictor (Pittore)

Questa costellazione australe è composta da alcune deboli stelle che si trovano tra la luminosissima Canopo (a Car), Dorado e la Grande Nube di Magellano. Non è visibile alle nostre latitudini.


Piscis Austrinus (Pesce australe)

Il Pesce australe si trova 30° circa a sud dell’equatore; la sua designazione di “australe”, meridionale, lo distingue dai due Pesci “settentrionali”, la nota costellazione zodiacale. Pur trattandosi di una costellazione non molto estesa e, con una sola ma importante eccezione, formata da stelle deboli, è facile da individuare, situata com’è ai piedi dell’Acquario.

 

Le sue stelle sono in gran parte di quarta e quinta magnitudine: fa eccezione la luminosissima Fomalhaut, che indica la bocca del Pesce e si trova a sud del getto della brocca dell’Acquario. La figura sembra nuotare controcorrente lungo la curva del Fiume dell’Acquario: spesso, il pesce è immaginato nell’atto di inghiottire il flusso d’acqua nella sua grande bocca. Comunemente dipinto col dorso rivolto a nord, in alcuni vecchi atlanti stellari appare invece con la pancia all’insù. 

Il Pesce Australe era ben conosciuto nell’antica Grecia, e con una forma assai simile a quella a noi nota. Comunque, la mitologia dell’intera costellazione è stata spesso ricompressa in quella della sua stella più brillante, Fomalhaut. Pur trovandosi ben più a sud dell’eclittica, questa è la stella più brillante di questa regione celeste, il che le consente di fungere da riferimento per il movimento stagionale del cielo; in questa qualità è stata una delle quattro Stelle Reali o “osservatori celesti” identificati nell’antica Mesopotamia, le altre essendo Regolo (a Leo), Aldebaran (a Tau) e Antares (a Sco). La figura nella sua interezza, e Fomalhaut in particolare, sono state di frequente identificate con la costellazione zodiacale dell’Acquario, a completamento di una croce di quattro segni celesti, Toro, Leone, Scorpione e Acquario.

 

Nel libro I Nuovi Modelli del Cielo, Julius Staal riporta l’origine del Pesce Australe alla mitologia egizia. Il dio-re Osiride, che si narra avesse introdotto la civiltà in Egitto, venne assassinato dal geloso fratello Set. Costui ne smembrò il corpo in 14 parti, che gettò poi nel Nilo. Iside, la sorella e consorte di Osiride, cercò e trovò tutte le parti ad eccezione del fallo, inghiottito dal granchio del Nilo, Oxirinco, identificato nella costellazione del Pesce Australe che ingoia le acque della vita.

In riferimento ai miti del diluvio, questo atto di ingoiare l’acqua della brocca dell’Acquario è stato interpretato come simbolo della salvezza dall’inondazione. Il Pesce Australe è stato anche visto come genitore dei Pesci.


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Puppis (Poppa)

Questa costellazione è una delle quattro in cui è stata divisa l’originaria, e troppo grande, Argo Navis, la Nave Argo, quasi tutta estesa nell’emisfero australe e lunga in origine ben 75°. La costellazione originaria era stata tracciata da Tolomeo nel II sec. d. C., e comprendeva 45 stelle. Lacaille nel XVIII sec. La divise in quattro distinte costellazioni: Carina (la Carena), Vela (la Vela), Puppis (la Poppa) e Malus (l’Albero); quest’ultima costellazione fu successivamente ribattezzata Pyxis (la bussola).

 

La Poppa confina a nord con l’Idra e con l’Unicorno, ad ovest con il Cane Maggiore e la Colomba, a sud con la Carena, ad est con Vela, Pyxis e, nella parte più settentrionale, con l’Idra.

 

La Poppa è una costellazione abbastanza difficile per l’Europa, dato che le sue regioni più settentrionali si trovano ad una declinazione di -11°; tuttavia, annovera ben tre oggetti del Catalogo di Messier, ed è stata attentamente osservata da G. B. Hodierna, l’astronomo siciliano autore del primo catalogo di soli oggetti non stellari che sia mai stato compilato: e da lui è stato certamente scoperto l’ammasso galattico poi chiamato M47 e, probabilmente, anche NGC2451. In effetti dalla Sicilia tutta la costellazione si vede sopra l’orizzonte, anche se le sue regioni più meridionali risultano troppo basse per essere proficuamente osservate. E non va dimenticato che la nova del 1942 fu scoperta da un pescatore gallese (e si trovava a soli 4° dall’orizzonte).

La costellazione non contiene stelle particolarmente brillanti, anche se ne conta ben 12 più luminose della magnitudine 4; si trova immediatamente ad est del Cane Maggiore.

Argo era il nome della nave che portò Giasone e gli Argonauti nella Colchide quando essi si avventurarono alla ricerca del Vello d’Oro.


Pyxis  (Bussola)

La costellazione della Bussola fu ricavata dal suo ideatore, Nicholas-Louis de Lacaille, ad est della Poppa e a nord delle Vele della Nave Argo.

Le sue stelle, per quanto poco appariscenti, erano già note al tempo di Tolomeo, che in quella regione aveva posto l’Albero (Malus) della Nave.


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Reticulum (Reticolo)

E’ un gruppetto di stelle australi ad ovest di Dorado, a metà strada fra Achernar (a Eri) e Canopo (a Car). Fu creata da Lacaille a seguito della sua spedizione del 1751-1752 al Capo di Buona Speranza, ed è ispirata al “reticolo romboidale”, uno strumento usato allora dagli astronomi per misurare la posizione delle stelle.


Sagitta (Freccia)

E’ un gruppetto di stelle abbastanza insignificante, ma già presente tra i quarantotto segni degli antichi cataloghi. Si trova a sud del Cigno, a metà strada fra Albireo e Altair. Non contiene stelle più brillanti della 4a magnitudine, ma ospita un importante oggetto del Catalogo Messier: M71. 

 

A nord confina con la Vulpecula, ad ovest con Ercole, a sud con l’Aquila, ad est con il Delfino.

 

La Sagitta (Freccia) é una piccola costellazione, ma l’arco e le frecce erano un’arma comune nei tempi “classici”. Per cui non dovrebbe sorprendere che vi siano diverse leggende legate alla presenza di una freccia tra le stelle.

Secondo un racconto, la Freccia appartiene ad Apollo. Questi era tra l’altro il dio del Sole, oltre che della sapienza e della verità. Egli era noto anche per la sua bellezza. Figlio di Apollo era Asclepio, dio della Medicina. La Freccia in questione era uno strumento di vendetta. Asclepio aveva il potere di guarire persino dalla morte, di resuscitare. Il dio degli Inferi se ne lamentò con Zeus. Esso da tempo non acquistava nuovi sudditi per il suo Regno della Morte. Zeus prestò ascolto al Sovrano della Morte e colpì Asclepio con un fulmine. Le armi di Zeus, il suo arsenale di tuoni e fulmini, era stato forgiato da tre mostruosi Ciclopi. Si dice che nella vendetta per la perdita del figlio, Apollo uccise i Ciclopi con una freccia, che é la Freccia che vediamo in cielo nella costellazione della Sagitta.

In un’altra storia la Freccia si riferisce ad Ercole. Sarebbe la freccia con cui Ercole uccise l’aquila che divorava il fegato di Prometeo. Questi era stato punito da Zeus per aver dato agli uomini il dono del fuoco. Fu incatenato per questo ad una roccia dei monti del Caucaso per essere tormentato in eterno da un’aquila che gli divorava il fegato. Prometeo fu liberato quando l’immortale centauro Chirone accettò di morire perché Prometeo potesse essere liberato. Ma prima Ercole dovette uccidere l’aquila. E’ per ricordare Ercole che la Freccia é stata posta in cielo.

Una terza storia si riferisce ad Eros, il dio dell’Amore. La Freccia é quella che accese la passione di Zeus per il giovane Ganimede, che Zeus portò con sé sull’Olimpo dove divenne il coppiere degli dei.


Sagittario (Sagitarius)

Il Sagittario é la nona costellazione dello Zodiaco. Posta proprio in direzione del centro della nostra galassia, é una delle costellazioni più ricche di nebulae facilmente osservabili dall’astrofilo anche con binocoli e piccoli telescopi. E’ la costellazione più ricca di oggetti inclusi nel Catalogo Messier, ed é al meglio dell’osservabilità nella stagione estiva. La sua declinazione media la rende una costellazione facilmente osservabile dalle latitudini siciliane, ma un po’ ostica per gli osservatori delle regioni più settentrionali.

 

A nord il Sagittario confina con Aquila, Scudo e Serpente (Coda); ad ovest con Ofiuco e Scorpione; a sud con Corona Australe e Telescopio; ad est con Microscopio e Capricorno.

Il Sagittario (l’Arciere) é un centauro, metà uomo e metà cavallo. La costellazione é molto antica, già iscrizioni cuneiformi, secondo Allen, associano l’asterismo al mesopotamico arciere Nergal, dio della guerra.

La figura del centauro potrebbe essere il residuo del terrore ispirato dalla vista dei primi cavalieri armati. Le popolazioni che non avevano ancora addomesticato i cavalli e che non immaginavano si potesse montare sul dorso di una bestia, potevano avere qualche difficoltà a separare concettualmente l’animale dal suo cavaliere. Così, i guerrieri che li massacravano lanciando frecce su di essi potevano essere visti come una strana razza di creature semiumane, composte dal busto umano di un feroce guerriero e dalla parte inferiore equina. E’ stato riferito che i nativi di Hispaniola e Mexico ebbero esattamente questa stessa impressione quando videro per la prima volta i conquistadores spagnoli cavalcare.

Il mito del Centauro Chirone é più propriamente associato con la costellazione del Centauro. Il Sagittario é connesso con Croto, figlio del dio Pan e della ninfa Eufemia. Eufemia allevò il figlio con le nove Muse, figlie di Zeus e Mnemosyne.

Le Muse erano le dee delle arti e delle scienze. Urania era la Musa di astronomia e astrologia; Clio della storia, Tersicore della danza, e Calliope, Eurterpe, ed Erato delle varie forme di poesia, Melpomene della tragedia, Thalia della commedia, e Polyhymnia del canto, della retorica, e della geometria.

Croto era esperto cacciatore e sensibile alle arti. Secondo una leggenda, egli supplicò Zeus di trasportarlo tra le stelle dopo la sua morte; secondo un’altra, furono le Muse a supplicare Zeus di concedere quest’onore all’arciere.


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Scorpione (Scorpius)

Lo Scorpione è l’ottavo segno dello Zodiaco, e insieme al Leone è quello che più di ogni altro ricorda, nella disposizione delle sue stelle, la morfologia dell’animale che richiama. La costellazione, una delle più belle e facilmente riconoscibili tra quelle che popolano il cielo, è interamente visibile dalle latitudini più meridionali dell’Europa, quali quelle siciliane, mentre già poco più a nord una parte dell’asterismo sarà sempre sotto l’orizzonte.

In questa costellazione si trova l’oggetto più meridionale catalogato da Messier (M7) mentre Hodierna, che osservava dalla Sicilia, catalogò nel suo “De Admirandis Coeli Characteribus” anche NGC6231, che si trova ad una declinazione di oltre -40°.

 

In varie epoche e civiltà questo segno è stato via via rappresentato come un serpente, un coccodrillo, ma più spesso proprio come uno scorpione: così è raffigurato, per esempio, nel planisfero di Dendera (1790 a. C.). Nella mitologia greca, la costellazione rappresenta lo Scorpione che uccise Orione per ordine di Hera: e non è un caso che le due costellazioni, raffiguranti i due nemici mortali, non siano mai visibili contemporaneamente in cielo.

 

Dominata dalla rossa Antares, una delle stelle più brillanti del cielo e intrinsecamente una delle più grandi in assoluto, la costellazione dello Scorpione è una di quelle più ricche di oggetti celesti di grande interesse per l’astrofilo: ammassi aperti e globulari in particolare.

Questa costellazione ospita, infatti, oltre a molti altri importanti oggetti, l’ammasso globulare più vicino a noi (M4) e alcuni degli ammassi aperti in assoluto più belli: M6, M7 ed NGC6231.


Sculptor (Scultore)

Dal punto di vista dell’osservazione ad occhi nudo questa costellazione può dirsi del tutto insignificante, non contenendo stelle più luminose di magnitudine 4,4. Tra i suoi confini, però, c’é un gran numero di oggetti celesti (soprattutto galassie) di grande rilievo, anche per l’astrofilo dotato di mezzi non eccezionali. Purché non abiti a latitudini troppo settentrionali: almeno in questo, i Siciliani siamo dei privilegiati.

 

La costellazione dello Scultore confina a nord con Balena e Acquario, ad ovest con il Pesce australe, a sud con la Croce del Sud e la Fenice, ad est con la Fornace.

 

Il Gruppo di Galassie dello Scultore é infatti l’ammasso di galassie più vicino al nostro Gruppo Locale di galassie. Si trova a circa 10 milioni di anni luce di distanza dal Gruppo Locale stesso, e prende il suo nome dalla costellazione dello Scultore, nel quale si trova il centro dell’ammasso, che é dominato dalla splendida spirale NGC253, la galassia più splendente del cielo dopo M31. Nel 1974 fu provata per la prima volta l’esistenza di materia intergalattica proprio nel gruppo dello Scultore: nello spazio intergalattico tra NGC55 e NGC300.

Il gruppo dello Scultore é una delle costellazioni introdotte da Lacaille nel 1752. Il nome originario era Studio dello Scultore. Si trova a sud di Cetus ed é visibile soprattutto in autunno.


Scutum (Scudo)

Questa piccola costellazione estiva fu introdotta da Hevelius nel sec. XVII con sette stelle che non occupavano nessuna costellazione, tra la Coda del Serpente, l’Aquila e il Sagittario. Hevelius la intitolò in onore di Giovanni III Sobieski, re di Polonia.

La dedica si può leggere sulla stessa mappa, in alto. Le stelle principali rappresentavano lo stemma gentilizio di Casa Sobieski. Il re polacco si era distinto nell’ostacolare l’avanzata turca su Vienna nel 1683. I Turchi furono respinti a Kalenburg, e il segno della croce fu posto sul suo scudo per ricordare l’impresa.

 

Per quanto sia insignificante quanto a stelle brillanti (nessuna più luminosa di magnitudine 4), la costellazione è interessante per la presenza di una splendida nube stellare, nella quale spicca il bellissimo ammasso aperto M11. Oltre all’altro ammasso incluso nel Catalogo Messier, M26, sono molto cospicue e facilmente osservabili con un semplice binocolo anche numerose nebulose oscure.


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Serpens (Serpente)

Il Serpente, che è uno degli originari quarantotto segni degli antichi, in passato era una grande costellazione che faceva un tutt’uno con Ofiuco, il Serpentario. Oggi (da alcuni secoli) viene invece divisa in due parti, divise appunto nel mezzo da Ofiuco: Serpens Cauda (la Coda del Serpente) e Serpens Caput (la Testa del Serpente). Quest’ultima é facilmente rintracciabile a sud della Corona Boreale, mentre la Coda si estende fino ai confini dell’Aquila, a nordovest dello Scudo.

 

Nelle antiche leggende questo segno è intimamente legato ad Ofiuco, il Serpentario. L’origine è comunque avvolta nell’incertezza legata proprio alla sua antichità: potrebbe risalire ai tempi del dio del Sole babilonese, Marduk; certamente, in epoca greca era già noto nella sua forma di serpe, e così è pure rappresentato nell’astronomia araba. La leggenda greca è raccontata nel capitolo relativo alla costellazione di Ofiuco.


Sextans (Sestante)

La piccola costellazione del Sestante, inventata da Hevelius nel ‘600, é di scarsissimo interesse per gli astrofili, dato che non annovera né stelle interessanti né oggetti del profondo cielo di un certo rilievo, a parte la galassia lenticolare NGC3115.


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Telescopium (Telescopio)

E’ una delle costellazioni ideate da Lacaille nel 1751-1752, a seguito della sua spedizione al Capo di Buona Speranza.

Si trova a sud del Sagittario e della Corona Australe, e a nord del Pavone, la cui stella più brillante, Peacock, si trova proprio sul confine tra le due costellazioni. Non è visibile alle nostre latitudini.


Toro (Taurus)

Il Toro é una delle dodici costellazioni dello Zodiaco, e nel 4000 a. C. rappresentava l’equinozio di primavera, l’inizio dell’anno per le più antiche civiltà. In questa costellazione si trova il celeberrimo ammasso stellare delle Pleiadi, che in passato veniva considerato una costellazione a parte, per quanto molto piccola. Nel toro si trovano anche le Iadi, altro ammasso aperto noto fin dall’antichità, e la Crab Nebula, il primo oggetto del celebre Catalogo di Messier nonché la prima stella di neutroni che sia mai stata scoperta.

Il Toro é una delle costellazioni più antiche: si possono trovare riferimenti ad essa in fonti egizie ed ebraiche, oltre che greche. Nel mito greco la costellazione ricorda l’animale che portò Europa sana e salva attraverso il mare fino all’isola di Creta. Ma i Greci hanno collegato la leggenda ad un segno preesistente, dato che il gruppo zodiacale aveva già quel nome quando ancora la civiltà greca era di là da venire.

Per gli antichi Egizi era il dio Api, per i Persiani rappresentava il dio Mitra, e nell’Europa nordoccidentale i Druidi celti, quando il Sole entrava nella costellazione, celebravano una grande festa dedicata ai tori. Altri miti legati ai suoi due ammassi stellari più imponenti, le Iadi e le Pleiadi, sono accennati nelle pagine dedicate a queste due importanti nebulae.


Triangulum (Triangolo)

Il Triangolo si trova al confine sudest di Andromeda e ad ovest di Perseo. E’ una piccola costellazione, ma ben visibile nei cieli autunnali. Povera di oggetti cospicui, ne annovera però uno di grandissima importanza: la galassia spirale M33, una delle grandi spirali più vicine e quindi più ricche di informazioni da cui estrapolare conoscenze sulla natura delle galassie in genere e della nostra in particolare.

La costellazione ha origini antiche, e una delle leggende che la riguardano è legata alla Sicilia: i poeti greci dicevano che Zeus aveva assegnato un posto nei cieli all’isola dalla forma triangolare.

Altre storie legavano il Triangolo alla forma triangolare del delta del Nilo, gli astronomi ebraici gli dettero il nome di uno strumento musicale di forma triangolare. Nel sec. XVII Hevelius introdusse nella costellazione un secondo triangolo più piccolo, incrociato con quello maggiore, che si vede in alcune carte astronomiche del tempo.


Triangulum Australe (Triangolo Australe)

E’ una piccola costellazione, ma ben visibile grazie all’elevato splendore delle sue stelle alfa (Atria, arancione, magnitudine 1,92), beta (bianca, magnitudine 2,85) e gamma (bianco-azzurra, magnitudine 2,89).

La facilità di riconoscerla ne ha fatto uno dei riferimenti più importanti per l’orientamento nei mari del sud: pare che il primo a nominarla sia stato Amerigo Vespucci nel 1503, ma la costellazione non compare sugli atlanti stellari prima del ‘600. Non è visibile alle nostre latitudini.


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Tucana (Tucano)

Questa costellazione australe circumpolare fu introdotta dai navigatori olandesi Pieter Geyser e Frederick de Houtman, e raffigurata per la prima volta nell’Uranometria di Johann Bayer del 1603.

E’ una piccola costellazione, con una sola stella, la a, più brillante della 3a magnitudine; ma ospita alcuni oggetti veramente illustri, quali la Piccola Nube di Magellano e lo splendido ammasso globulare NGC104 (47 Tuc).

Nelle raffigurazioni più antiche il Tucano porta nel becco un ramoscello, ed è posato sulla Piccola Nube di Magellano. Non è visibile alle nostre latitudini.


Ursa Major (Orsa Maggiore)

L’Orsa Maggiore é la costellazione più illustre del nostro emisfero, nota a chiunque anche col nome di Gran Carro. Immortalata dai versi di grandi poeti (come Leopardi) e da quadri di grandi pittori (come Van Gogh), l’Orsa Maggiore domina i nostri cieli e il nostro immaginario addirittura da millenni.

 

Probabilmente, i Fenici furono i primi a far uso delle due costellazioni (Orsa Maggiore e Orsa Minore) nella navigazione, dato lo splendore delle stelle della Maggiore, così importanti per la localizzazione di altre meno cospicue, quali quelle dell’Orsa Minore, e della Polare in particolare.

Ciò malgrado, é difficile capire come mai i nostri progenitori abbiano visto in quelle stelle la sagoma di un Orso, soprattutto per quel che riguarda le stelle che ne rappresentano la coda: mai nessun orso al mondo, certamente, ha avuto una coda di quelle proporzioni!

 

L’Orsa Maggiore secondo una leggenda é connessa con la nascita di Zeus (Giove) insieme con la più piccola Orsa Minore. Secondo questo mito, la Grande Orsa sarebbe la ninfa degli alberi Adrasteia. Secondo un’altra leggenda, la Grande Orsa rappresenta uno dei grandi amori di Zeus, Callisto, la figlia del re Licaone di Arcadia. Callisto amava molto cacciare, e si univa al seguito di Artemide (Diana), la dea della caccia. Callisto divenne la favorita di Artemide, e le fece voto di castità.

Durante una visita alla Terra, Zeus s’imbatté nella bellissima Callisto (il nome, in Greco, significa appunto “Bellissima”) che dormiva in un boschetto. Le si avvicinò nelle sembianze di Artemide. Stringendola al petto le si rivelò per quel che era ed ottenne ciò che voleva malgrado la resistenza della fanciulla. Come risultato dell’incontro, Callisto rimase incinta. Artemide si infuriò e scacciò la fanciulla.

Callisto partorì un figlio, che fu chiamato Arcade. La povera Callisto divenne bersaglio della collera della gelosa Hera (Giunone), la sposa di Zeus. Hera trasformò la povera Callisto in un’orsa. Per quindici anni Callisto vagò per i boschi in forma di orsa. Adesso la cacciatrice Callisto era essa stessa una preda inseguita dai cacciatori. Un giorno, casualmente, essa incontrò il figlio, ormai cresciuto al punto che egli stesso si dilettava di cacciare per i boschi. Arcade avrebbe voluto colpire l’orsa con la propria lancia, ma Zeus intervenne, mandando sulla Terra un turbine che portò entrambi, Arcade e l’orsa, in cielo; così Callisto divenne la costellazione dell’Orsa Maggiore, ed Arcade quella di Bootes. Hera si prese l’ultima vendetta con l’ordinare che l’Orsa in cielo non potesse mai bagnarsi nelle fredde acque del nord. Così l’Orsa non tramonta mai (almeno alle latitudini alle quali vivevano i narratori dei miti greci).

Incredibilmente, anche tra i pellirosse d’America la costellazione rappresenta un orso.

L’Orsa Maggiore, ricca come sappiamo di stelle estremamente brillanti, non è avara neppure di oggetti celesti: contiene diverse belle galassie ed altri affascinanti oggetti, come la Owl Nebula, la Nebulosa Gufo, una delle quattro nebulose planetarie incluse nel Catalogo Messier.

 


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Ursa Minor (Orsa Minore)

L’Orsa minore ha a che fare, nel mito greco, con la nascita di Zeus. Zeus era un dio e quindi immortale, ma tuttavia era nato. Sua madre era Rhea, per i Romani Cibele. Suo padre era Crono, per i Romani Saturno. Crono era il più giovane tra i vecchi dei noti come Titani. A causa di una profezia che gli aveva predetto che uno dei suoi figli lo avrebbe detronizzato, Crono divorava tutti i suoi figli non appena nascevano: e prima che nascesse Zeus, Crono aveva già fatto fuori diversi figli.

Quando nacque Zeus, Rea ingannò Crono, avvolgendo una pietra nelle fasce del piccolo dio. Così Crono inghiottì la pietra, pensando di essersi pappato il figlio. Rea portò di nascosto il figlio nell’isola di Creta, dove le ninfe Adrasteia ed Ida se ne presero cura in una caverna chiamata Ditte. La caverna era protetta dai guerrieri cretesi, che stavano fuori facendo baccano in modo che il pianto del bimbo non potesse essere udito da Crono. Il piccolo Zeus rimase nella caverna per un anno. Alla fine egli rovesciò Crono e lo costrinse a rigurgitare I bambini che aveva inghiottito. Questi bimbi divennero i condottieri dei giovani dei, che in una guerra durata dieci anni abbatterono la supremazia dei Titani e assunsero il dominio del mondo.

L’Orsa Minore viene identificata dalla mitologia classica con la ninfa Ida. Alcuni racconti identificano la Maggiore con Adrasteia. Ma non viene spiegato come le ninfe si sarebbero mutate in orse.

L’Orsa Maggiore è più spesso identificata in Callisto, una delle ninfe che formavano la scorta di Artemide (Diana). Callisto è una delle innumerevoli conquiste di Zeus. Contiene la Stella Polare.


Vela (Vela)

E’ una delle quattro costellazioni in cui è stata divisa l’originaria e troppo estesa Nave Argo: le altre sono Puppis (la Poppa), Carina (la Carena) e Pixys (la bussola). La separazione fu operata nel 1763 da Lacaille, ideatore di diverse altre costellazioni. Non è visibile alle nostre latitudini.


Vergine (Virgo)

Il sesto segno dello zodiaco domina, con i suoi oltre 50 gradi di lunghezza (dopo l’Hydra è la costellazione più lunga) il cielo della primavera. E’ una delle costellazioni più ricche di oggetti di grande importanza per l’astrofilo evoluto, grazie all’enorme quantità di galassie osservabili anche con strumenti medio piccoli. Un cacciatore di supernovae ha, nell’ammasso della Vergine, una gran quantità di galassie da monitorare.

 

Confina a nord con Bootes e la Chioma, ad ovest con il Leone e la Tazza, a sud con il Corvo e l’Idra, ad est con la Bilancia e la Testa del Serpente.

 

La costellazione è dominata da Spica, stella di 1a magnitudine, che rappresenta tradizionalmente la spiga di grano tenuta dalla Vergine con la mano sinistra. La stella si localizza facilmente utilizzando le stelle circumpolari a e g Ursae Majoris: prolungando circa 6 volte la diagonale tra queste due stelle si arriva a Spica, facilmente riconoscibile dato che è la prima stella di notevole splendore che si incontra lungo tale percorso. Essa forma anche un evidente triangolo equilatero con Arturo (a Bootis) e Denebola (b Leonis).

Le origini mitologiche della costellazione non sono chiarissime. Secondo una leggenda, essa rappresenta la Giustizia quando, nell’età dell’oro, viveva sulla Terra ed insegnava agli uomini i loro doveri; ma gli uomini divennero sempre più malvagi e ingiusti, ed essa fu costretta ad abbandonare la Terra e a prendere posto in cielo. In ogni caso, ci vuole una bella fantasia a vedere in questo grande gruppo di stelle una figura umana.

La costellazione é raffigurata nelle antiche carte come una figura alata simile ad un angelo, con un fascio di spighe di grano in mano. Chi rappresenta questa figura?

La Vergine é stata identificata con molte diverse divinità. Essa é a volte vista come Dike, la dea della Giustizia, nota come Justa Justitia ai Romani. Da ciò la vicina costellazione della Bilancia é stata vista come la Bilancia della Giustizia. La presenza del fascio di spighe porta qualcuno ad identificare la Vergine con Demetra, la dea dei raccolti, nota ai Romani come Cerere: la figura simboleggiava l’integrità di una terra non ancora contaminata dalla decadenza. Così come potrebbe essere Persefone (in Latino Proserpina), la figlia di Demetra che fu rapita dal dio degli Inferi, Hades (Plutone per i Romani).

Essa é anche interpretata come Erigone, la figlia di Icario, che era celebre per aver avuto svelato il segreto del vino dal dio Dioniso (Bacco). Icario secondo il mito fu ucciso dai contadini che pensavano che egli li avesse avvelenati con la sua bevanda. Il fedele cane di Icario, Maera, corse a casa ululando di pena e condusse la figlia di Icario dove si trovava il corpo del padre. La povera Erigone si uccise per il dolore e gli dei ebbero pietà della sfortunata famiglia e la trasportarono in cielo: Icario divenne la costellazione di Bootes, Erigone la Vergine e il cane Maera si trasformò nella costellazione del Cane Minore.

La Vergine é stata identificata anche con Tyche, la dea della Fortuna, o con Atargatis, la dea siriana della fertilità. E anche con Minerva, la dea romana della saggezza, l’Athena dei Greci; e con Diana, dea della caccia, la greca Artemide. Qualcuno ha visto nella Vergine Cybele, dea romana della natura e della fertilità, e qualcuno Urania, Musa dell’Astronomia.

Per gli Egizi era Iside, e Ishtar per Babilonesi e Caldei, Inanna (regina dei cieli) per i Sumeri.

La Vergine si distingue da tutte le altre costellazioni per una curiosa peculiarità: è l’unica che contiene tutte le stelle con le lettere di Bayer prive di ulteriori numerazioni: semplicemente tutto l’alfabeto greco dall’alfa all’omega.


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Volans (Pesce Volante)

Questa costellazione australe, formata da stelle di magnitudine 4 e 5, fu introdotta dai navigatori olandesi Pieter Geyser e Frederick de Houtman nel 1595-1597, e si ispira ai pesci volanti che, grazie al grande sviluppo delle pinne pettorali, riescono a fare dei lunghissimi balzi e sembrano volare sulla superficie dell’oceano, anche per alcune centinaia di metri. Una volta la costellazione si chiamava, infatti, Piscis Volans; oggi del nome completo è rimasto soltanto l’aggettivo. Non è visibile alle nostre latitudini.


Vulpecula (Volpetta)

A nord della Freccia e del Delfino, e a sud della grande croce del Cigno, vi è la debole ma interessante costellazione della Volpetta. Non annovera stelle cospicue, e con le sue stelline intorno alla quinta magnitudine è schiacciata dagli imponenti asterismi del Cigno, dell’Aquila, della Lyra e persino del Delfino.

Ma se ad occhio nudo la costellazione praticamente non esiste, basta un rudimentale binocolo per mettere ijn evidenza lo sfondo brulicante di stelle della Via Lattea. E tra i suoi confini si trova la più vicina e più appariscente tra le nebulose planetarie: M27, facile da osservare anche con un piccolo binocolo.

Un oggetto interessante, soprattutto dal punto di vista storico, è un asterismo, che ad occhio nudo si presenta simile ad una nebulosa, tanto da essere stata catalogata tra gli oggetti di questo genere fin dall’antichità: è CR399, di cui parliamo più diffusamente in seguito.

L’origine della costellazione è abbastanza recente: si tratta di una delle costellazioni introdotte da Hevelius nel XVII secolo per colmare gli spazi privi di stelle cospicue che gli antichi astronomi avevano lasciato fuori dalle costellazioni tradizionali.

Le sue stelle sono talmente insignificanti che nessuna di esse ha un nome proprio, anche se a Vulpeculae è talvolta designata come Anser (Oca). Anzi, per essere precisi, Hevelius formò due costellazioni, la Volpe e l’Oca, e l’atlante di Flamsteed le annovera entrambe; ma da allora l’Oca è stata generalmente omessa.


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Le stelle

Le stelle che vediamo in cielo sono quasi invariabilmente sfere di gas caldissimo (ovvero di plasma) tenute insieme dalla gravità.

La loro luminosità è dovuta al grande calore prodotto da reazioni di fusione nucleare nelle loro regioni interne. Il Sole è un tipico rappresentante di questa classe di oggetti astronomici.

Alcune stelle giovani, che si stanno ancora contraendo e non sono finora entrate nella sequenza principale, sono calde (e perciò splendono) perché durante la loro contrazione si libera energia gravitazionale (scala di tempo di Kelvin-Helmholtz); fino a questo momento non hanno cominciato a "bruciare" idrogeno nelle interazioni nucleari.
All'estremo opposto, alcune stelle vecchie non sono più sostenute dalla pressione interna prodotta dalla combustione nucleare, e si sono contratte fino a diventare nane bianche o stelle di neutroni; queste stelle vecchie possono risplendere ancora per qualche tempo (anche per milioni di anni) come tizzoni che vanno spegnendosi, e continuano a essere chiamate stelle, benché non generino più calore. Una nana bianca si raffredderà infine in una scoria completamente combusta, una nana nera fredda.
Possono esserci anche stelle fredde, di massa intermedia fra una stella come il Sole e un pianeta come Giove; queste stelle generano per qualche tempo calore e luce attraverso un lento collasso gravitazionale, non diventando però mai calde abbastanza per innescare reazioni nucleari nel loro interno. Sono le cosiddette nane brune.


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Classificazione delle stelle per dimensione

Supergiganti
Le stelle supergiganti possono avere diversi colori, e possono anche cambiare colore nel corso della loro vita. La maggior parte sono blu, poste nella sequenza principale e di tipo O o B, oppure rosse, nel ramo asintotico delle giganti e di tipo K o M. Rigel è un esempio di supergigante blu, mentre Antares e Betelgeuse sono esempi di supergiganti rosse.

Giganti blu
Esempi di stelle giganti blu sono Rigel, Saiph, Deneb, e anche la stella progenitrice della Supernova 1987a. Ma, statisticamente parlando, le stelle giganti blu sono molto rare.

Gigante rossa
In astronomia, una gigante rossa è una grande stella di classificazione K o M e di colore rosso o arancione. Esempi visibili nel cielo notturno sono Aldebaran e Arturo.
Anche il nostro Sole diventerà, tra circa cinque miliardi di anni, una gigante rossa. Il suo diametro si espanderà fin quasi ad includere la Terra, che verrà comunque distrutta (assieme a Mercurio e Venere) dalle altissime temperature che sperimenterà. Alcuni pensano che la frizione dovuta all'atmosfera esterna della gigante rossa porti al decadimento delle orbite dei pianeti, che spiraleggerebbero verso il centro della gigante rossa dove verranno prima fusi e quindi vaporizzati.

 

Nane rosse

Le nane rosse del tipo spettrale M sono le stelle più numerose della galassia: benché di piccola massa, esse contribuiscono a circa la metà della massa stellare della Via Lattea. La loro gravità realizza un potente effetto di controllo sulla dinamica della Galassia stessa. Eppure, non siamo in grado, a causa della debolezza della loro emissione luminosa, di vederne neppure una ad occhio nudo: per riuscire a intravederne qualcuna, abbiamo bisogno almeno di un binocolo. Ciononostante, lo studio di queste stelle è importante quanto quello delle ben più note e vistose giganti e supergiganti. Tra l’altro, alcuni particolari comportamenti di queste stelle hanno una relazione con l’attività del Sole, ma su una scala di intensità decisamente maggiore, e quindi il loro studio è utile anche per la comprensione di certi fenomeni solari.

Le nane rosse sono oggetti estremamente freddi, le cui temperature vanno dai 3.900 K della h Cas B ai 2.000 K circa della LHS 2924. A queste temperature, le stelle irraggiano soprattutto nell’infrarosso, al quale il nostro occhio non è sensibile. Se al posto della magnitudine visuale utilizziamo quella bolometrica, che prende in considerazione l’emissione in tutte le bande dello spettro elettromagnetico, queste stelle arriverebbero a risultare fino a 100 volte più brillanti di quanto le vediamo: solo l’1% della loro radiazione è visibile per l’occhio umano.

La massa di una stella è il parametro che controlla la velocità con cui procedono le reazioni termonucleari del nucleo, e di conseguenza determina la luminosità. Al calare della massa il bruciamento dell’idrogeno procede sempre più lentamente, e si calcola che a 0,8 masse solari la vita prevedibile di una stella sia dell’ordine dei 13-15 miliardi di anni, che è l’età attuale stimata dell’universo. Ciò significa che, allo stato attuale dell’evoluzione dell’universo, nessuna nana rossa ha avuto il tempo di evolvere, di uscire dalla sequenza principale: potremmo dire che queste stelle hanno rinunciato alla gloria dello splendore in cambio di una straordinaria longevità.

Nane bianche
Le caratteristiche più rilevanti:

Diametro
Una nana bianca ha un diametro dell’ordine di quello di un pianeta di tipo terrestre: Sirio B ha un diametro di circa 27.000 km, e la Stella di Van Maanen, nei Pesci, circa 12.000 km; ancora meno la Wolf 219, il cui diametro forse non supera gli 8.500-9.000 km. Ma probabilmente ce n’é di molto più piccole, con diametri dell’ordine di 1/1.000 di quello del Sole.

Luminosità
Sirio B é 10.000 volte più debole della sua compagna maggiore, e il suo splendore non é che 1/435 di quello del Sole. La sua magnitudine assoluta é 11,4, mentre quella di Procione B (altra famosa nana bianca) é 13,1 e quella della Stella di Van Maanen 14,2. Generalmente queste stelle hanno magnitudini che vanno da 9 a 16. Tra le più brillanti c’é HZ 29 in Canes Venatici (1/40 della luminosità del Sole, magnitudine assoluta +8,9), tra le più fioche LP 768-500, magnitudine intorno a 17.

Temperature
La maggior parte di queste stelle é di spettro A, con temperature che vanno dagli 8.000 ai 10.000 K. Alcune sono di tipo B, e quindi ancora più calde, mentre sono abbastanza scarse quelle di tipo F, come Ross 627 e Ross 640; ancora più rare sono quelle di tipi inferiori: la Van Maanen é di tipo G, e W 489 addirittura di tipo K

Masse
Le masse delle nane bianche sono generalmente paragonabili a quella del Sole, o piuttosto inferiori: Sirio B ha una massa quasi uguale a quella della mostra stella (0,98); Procione B ha una massa che é solo lo 0,65 di quella solare. La teoria, che finora non sembra dover essere smentita dall’osservazione, dice che le masse delle nane bianche dovrebbero essere comprese tra 0,2 e 1,25 volte la massa del nostro Sole. Il valore più alto é quello che sfiora il Limite di Chandrasekhar, al di là del quale non sarebbe possibile la contrazione in una configurazione stabile come quella di nana bianca, e il collasso della stella continuerebbe fino allo stato di Stella di Neutroni o Buco Nero.

Densità
Le densità raggiungono valori inconcepibili per la nostra esperienza. Sirio B é qualcosa come 125.000 volte più densa dell’acqua. La Stella di Van Maanen é qualcosa come 10 volte più densa, e Wolf 219, che ha un diametro inferiore a quello della Terra, ha una densità che é 4 milioni e mezzo di volte quella del Sole: un cucchiaino da caffè di quel materiale peserebbe qualcosa come 100 tonnellate! Ma non é un record: LP 768-500, con un diametro di 1/1.000 di quello del Sole, avrebbe una densità 1 miliardo di volte quella solare, e un pollice cubico della sua materia peserebbe 18,000 tonnellate.


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Classificazione delle stelle in base alla temperatura

Sono riportate le classi di stelle più comuni. Ogni lettera corrisponde ad un intervallo di temperatura a partire da quelle più alte. La sequenza delle lettere forma le iniziali di una curiosa filastrocca in Inglese: "O Be A Fine Girl Kiss Me".

Le stelle di classe O sono molto calde ed luminosissime, mostrando un colore decisamente blu. Naos (nella costellazione Puppis) brilla con una luce pari a un milione di volte quella del Sole. Queste stelle hanno forti linee dell'elio neutro e inonizzato, e solo deboli linee dell'idrogeno. La maggior parte della luce da loro emessa è composta da raggi ultravioletti.
Comprende stelle il cui spettro contiene essenzialmente le righe dell'elio, dell'ossigeno e dell'azoto (oltre che dell'idrogeno). Tali stelle, le più calde in assoluto, appaiono di colore blu e vantano temperature superficiali di 20.000-40.000 K.

Le stelle di classe B sono anch'esse molto luminose, anche se non come le precedenti. Rigel (nella costellazione di Orione) è una supergigante di tipo B. I loro spettri mostrano linee dell'elio neutro e dell'idrogeno. Le stelle O e B sono molto potenti, ma di vita breve. Non hanno letteralmente il tempo di allontanarsi molto dal loro luogo di nascita, e tendono perciò a presentarsi in ammassi chiamati associazioni OB, che sono spesso associate con le nubi molecolari giganti. La costellazione di Orione, quasi per intero, fa parte dell'associazione Orion OB1, che compone la maggior parte di un braccio di spirale della Via Lattea.
L'intensità delle righe dell'idrogeno aumenta progressivamente con il procedere dei tipi. Appartengono a questa classe stelle di colore bianco-azzurro e di temperatura superficiale pari a circa 15.000 K. Una stella celebre di classe B è Epsilon Orionis, la stella centrale della “cintura” di Orione.

Stelle di tipo A sono la maggioranza di quelle visibili ad occhio nudo. Deneb (nel Cigno) è un'altra stella di luminosità formidabile, mentre Sirio è anch'essa di classe A, ma neanche lontanamente comparabile. Come le altre stelle di classe A, sono entrambe stelle bianche con temperature di circa 9000 K. Molte nane bianche sono anch'esse di classe A. Presentano forti linee dell'idrogeno e anche di metalli ionizzati e sono dette anche stelle all'idrogeno.

Le stelle F sono più fredde delle A. Un esempio è Fomalhaut nella costellazione del Piscis Austrinus e Delta Aquilae. I loro spettri sono caratterizzati da linee di idrogeno più deboli e alcuni metalli ionizzati. Il loro colore è bianco con una tinta gialla e la temperatura superficiale circa 7000 K.

Le stelle G sono probabilmente le meglio conosciute, perché il nostro Sole è di questo tipo. Hanno linee di idrogeno ancora più deboli delle F, ma mostrano righe di metalli neutri accando a quelle dei metalli ionizzati. Il tipo G è la sede del "Vuoto evoluzionario giallo": le stelle supergiganti spesso si spostano tra i tipi O o B (blu) e quelli K e M (rosso). Durante questi movimenti, passano solo brevemente per il tipo G perché è uno stadio altamente instabile per una supergigante.
La temperatura superficiale di queste stelle si aggira intorno ai 5500 K ed il colore giallo.

Le stelle K sono leggermente più fredde del Sole, e di colore arancione. Alcune sono stelle giganti e supergiganti (come Antares), mentre altre come Alpha Centauri sono stelle di sequenza principale. Hanno linee dell'idrogeno estremamente deboli. La temperatura superficiale tipica di questa classe è di circa 4000 K.

Le stelle di classe M sono di gran lunga le più numerose. Tutte le nane rosse appartengono a questa classe, e sono comunissime: si calcola che circa il 90% di tutte le stelle siano nane rosse. Nonostante questa abbondanza, nessuna nana rossa è visibile ad occhio nudo nel cielo notturno, perché sono estremamente deboli: Proxima Centauri, la stella più vicina al Sole, è una nana rossa, ed occorre un telescopio di dimensioni rispettabili per osservarla. La classe M ospita anche molte stelle giganti e supergiganti, come Arturo e Betelgeuse, e come le variabili Mira. Lo spettro delle stelle di classe M mostra linee attribuibili a molecole (la temperatura è abbastanza bassa perché gli atomi possano legarsi tra loro), ma l'idrogeno è in genere assente. Una riga spesso molto prominente è quella dell'ossido di titanio. La temperatura superficiale è relativamente bassa, pari a circa 3000 K.

 


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Fisica delle Stelle

Le stelle della sequenza principale e le stelle giganti che generano calore e luce attraverso interazioni nucleari si sono originate tutte da immense nubi di gas freddo, le quali hanno cominciato a riscaldarsi a causa della loro contrazione e della conseguente liberazione di energia gravitazionale. La combustione nucleare ha inizio solo quando la temperatura centrale della stella raggiunge un valore critico: circa 15 milioni di gradi Kelvin nel caso di una stella come il Sole, il cui calore è alimentato dalla reazione protone-protone.

A volte i professori di astronomia chiedono agli studenti che cominciano a studiare astrofisica quale ruolo svolgano le interazioni nucleari nel determinare la temperatura di una stella. La risposta ovvia è che sono le interazioni nucleari a mantenere elevata la temperatura di una stella; ma non è cosi.

Quando una protostella, in conseguenza del collasso, si avvia verso la sequenza principale, la temperatura al suo interno sale sempre più al liberarsi di energia gravitazionale. La combustione nucleare, una volta innescata, genera abbastanza calore del creare una pressione verso l'esterno che arresta il collasso e stabilizza la stella nel punto appropriato sulla sequenza principale. In assenza della combustione nucleare la protostella continuerebbe il collasso, liberando più energia gravitazionale e diventando sempre più calda al suo centro. Il ruolo fondamentale della combustione nucleare all'interno di una stella è quindi quello di mantenerne la regione centrale "fresca" (o in ogni caso meno calda di quanto sarebbe altrimenti). Se potessimo disattivare con un colpo di bacchetta magica l'interazione protone-protone nel Sole, la pressione centrale diminuirebbe e la stella comincerebbe a contrarsi, con la conseguenza che al suo centro si avrebbe un aumento della temperatura. Ma quando la temperatura centrale raggiunge circa 20 milioni di gradi Kelvin, la produzione di energia viene a essere dominata dalla serie di interazioni note come ciclo del carbonio, le quali determinano un aumento della pressione e arrestano il collasso. II fatto che le interazioni nucleari impediscano alla temperatura di aumentare all'interno di una stella è di fondamentale importanza per capire l'evoluzione stellare. Esso spiega anche perché le stelle siano così stabili. Se infatti accadesse qualcosa che avesse come conseguenza di far espandere leggermente una stella (per esempio, se le interazioni nucleari cominciassero a procedere più rapidamente e generassero più calore, aumentando la pressione), essa diventerebbe meno calda nella sua regione centrale in conseguenza dell'energia usata per produrre l'espansione. Diminuendo la temperatura le interazioni nucleari cesserebbero. verrebbe liberata meno energia, la pressione calerebbe. e la stella ricomincerebbe a contrarsi, tornando alle sue "giuste" dimensioni. Se invece accadesse qualcosa che avesse come effetto di far contrarre leggermente la stella (per esempio, se !e interazioni nucleari cominciassero a rallentare il loro ritmo e generassero meno calore, riducendo la pressione), l'energia gravitazionale liberata dalla contrazione si trasformerebbe in calore, le interazioni nucleari riprenderebbero con nuovo impeto e la pressione tornerebbe ad accumularsi, facendo espandere nuovamente la stella fino a raggiungere le sue dimensioni di equilibrio. Questo è un processo di retroazione negativa, e opera nel senso di ripristinare l'equilibrio ogni volta che esso viene perturbato.


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Quante sono le Stelle

Nella Galassia ci sono varie centinaia di miliardi di stelle, ma solo poche migliaia sono visibili a occhio nudo dalla superficie della Terra (non più di 3.000 da un luogo qualsiasi sulla Terra in cui vigano condizioni ideali). Più di un milione di stelle sono state elencate in cataloghi, ma tutto ciò che conosciamo per la grande maggioranza di queste stelle si riduce alla loro magnitudine apparente e alla loro posizione in cielo. Centinaia di milioni di stelle sono state fotografate in campagne eseguite con camere Schmidt, ma la maggior parte di tali stelle non è stata neppure catalogata.

Le distanze delle stelle vengono stimate per mezzo della parallasse e altre tecniche. La stella più vicina al Sole è Proxima Centauri, a una distanza dalla Terra di 1,3 parsec (4,28 anni-luce, equivalenti a circa 40 bilioni di km). Se le stelle (eccezion fatta per il Sole) ci appaiono, anche al telescopio, solo come punti di luce, è a causa della loro grande distanza; le stelle della sequenza principale, infatti, hanno un diametro simile a quello del Sole (poco più di 100 volte quello della Terra), e alcune stelle giganti hanno un diametro 100 volte maggiore di quello del Sole. Le dimensioni delle stelle possono essere calcolate a partire dal loro colore e dalla loro luminosità. II colore permette agli astronomi di stabilire la temperatura alla superficie della stella, e la luminosità dice loro quanta energia la stella emetta ogni secondo. Da queste osservazioni è abbastanza semplice calcolare quanto dev'essere grande la stella per irradiare tanta energia a quella particolare temperatura.

Composizione delle Stelle

Le informazioni sulle stelle derivano principalmente dalla spettroscopia, la quale ne rivela la composizione, la temperatura alla superficie e il modo in cui si stanno muovendo. Le stelle sono composte quasi interamente da idrogeno ed elio; la composizione del Sole (che è rappresentativa di quella della maggior Parte delle stelle) è, in termini di numero di atomi (o meglio di nuclei), per il 90,8% di idrogeno, per il 9,1 % di elio e per lo 0,1 % di elementi pesanti. Queste cifre esatte derivano in parte dalla proporzione dei diversi elementi rivelate negli strati superficiali delle stelle dall'osservazione spettroscopica, e in parte da calcoli fatti con l'ausilio di modelli di stelle con composizioni diverse, per vedere quali concordino meglio con le proprietà osservate delle stelle, comprese grandezza e luminosità..


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Distribuzione delle Stelle

La maggior parte delle stelle appartiene a sistemi binari (o multipli); l'esistenza del Sole come stella isolata, con una famiglia di pianeti ma senza una stella compagna, pone il nostro astro centrale in quella categoria minoritaria che sono le stelle della sequenza principale, ma si tratta di una grande minoranza, che costituisce forse il 15% del totale.

È una fortuna che la maggior parte delle stelle appartenga a sistemi binari, perché proprio grazie a questo fatto gli astronomi possono calcolarne la massa sulla base dei moti osservati. Un sistema stellare binario è legato dalla gravità, e le rivoluzioni delle stelle l'una attorno all'altra (a rigore, intorno al loro centro di massa comune) obbediscono alle leggi di Keplero, generalizzate da Newton. Misurando il periodo orbitale di una binaria (un compito relativamente facile) e la separazione delle due stelle (compito difficile ma non impossibile, almeno per alcune binarie), si può usare la meccanica celeste di Newton per calcolare la massa totale delle due stelle che compongono il sistema.

La minuziosa osservazione del modo in cui le due stelle si muovono contro lo sfondo di stelle fisse più lontane può quindi rivelare, in qualche caso, la distanza di ogni stella dal baricentro del sistema. In molti anni di osservazioni accurate, gli astronomi hanno raccolto in questo modo informazioni sufficienti per identificare la relazione massa-luminosità e per stimare la massa di stelle che non è misurabile direttamente con questa tecnica. La massa può essere stimata anche usando modelli stellari, in cui le leggi note dell'astrofisica mettono in relazione grandezza, massa e luminosità. Le masse indicate dai modelli per i diversi tipi di stelle (come le giganti rosse, le stelle della sequenza principale o le nane bianche) sono state confermate approssimativamente dall'osservazione nei casi in cui è stato possibile misurare la massa per stelle reali, consolidando la fiducia degli astronomi nella precisione dei modelli.

La durata della permanenza di una stella sulla sequenza principale dipende solo dalla sua massa: si passa da 3 soli milioni di anni per una stella di massa 25 volte quella del Sole a 200 miliardi di anni per una stella di massa maggiore di 0,5 masse solari, passando per i 10 miliardi di anni di una stella come il Sole. Anche per questo motivo il numero delle stelle di piccola massa ancora attive è sempre maggiore di quello delle stelle di grande massa.


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Formazione delle stelle

Processo per cui le stelle si formano quando grandi nubi fredde, relativamente dense, di gas e polvere si contraggono in conseguenza di un collasso gravitazionale. Questo fenomeno si verifica principalmente nelle nubi molecolari giganti, dove la densità è compresa fra 1 miliardo e 10 miliardi di atomi per metro cubo.

In realtà il collasso di una tale nube non è un evento molto probabile. Essa è infatti sostenuta dalla pressione conseguente al riscaldamento del gas a causa dell'irraggiamento delle stelle vicine, dai campi magnetici e dall'effetto centrifugo di un'eventuale rotazione. In una galassia a disco come la nostra, la formazione di stelle viene innescata quando le nubi di gas vengono compresse nell'onda di densità a spirale; nelle galassie ellittiche si ha di contro ben poca formazione di stelle. Le nubi possono collassare anche quando vengono raggiunte dall'onda d'urto dell'esplosione di una supernova. Una volta iniziato il collasso, una nube comincia a frammentarsi, in accordo con il criterio di Jeans. La prosecuzione del collasso determina un innalzamento della temperatura, poiché l'energia gravitazionale viene convertita in calore.

Dapprima la radiazione infrarossa prodotta riesce a sfuggire abbastanza facilmente, ma i frammenti, addensandosi, diventano gradualmente più opachi, trattenendo la radiazione, cosicché al loro interno la temperatura sale. Ogni frammento della nube originaria diventa così una protostella, la quale continua a collassare fino a quando (dopo circa 100.000 anni per una stella della stessa massa del Sole) si forma un nucleo caldissimo, che ancora continua a guadagnare energia dal collasso gravitazionale. Il collasso prosegue poi in accordo con la scala di tempo di Kelvin-Helmholtz.

In questa fase la protostella può essere circondata da un disco di materiale (specialmente se è una stella isolata, e non un sistema binario). da cui possono formarsi pianeti. Quando la temperatura nella regione centrale della protostella supera la soglia di circa 10 milioni di gradi Kelvin, hanno inizio reazioni di fusione nucleare, e la protostella si trasforma in una stella stabile della sequenza principale.

Una stella come il Sole impiega circa 50 milioni di anni a raggiungere la sequenza principale: le stelle di massa maggiore la raggiungono più rapidamente, quelle più leggere più lentamente.

 


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Le Stelle variabili

Possiamo definire "stelle variabili" (o anche semplicemente "variabili"), quelle stelle che presentano nel tempo delle variazioni nella luminosità che possono essere più o meno regolari e più o meno intense. La prima stella variabile è stata scoperta nel 1596 da Fabricius quando osservò, nella costellazione della Balena (Cetus) una stella (Mira Ceti) che non aveva mai visto prima. Lo studio sistematico delle variabili, iniziato solo in epoca recente a seguito dell’applicazione all’astronomia della fotografia, è fondamentale per comprendere l’evoluzione stellare.

Classificazione dei vari tipi di stelle variabili: (A cura di: "The Library, Australian National University" - http://msowww.anu.edu.au/)

1) STELLE VARIABILI CATACLISMICHE

Eruttiva Irregolare: Gamma Cassiopeiae

2) STELLE BINARIE A ECLISSE

Ad eclisse: Algol (Beta Persei)

3) STELLE VARIABILI ELLISSOIDALI

Ad eclisse: Sheliak (Beta Lirae)

4) STELLE VARIABILI INTRINSECHE

Le variabili intrinseche sono stelle la cui luminosità varia effettivamente, cioè la stella stessa diventa più o meno luminosa. Ci sono molti tipi di variabili intrinseche, che a volte si sovrappongono

5) STELLE VARIABILI IRREGOLARI

Giganti pulsanti: Mira (Omicron Ceti)

6) STELLE VARIABILI PECULIARI

7) STELLE VARIABILI PULSANTI

Variabile irrregolare: Deneb (alpha Cygni) (ampiezze inferiori a 0,1 magnitudini)

8) STELLE VARIABILI SEMIREGOLARI

Sono giganti e supergiganti di tipo spettrale avanzato con periodo non più regolare (alle volte così indefiniti da essere praticamente irriconoscibili) . A questo gruppo appartengono Antares e Betelgeuse. Le ampiezze sono inferiori rispetto a quelle del tipo Mira, i periodi sono compresi fra circa 30 e circa 1.000 giorni.

 


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Caratteristiche di alcune Stelle

(pagine tratte da  (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera)

Albireo

Albireo (beta Cygni) è una stella doppia situata su un estremo del braccio più lungo della croce che costituisce la struttura della costellazione del Cigno, l'altro estremo è Deneb (a Cygni). È considerata una delle più belle stelle doppie del cielo poiché è costituita da due stelle di colore contrastante:

Albireo A è la più brillante della coppia, magnitudine apparente(*) 3.1 e Magnitudine assoluta -2,31, è una gigante 700 volte più luminosa del Sole, con temperatura inferiore e ha un colore prevalentemente giallo. Albireo B, magnitudine 5.1, è invece una stella con temperatura superficiale maggiore di quella del Sole e ha colore blu. Le due stelle distano dalla Terra circa 385 anni luce e sono separate da 34 secondi d'arco, ciò significa che le due stelle distano tra loro circa 650 miliardi di chilometri (50 volte la grandezza del sistema solare). Data l'enorme distanza per lungo tempo sì è pensato che fosse una doppia ottica, cioè senza un legame gravitazionale tra le due componenti. Comunque oggi si è portati a credere che sia un vero sistema binario con un periodo orbitale di molte migliaia di anni, forse 100.000 anni.

Albireo A è a sua volta una binaria spettroscopica, la sua compagna, Albireo C, è molto vicina. 

 

Aldebaran

Aldebaran (alfa Tauri) è la stella più brillante della costellazione del Toro (magnitudine visuale 0,99, Magnitudine assoluta -0,3). Il suo nome deriva dalla parola araba Al Dabaran, "l'inseguitore", in riferimento al modo in cui la stella sembra seguire l'ammasso delle Pleiadi nel loro moto notturno. Anche Aldebaran sembra associata ad un ammasso, le Iadi (l'ammasso aperto più vicino alla Terra), ma si trova in realtà molto più vicino e l'associazione è data solo dalla prospettiva.

Aldebaran è una stella di tipo K5 III, il che significa che è arancione, molto grande, e si è ormai separata dalla sequenza principale dopo aver usato tutto il suo idrogeno di riserva. È una stella binaria, ha infatti una piccola compagna (una debole nana rossa di tipo M2 posta a molte centinaia di unità astronomiche). Aldebaran sta adesso fondendo elio e si è espansa dad un diametro di 5.3×107 km, circa 38 volte il diametro del Sole. Il satellite Hipparcos ha misurato la sua distanza a 65,1 anni luce, e la sua luminosità a 150 volte quella del Sole. Questa combinazione di alta luminosità e piccola distanza la rendono la 13ma stella più brillante del cielo. È leggermente stella variabile, del tipo variabile pulsante, con un'ampiezza di 0,2 magnitudini.

Nel 1997 è stata annunciata la possibile scoperta di un grande pianeta (o di una piccola nana bruna) orbitante attorno alla stella, con una massa minima pari a 11 volte quella di Giove e posto alla distanza di 1,35 unità astronomiche.

Aldebaran è una delle stelle più facili da trovare in cielo, sia per la sua luminosità che per la sua associazione con uno degli asterismi più evidenti. Se si traccia una linea che passa per le tre stelle della cintura di Orione da sinistra a destra (nell'emisfero nord) o da destra a sinistra (nell'emisfero sud), la prima stella brillante che essa incontra è Aldebaran.

Astrologicamente, Aldebaran era una stella fortunata, che portava ricchezze ed onori. Era una delle quattro "stelle reali" dei Persiani dal 3000 AC.

 

Altair

Altair (alfa Aquilae) è una stella bianca di magnitudine visuale 0,77 (Magnitudine assoluta  +2,2) che si trova ad una distanza di 17 anni luce. È la dodicesima stella più brillante del cielo, ed una delle più vicine a noi. È anche uno dei vertici del Triangolo Estivo.

Altair è degna di nota per la sua rotazione su se stessa, molto rapida: misurando la larghezza delle sue linee spettrali, si è trovato che il suo equatore compie una rotazione completa in appena 6 ore e mezzo. Per confronto, il nostro Sole impiega circa 25 giorni per ruotare su se stesso.

Il nome Altair deriva dalle parole arabe al-nasr-al-tair, che significano l'aquila volante.

[modifica] Mitologia Vedi giorno di San Valentino cinese.

Questa stella era portatrice di sventura in astrologia, significando pericolo da parte di rettili.

 

Antares

Antares (Alpha Scorpii) è la stella più brillante nella costellazione dello Scorpione(magnitudine visuale 1,07, Magnitudine assoluta  -5,1). Il suo nome deriva dal greco e significa rivale di Ares (anti-Ares) o "simile ad Ares", probabilmente a causa del colore rossastro simile all'aspetto del pianeta Marte. E' anche nota come cuore dello Scorpione, data la sua posizione nella costellazione e il suo colore. Il suo colore distintivo ne ha fatto un oggetto di grande interesse per molti popoli nella storia. Molti dei templi egizi erano orientati con Antares, la stella era una delle quattro "stelle regali" dei Persiani (insieme a Aldebaran, Regolo e Fomalhaut), alcuni scrittori affermano che c'è un riferimento ad Antares anche nella Bibbia, nel libro di Giobbe.

Antares è una stella gigante di classe M, con un diametro di circa 6.24 × 108 km (cioè 624 milioni di km o 4.2 AU). Ha un densità molto bassa e dista circa 604 anni luce dalla Terra.

 

Arturo

Arturo (Alpha Boötis), è la quarta stella più brillante del cielo, con una magnitudine apparente di -0,05 (Magnitudine assoluta  -0,3). La sue coordinate in cielo sono 14h15m39.7s di Ascensione Retta e +19°10'57" di declinazione.

È una stella gigante rossa, di tipo spettrale K1 IIIpe. Le lettere p ed e stanno rispettivamente per peculiare ed emissione, indicanti cioè che lo spettro elettromagnetico della luce emessa dalla stella è inusuale e pieno di linee di emissione. In realtà non sono caratteristiche strane per una gigante rossa, ma Arturo è un caso particolarmente strano. Arturo ha una luminosità 110 volte superiore a quella del Sole, ma questo numero è sottostimato perché buona parte della luce emessa dalla stella è nell'infrarosso. Tenendo conto anche di questo, Arturo è 180 volte più luminoso del Sole.

Secondo le recenti osservazioni del satellite Hipparcos, Arturo è distante 36,7 anni luce (corrispondenti a 11,3 parsec), cioè è una stella piuttosto vicina. Le osservazioni del satellite ci hanno anche fornito due dati prima sconosciuti. Per prima cosa, si è trovato che Arturo è lievemente variabile, cambiando luminosità di 0,04 magnitudini in un periodo di 8,3 giorni. Si pensa che la superficie della stella oscilli lievemente, una caratteristica comune nelle giganti rosse. Nel caso di Arturo, il fatto interessante è che si sa già che più rossa è una gigante, più variabile sarà (i casi estremi come Mira variano di decine di volte la propria luminosità nell'arco di alcuni mesi). Arturo non è molto rossa, e si colloca proprio sul confine tra la variabilità e la stabilità.

Hipparcos ha inoltre suggerito che Arturo sia una stella binaria, con una compagna circa venti volte più debole della primaria, e orbitante attorno ad essa così da vicino da porsi ai limiti della nostra capacità di rilevarla. Tuttavia, studi più recenti tendono a favorire l'ipotesi che sia una stella singola.

Il nome della stella deriva dal Greco Arktouros, che significa il guardiano dell'orso. È un riferimento al suo essere la stella più luminosa del Boötes (il cacciatore), e vicina alle due orse (Ursa Major e Ursa Minor).

Arturo può essere facilmente trovata in cielo seguendo l'arco formato dal Gran Carro. Continuandolo, è possibile trovare sia Arturo che Spica (a Virginis).

 

Betelgeuse

Betelgeuse, chiamata anche Alpha Orionis, è una grande stella rossa nella costellazione di Orione(magnitudine visuale 0,57, Magnitudine assoluta  -5,6). È la 13ma stella più brillante del cielo, una supergigante rossa, e uno dei vertici del triangolo invernale.

Il nome è una contrazione dell'Arabo Yad al-Jauza`, tradotto come "ascella di quello centrale", indicando la sua posizione nella costellazione di Orione. A causa del suo colore rosso pieno questa stella è stata spesso chiamata con appellativi marziali, e nell'astrologia è foriera di onori militari o civili. Poiché è anche la prima stella di Orione a sorgere, gli antichi scrittori l'hanno anche chiamata "l'annunciatore".

Betelgeuse è una stella di grande interesse. È stata una delle prime stelle di cui è stato misurato il diametro con un interferometro. Il risultato fu che il diametro è variabile, da 290.000.000 chilometri a 480.000.000. Se fosse al posto del Sole, al suo massimo la stella si estenderebbe oltre l'orbita di Marte.

Gli astronomi sono sicuri che Betelgeuse finirà la sua vita con un'esplosione di supernova di tipo II. Le opionioni sono divise su quando questo accadrà. Alcuni vedono la variabilità dell stella come un indizio che si trovi già nella fase delle reazioni di fusione nucleare che coinvolgo il carbonio, e sia quindi a poche migliaia di anni dalla fine. Altri rifiutano questa ipotesi.

Betelgeuse è circondata da un'estesa nube di polveri e gas che essa stessa ha emesso. La sua forte emissione luminosa, assieme alla bassa densità degli strati esterni e alla (relativamente) debole gravità che li tiene legati alla stella ad una così grande distanza dal centro, fa sì che il suo vento stellare le faccia perdere massa a ritmi molto elevati.

 

Capella

Capella é la sesta stella in ordine di luminosità nel cielo. Il suo colore di un giallo dorato é il risultato della fusione di due stelle troppo vicine perché riusciamo, nonostante Capella sia un astro relativamente vicino, a separarle. Tra le stelle di prima magnitudine, Capella é la più settentrionale di tutte.

Gli Arabi la chiamavano Alhajoth; il nome Capella è latino, e significa Capretta. Nella tradizione greca e romana la stella veniva associata a pioggia e temporali, perché in primavera era visibile in cielo prima dell’alba. In epoca classica veniva associata anche ad una cornucopia o ad un corno di capra spezzato. Tolomeo la descrive sulla spalla sinistra dell’Auriga. Gli Accadi la chiamarono Dil-gan I-ku, il Messaggero di Luce, o Dil-gan Babili, la Stella Patrona di Babilonia; gli Assiri I-ku, il Capo, forse perché a quel tempo si determinava l’inizio dell’anno in relazione alla posizione di questa stella rispetto alla Luna in coincidenza con l’equinozio vernale. Ma si tratta di congetture. José de Acosta, gesuita spagnolo e naturalista del XVI secolo, riferisce che gli antichi Peruviani chiamavano questa stella Colca, che significava Pastore. Se è vero, è una curiosa coincidenza con il nome Capella.

Le due stelle sono entrambe giganti, molto simili per massa e spettro. La maggiore ha una massa, determinata in base a calcoli sull’orbita, 2,67 volte maggiore di quella solare; il colore di questa stella è giallo, ed è 100 volte più luminosa del Sole. La temperatura superficiale è di circa 5.000 K e il suo diametro supera di 100 volte quello del Sole. La magnitudine visuale individuale è 0,08 (Magnitudine assoluta  -0,4). La seconda componente ha una massa che viene stimata circa 2,55 volte quella solare, è bianco-giallastra, ed è circa 60 volte più luminosa del Sole. La sua temperatura è di circa 5.600 K; la sua luminosità è solo il 60% circa della primaria perché il suo diametro è solo 6 volte maggiore di quello del Sole, e quindi dispone di una superficie minore, rispetto a quella, da cui irraggiare luce. Vedi un modello del sistema.

C’è ancora una terza componente, una debole nana rossa di magnitudine 10. Questa condivide il moto proprio della primaria, anche se si trova abbastanza distante: circa 12’ a sudest (141°). Questa stella é a sua volta doppia, con separazione 2,7” in PA 137° (spettri: M1 e M5; V: 10,2 e 13,7; luminosità totale: 1% di quella solare). Sembra ci siano ancora altre componenti del sistema, tutte molto più deboli e distanti.

Lo spettro di tipo M1, risultante dalla combinazione di quelli individuali, è stato ricavato dai dati della missione Hipparcos, il che sembra dar ragione ai molti osservatori antichi e medievali, inclusi Tolomeo e Riccioli, che l’hanno registrata come una stella rossa; ma lascia perplessi, perché non si concilia con l’indice di colore B-V, che è quello di una stella gialla. In precedenza c’era una certa discordanza tra gli spettri rilevati, ma la valutazione era sempre di spettri di tipo G, composti, per esempio G6III + F9III o G5IIIe + G0III. Sono state rilevate righe in emissione dell’elio e del magnesio ionizzato; la stella è anche una debole sorgente X.

 

Castore

Il sistema Castore (alfa Geminorum) è la seconda stella più brillante della costellazione dei Gemelli, la più brillante è il "gemello" Polluce. I nomi delle due stelle derivano dai gemelli della mitologia greca Castore e Polluce.

Nel 1719 James Bradley scoprì che Castore era una binaria visuale, Castore A di magnitudine apparente 2.0 (Magnitudine assoluta  +0,5), e Castore B di magnitudine 2.8. Sono separate da circa 3.9 secondi d'arco e hanno un periodo di rivoluzione di circa 467 anni. Ognuna delle due componenti di Castore è una binaria spettroscopica, quindi un sistema quadruplo. Inoltre, Castore ha una debole compagna a circa 72" (Castore C o YY Geminorum) che ha la stessa parallasse e moto proprio; questa compagna è lei stessa una binaria spettroscopica, con un periodo orbitale di poco meno di un giorno. Quindi si può considerare Castore un sistema stellare sestuplo, con sei stelle individuali legate gravitazionalmente.

 

Deneb

Deneb, ( Alpha Cygni), è una delle stelle più luminose della Via Lattea, con una magnitudine assoluta (**) di -7,2 (magnitudine apparente 1,33). La sua luminosità è pari a circa 60.000 volte quella del Sole. Se Deneb fosse una sorgente puntiforme di luce posta alla distanza del Sole dalla Terra, sarebbe molto più luminosa dei laser industriali. In un solo giorno, emette più luce di quella che il Sole impiega due secoli a generare.

Si trova nella costellazione del Cigno, della quale è la stella più luminosa, nonostante sia distante più di trenta volte rispetto alle altre. La distanza esatta di Deneb non è ben conosciuta, e le stime variano da 1.600 a 3.200 anni luce. Occorre notare che simili distanze stellari, in assenza di altri riferimenti, sono difficili da misurare. Il metodo della parallasse non può essere usato.

 

Fomalhaut

Fomalhaut (la "bocca del pesce" dall'Arabo Fam al-Hut) è la diciassettesima stella più brillante del cielo visto dalla Terra. È una stella di prima magnitudine, di sequenza principale e tipo A, posta a circa 25 anni luce di distanza (pari a 7,688 parsec). È parte della debole costellazione Piscis Austrinus (il pesce australe), ed è perciò conosciuta anche come Alpha Piscis Austrini o a PsA.

Fomalhaut è una stella giovane, con un età di soli 200 milioni di anni. La sua temperatura superficiale è attorno agli 8.500 kelvin. Rispetto al Sole, la sua massa è 2,3 volte più grande, la sua luminosità 15 volte superiore, e il suo diametro 1,7 volte più grande. È circondata da un grande disco di polveri di forma toroidale (che occupa lo spazio da 5 a 90 UA dalla stella), che si pensa sia un disco protoplanetario, che emette una notevole quantità di radiazione infrarossa. Un pianeta, chiamato provvisoriamente Fomalhaut b, è forse stato trovato dall'analisi della nube di polveri nel 1998.

Nel corso dei secoli questa stella è stata chiamata con molti nomi. Ci sono evidenze che avesse un ruolo in rituali religiosi fin dal 2500 AC in Persia.

Ascensione Retta: 22h 57m 39.05s Declinazione -29° 37' 20 Tipo spettrale A3V Magnitudine apparente 1,16 (Magnitudine assoluta  +2,0) Indice di colore B-V 0,09

 

Gemma o Alphecca

Uno dei suoi nomi è Gemma (Alpha Corona Borealis), perché risplende come un gioiello al centro di un semicerchio di stelle che sembra un diadema. Alphecca significa invece interrotta, spezzata, perché la sua figura appare come un semicerchio anziché come un cerchio completo. Nelle antiche raffigurazioni della costellazione, Alphecca indicava il nodo dell’astro che teneva legati foglie e fiori nella ghirlanda (magnitudine visuale 2,2).

E’ una stella biancoazzurra della sequenza principale, con una temperatura superficiale di 9.900 K. La sua massa è 2,5 volte quella del Sole. Il valore è stato calcolato con precisione, dato che Alphecca fa parte di un sistema binario di cui si conoscono con precisione le caratteristiche orbitali e la distanza (vedi un modello del sistema). La durata della sua vita sulla sequenza principale dovrebbe essere di circa 600 milioni di anni.

E’ una binaria spettroscopica con un periodo di 17,359907 giorni: in quanto binaria spettroscopica non è di grande interesse per gli osservatori amatoriali, dato che la profondità della curva di luce dell’eclisse è di circa 1/10 di magnitudine.

In base al rapporto fra la perdita di luce nelle due eclissi fu possibile risalire alla temperatura della stella principale a quella della compagna e quindi al tipo spettrale di questa, che risultò G5 o G6. Le eclissi hanno la durata di 14 ore; una fase centrale di quasi 2 ore di luce costante al minimo mostra che un’eclisse è totale e l’altra anulare. Risulta che la stella primaria è più grande della secondaria, e precisamente il raggio di Gemma A è 3,2 volte maggiore di quello di Gemma B. Altri calcoli non complicatissimi consentiti dal particolare comportamento del sistema hanno permesso di giungere alla conclusione che Gemma B è una stella molto simile al Sole, con spettro G6 (il Sole è G2V) e MV 5,55 (contro magnitudine 4,83 del Sole).

Il tipo spettrale della primaria è A0V, e MV +0,68, la massa 2,5 volte quella del Sole, il raggio equatoriale 2,9 volte quello del Sole. Le due stelle hanno una separazione effettiva di circa 28 milioni di chilometri: più o meno la metà della distanza che c’è tra il Sole e Mercurio.

 

Mira

(tratto da http://www.otticademaria.it/astro/Costellazioni/st_cet.html)

Mira (Omicron Ceti) è la più brillante tra le stelle variabili pulsanti a lungo periodo (magnitudine visuale 6,5). Questa stella è, secondo la tradizione, la prima variabile a essere stata scoperta se non si considerano tali le varie novae e supernovae che furono osservate in varie parti del mondo sin dalla remota antichità. I documenti storici attribuiscono la scoperta della sua variabilità al reverendo olandese Davide Fabricius, astrofilo e discepolo di Tycho Brahe, nato nel 1564 e morto nel 1617, assassinato da un suo parrocchiano.

Il 13 agosto 1596 Fabricius notò che questa stella splendeva con una magnitudine visuale vicina alla terza e stimò la sua luminosità simile a quella della a Ari: eppure non risultava registrata su nessuna carta stellare a lui nota. Egli si accorse, osservandola nei mesi successivi, che la sua luminosità andava declinando, fino a scomparire alla vista circa un mese e mezzo dopo. Fabricius spiegò il fenomeno pensando trattarsi di una stella nova, analoga, ma meno luminosa, a quella apparsa nel 1592 in Cassiopeia. Egli rivide questa stella solamente tredici anni dopo, e cioè nel 1609. Nel frattempo essa aveva ricevuto da Bayer, nel 1603, la denominazione di o (omicron) Ceti. Bayer la classificò di quarta magnitudine e la incluse nella sua Uranometria. Evidentemente egli la osservò durante una fase di luminosità intermedia tra il massimo e la magnitudine limite ad occhio nudo senza riconoscerne il fatto la variabilità; né, d’altra parte, a quel tempo ci si aspettava che una stella potesse subire variazioni di splendore. Fabricius fu ucciso prima che potesse accorgersi che la variazione di luminosità era periodica. Mira divenne di nuovo luminosa e ben visibile ad occhio nudo durante l’inverno 1638-1639 e fu osservata da un altro olandese, Phoclydes Holwarda, il quale conoscendo le osservazioni di Fabricius, sospettò che la visibilità di questa stella avesse un carattere ricorrente.

Nel 1667 Ismael Boulliau (1605-1694) annunciò che Mira diventava visibile ad occhio nudo ogni 333 giorni circa. L’errore compiuto rispetto al periodo di pulsazione oggi accettato é solamente di un giorno e si deve tener conto del fatto che il periodo di Mira va soggetto a piccole, ma consistenti, fluttuazioni tra un ciclo e il successivo. Il risultato ottenuto da Boulliau era di tutto rispetto considerando le metodologie di osservazione e di analisi dei dati in uso nel XVII secolo. Il periodo di 331,96 giorni corrisponde grosso modo a undici mesi e quindi i massimi realmente osservabili si susseguono in gruppi di tre o quattro consecutivi, intervallati da anni in cui capita che la massima luminosità venga raggiunta quando la stella e’ prossima alla congiunzione con il Sole; in questa circostanza essa, evidentemente, non e’ osservabile. Questo fatto rese problematico calcolare il periodo della variazione luminosa con i mezzi a disposizione nel XVII secolo.

Il nome Mira le fu attribuito definitivamente da Johannes Hevelius, il quale portò avanti regolari osservazioni di o Ceti a partire dal 1648 e che nel 1662 pubblicò un fascicolo dal titolo Historiola Mirae Stellae (Breve Storia della Stella Meravigliosa). J. Flamsteed osservò Mira il 18 ottobre 1691 e di nuovo il 28 settembre 1692, includendola nel suo catalogo come 68 Ceti e indicandola di sesta grandezza. Flamsteed conosceva anche un’altra stella simile, c Cyg, e scrisse della similarità di comportamento tra i due astri. Vedi la curva di luce di Mira.

Mira dista 163 a. l. ed ha un diametro di circa 556 milioni di km: se si trovasse al posto del Sole si estenderebbe ben oltre l’orbita di Marte. Un osservatore che si trovasse su di un pianeta ad una distanza paragonabile a quella che ha Saturno dal Sole, vedrebbe un immenso disco di un rosso cupo incombente su un cielo da inferno dantesco, quasi nero. La temperatura di questo globo è così bassa (circa 1.900 K) da permettere la presenza di vari composti molecolari, tra cui il vapor d’acqua. Da queste condizioni, però, la stella va lentamente mutando, riducendo il volume ed aumentando la temperatura, fino a 2.700 K. Il colore va diventando più vivo, i composti molecolari si dissolvono, e la stella diventa 80 volte più splendente del Sole. Quindi, ritorna ad espandersi fino a tornare l’immensa e cupa sfera di prima.

In aggiunta a ciò, Mira è anche una stella doppia. Nel 1918-1920, A. H. Joy trovò nello spettro di Mira delle peculiarità che indicavano l’esistenza di una compagna con uno spettro del tipo B. Nel 1923 la stella fu osservata visualmente per la prima volta da R. G. Aitken. La separazione era allora di 0,85” in PA 130°, e il colore venne definito bluastro, in accordo con lo spettro che venne stimato di tipo B8. Vi è il dubbio che questa stella sia variabile, con un’ampiezza di circa 2 magnitudini, dato che le stime che la riguardano variano da magnitudine 10 a magnitudine 12 circa. Dato che presenta lo stesso moto proprio e la stessa velocità radiale di Mira, sembra proprio che si tratti di un sistema fisico, ma che il moto orbitale sia molto lento. Dal momento della scoperta la separazione è andata diminuendo lentamente, e nel 1997, quando il sistema è stato separato dal telescopio spaziale, era di soli 0,6”. Le immagini riprese in luce UV dal telescopio spaziale, inoltre, sembrano mostrare l’evidenza di un flusso di materia tra le due stelle: probabilmente la piccola ma più compatta compagna è in grado di attrarre dagli strati superiori dell’atmosfera dell’immensa ma rarefatta Mira una corrente di gas che, col tempo, potrebbe innescare fenomeni eruttivi.

La stella di tipo B è infatti un oggetto abbastanza peculiare, una calda sub-nana che sembra essere di luminosità e densità di un tipo intermedio tra un oggetto della sequenza principale ed una vera nana bianca; dovrebbe avere una densità circa 3300 volte superiore a quella del Sole (Burnham). Sappiamo che un sistema binario formato da una gigante rossa e una subnana azzurra non è un caso rarissimo (Z And, R Aqr, T CrB, RS Oph, ecc.) e dà luogo spesso a fenomeni eruttivi del tipo nova e simili.

Gli elementi orbitali del sistema di Mira sono estremamente importanti ai fini della determinazione della massa della gigante rossa, che diversamente non può essere determinata direttamente con sufficiente precisione

 

Mizar
Mizar è una stella nella costellazione dell'Orsa Maggiore. Il nome viene dall'arabo Mi'Zar, che significa cintura. Il nome della stella secondo la nomenclatura di Bayer è Zeta Ursae Majoris. Mizar ha una magnitudine apparente di 2,40 e un tipo spettrale A1 V. All'indagine astronomica si rivela un sistema stellare composto da un totale di sei stelle.

Mizar è ben visible ad occhio nudo. Le persone di buona vista possono notare una debole stella compagna appena ad est, chiamata Alcor oppure 80 Ursae Majoris. Le due sono a volte chiamate il cavallo e il fantino, e l'abilità nel vederle entrambe è un test tradizionale della vista. Alcor ha magnitudine apparente 4,02 e un tipo spettrale A5 V. La sua magnitudine la renderebbe relativamente facile da scorgere, se non fosse così vicina alla più brillante Mizar.

La distanza reale tra le due stelle è superiore ad un quarto di anno luce, quindi molto alta, ma il loro moto proprio mostra che sono in effetti una stella binaria e non una binaria apparente come si pensava in precedenza.

Altri componenti della stella sono stati scoperti con l'avvento del telescopio e dello spettroscopio. Mizar fu la prima binaria visuale (al telescopio) ad essere scoperta, per merito di Giovanni Battista Riccioli nel 1650. La secondaria (Mizar B) ha magnitudine 4,0 e tipo spettrale A7, e si trova a 380 UA dalla primaria (Mizar A). Le due stelle orbitano l'una attorno all'altra con un periodo di duemila anni. Mizar A divenne poi la prima binaria spettroscopica ad essere scoperta, per merito di Edward Charles Pickering nel 1889. Le due componenti sono entrambe circa 35 volte più luminose del Sole, e orbitano l'una rispetto all'altra in soli 20 giorni. Anche Mizar B e Alcor sono diventate binarie spettroscopiche, portando il numero totale di stelle del sistema a sei.

Questo sistema stellare si trova a circa 78 anni luce di distanza dalla Terra. Le sei componenti fanno tutte parte dell'ammasso dell'Orsa Maggiore, così come la maggior parte delle stelle di questa costellazione.

 

Polluce

Polluce (beta Geminorum, in latino Pollux), che si trova a sud-est di Castore (alfa Geminorum), è una stella gigante di colore arancione che dista 85 anni luce dalla Terra. Ha un diametro che è circa dieci volte maggiore di quello del Sole, ed è trenta volte più luminosa, mentre la sua temperatura superficiale è di poco inferiore ad esso. Anche se, solitamente, le lettere greche della nomenclatura di Bayer vengono assegnate in base alla luminosità, partendo da a e proseguendo man mano che essa diminuisce, nel caso di Polluce, la cui lettera identificatrice farebbe pensare a un "secondo posto", non è così. Polluce è infatti la stella più brillante della costellazione, e la diciassettesima stella in ordine di luminosità, mentre Castore è ventitreesima. Per spiegare questa discrepanza, ammesso che non si tratti di un semplice errore nell'assegnazione iniziale delle lettere, si è ipotizzato che una delle due stelle abbia cambiato la propria luminosità negli ultimi secoli, ma non si ha alcuna prova certa a sostegno dell'una o dell'altra ipotesi.

Alcuni dati su Polluce:

Magnitudine apparente : 1,16
Magnitudine assoluta: 1,09
Luminosità: 32 luminosità solari
Tipo spettrale: K0 III
Velocità radiale (rispetto al Sole): 3 km/s
Moto proprio: 0,627 arcsec/anno

 

Procione
Alpha Canis Minoris, detta anche piccolo cane, è l'ottava stella più luminosa della cielo (magnitudine apparente di 0,4), ed è la più luminosa della sua costellazione. A differenza del Sole, questa stella giallo-bianca è una nana di luminosità F5 V-IV. Questa stella relativamente grande possiede 1,5 masse solari ( Girard, 2000) e circa da 1,4 a 2,3 volte il suo diametro ( da 0.00510 a 0.00550", in accordo con la 5° edizione del Catalogo Stellare Yale Bright, 1991 e identificata con HR 2943.)

In confronto con il sole, tuttavia è più calda e 7,5 volte più luminosa. Inoltre irradia nell'ultravioletto un'energia molto maggiore rispetto al nostro Sole.L'European Space Agency, ha utilizzato per diverse stelle, tra cui Provione, il flusso di distribuzione spettrale nell'ultravioletto per determinare sia l'effettiva temperatura superficiale che la gravità.

Procione è probabilmente una stella relativamente giovane, ed essendo più grande e più calda del Sole, esaurirà il suo nucleo di idrogeno prima di 4,6 miliardi di anni, (l'attuale età del Sole), mutando in gigante rossa e rivelando alla fine il suo nucleo di nana bianca. Inoltre, Procione A è insolitamente più luminosa rispetto al suo tipo spettrale, il che la porterà probabilmente a evolvere come stella subgigante al di fuori della sequenza principale.

 

Regulus

La costellazione del LeoneRegulus (alfa Leonis), in italiano Regolo, è la stella più brillante della costellazione del Leone.

Il nome deriva dal latino e significa "piccolo Re". Data la sua posizione nella costellazione è conosciuta anche come "Cor Leonis", che significa "il cuore del Leone". Era una delle quattro "stelle regali" dei Persiani (insieme a Aldebaran, Antares e Fomalhaut).

Ha una magnitudine apparente di 1.36 (Magnitudine assoluta: -0,7), ed è la 21esima stella più brillante del cielo. Dista dalla Terra 77.5 anni luce.

Regolo è una stella della sequenza principale, tipo spettrale B, 4 volte più larga e massiccia del Sole. Essendo una stella bianco-azzurra, è molto più calda del Sole e circa 130 volte più luminosa.

La stella ha una piccola compagna, distante 4200 AU, la compagna di Regolo è, a sua volta, una stella doppia.

Regolo si trova quasi sul piano dell'eclittica, per questo viene sovente occultata dalla Luna, e, più raramente, anche dai pianeti.

 

Rigel

Rigel, Beta Orionis, è la settima stella più luminosa del cielo, con una magnitudine apparente di 0,18 (Magnitudine assoluta: -7,1). Anche se ha il nome di "Beta" in Orione, è in realtà più luminosa della stella "Alpha" (Betelgeuse).

La distanza di Rigel è compresa tra 700 e 900 anni luce. Il dato migliore dalla missione spaziale Hipparcos è di 773 anni luce (pari a 237 parsec), ma il margine di errore è piuttosto grande. Rigel è una supergigante blu di tipo B8 Ia (vedi classificazione stellare), e brilla con una luminosità pari a 40.000 volte quella del Sole. È di gran lunga la stella più luminosa della nostra zona della Via Lattea. Occorre spostarsi di ben 3.300 anni luce lungo il braccio di Orione fino a Deneb, a Cygni, per trovare una stella sicuramente più luminosa.

Essendo così brillante e inoltre muovendosi in una regione folta di nebulose, Rigel illumina numerose nubi di polvere nelle sue vicinanze, come la Witch Head Nebula. Rigel è anche associata con la Nebulosa di Orione, che è lontana circa il doppio dalla Terra, anche se si trova più o meno lungo la stessa linea di vista. Nonostante la differenza di distanza, il movimento di Rigel e la sua età indicano che è nata molto vicino a questa nebulosa. Perciò, Rigel è a volte classificata come un membro distaccato dell'Associazione OB1 di Orione, assieme a molte altre stelle luminose di quella regione del cielo. Più spesso, è considerata un membro dell'Associazione R1 del Toro-Orione.

Rigel è una stella tripla. Attorno alla principale, che è stata fin qui descritta, si trovano le due compagne Rigel B e Rigel C, che orbitano l'una attorno all'altra in una stretta orbita di 28 UA, e orbitano quindi assieme attorno a Rigel, ad una distanza di circa 2.000 UA.

Rigel è anche variabile, nel modo sottile e irregolare tipico delle supergianti. L'intervallo di variabilità va da 0,03 a 0,3 magnitudini, cioè dal 3 al 30 percento, con un periodo medio di 25 giorni. È stata a volte proposta una quarta stella, ma si pensa che sia dovuta ad un'errata interpretazione della variabilità della stella, che potrebbe essere causata da pulsazioni della sua superficie.

Il nome della stella deriva dalla sua posizione come "piede sinistro" di Orione. È una contrazione di "Rijl Jauza al-Yusra", espressione araba per "il piede sinistro di Colui che è Centrale".

 

Sirio

Sirio (alfa Canis Majoris, conosciuta anche come la Stella del Cane) è la stella più luminosa del cielo notturno (magnitudine apparente -1,46, magnitudine assoluta +1,40). Questa stella può essere vista da tutte le regioni abitate della Terra e, nell'emisfero nord, è uno dei vertici del cosiddetto Triangolo Invernale.

Sirio si trova ad una distanza di 8,6 anni luce, ed è perciò una delle stelle più vicine alla Terra (questo è il motivo principale della sua luminosità). È una stella di sequenza principale, con tipo spettrale A0 o A1 ed ha una massa di circa 2,4 volte quella del Sole. Ha una compagna, una nana bianca chiamata Sirio B, che orbita attorno alla principale con un periodo di circa 50 giorni. Fu la prima nana bianca ad essere scoperta. Di conseguenza, la primaria è a volte chiamata Sirio A.

Storicamente, molte culture hanno dato un significato speciale a Sirio. Era adorata nella valle del Nilo molto prima che Roma fosse fondata, e moli templi degli antichi Egizi furono costruiti orientandoli in modo che la luce della stella potesse illuminare i loro altari interni. Gli Egizi inoltre basarono il loro calendario sul sorgere eliaco di Sirio, che accadeva poco prima dell'annuale piena del Nilo e del solstizio di primavera. Nella mitologia greca, il cane di Orione divenne Sirio. I Greci inoltre associarono Sirio con il caldo dell'estate: il nome Sirio deriva da Seirios, che significa "lo scottatore".

Ci sono alcune questioni irrisolte riguardo Sirio. La prima è la possibile esistenza di una terza compagna, molto piccola, che è stata a volte invocata ma non confermata dalle osservazioni.

Secondo, numerose osservazioni del passato descrivono Sirio come una stella rossa, mentre oggi Sirio A è bianca. La possibilità che l'evoluzione stellare di Sirio A o B possa essere responsabile del cambiamento di colore era fino a poco fa del tutto respinta, a causa della brevità dei tempi richiesti (poche migliaia di anni). Oggi c'è qualche indizio che, in effetti, Sirio B possa aver avuto un'evoluzione rapida, ma nessuno sa se può essere stata davvero così rapida. Inoltre, la transizione di Sirio B da gigante rossa a nana bianca dovrebbe aver lasciato segni evidenti nell'ambiente astronomico circostante, cosa che invece non succede. È stato suggerito che una nube di polvere si trovasse davanti a Sirio in quei tempi, provocando il normale fenomeno astronomico dell'arrossamento, e che oggi tale nube si sia spostata, ma non è stata trovata traccia.

Spiegazioni alternative vertono su metafore poetiche, o su osservazioni confuse fatte all'alba, quando l'atmosfera può cambiare il colore di una stella, ma ognuna di queste spiegazioni presenta gravi difetti.

Un terzo mistero è il cosiddetto enigma dei Dogon, una tribù dell'Africa che sapeva già dei dettagli astronomici di Sirio senza avere alcuno strumento astronomico, e pare prima ancora che la scienza del XIX secolo li scoprisse. Alcuni lo spiegano con missionari che avrebbero portato ai Dogon le conoscienze scientifiche del tempo.

 

Spica

Spica (a Virginis) è una stella brillante di prima magnitudine.

Si pensa che Spica sia stata la stella che permise ad Ipparco di scoprire la precessione degli equinozi. Il tempio di Tebe (in Egitto) fu costruito allineandolo con Spica attorno al 3200 AC, e col tempo la precessione causò un lento ma rilevabile cambiamento nell'orientazione del tempio. Anche Nicolò Copernico fece molte osservazioni di Spica per le sue ricerche sulla precessione.

Il nome Spica è la parola latina che significa spiga di grano.

Spica può essere trovata facilmente in cielo seguendo l'arco che forma l'Orsa Maggiore fino ad Arturo (a Boötis), e proseguendo la linea della stessa distanza fino a Spica.

Caratteristiche di Spica
Distanza dalla Terra: 262 anni luce
Tipo spettrale: B1 V
Velocità radiale: 1 km/s
Moto proprio: 0,053 secondi d'arco/anno
Magnitudine apparente: 0,98
Magnitudine assoluta: -3,55
Luminosità: 25.000 volte maggiore del Sole

 

Stella Polare

La Stella Polare (alfa Ursae Minoris) è la brillante stella vicina al polo nord celeste (magnitudine apparente 2). È anche conosciuta come la stella del Nord.

Poiché si trova quasi perfettamente sulla proiezione in cielo dell'asse di rotazione della Terra "sopra" il Polo Nord (che definendo così il polo nord celeste), la Polare è apparentemente ferma nel cielo, mentre tutte le altre stelle sembrano ruotarle attorno. È così un ottimo punto di riferimento per la navigazione celeste. L'antichità dell'uso di questa stella è testimoniata dal fatto che è stata trovata nelle prime tavolette assire conosciute. Nella nostra era, la Polare si trova a circa 1 grado di distanza dal vero polo nord celeste, e descrive quindi un piccolo cerchio di circa 2° di diametro. La Polare definisce il vero azimuth nord solo due volte nell'arco delle 24 ore. Durante il resto della giornata è solo un'approssimazione, che deve essere corretta usando le apposite tabelle.

Anche se Shakespeare scrisse "Sono costante come la stella del Nord", a causa della precessione degli equinozi la stella più vicina al polo nord celeste cambia col passare dei millenni. Thuban era la stella polare in passato, e Vega lo diventerà in futuro.

La Polare è facile da trovare, seguendo la linea formata da Merak e Dubhe (beta ed alfa Ursae Majoris), le due stelle al margine del Gran Carro. È anche possibile seguire il punto centrale della 'W' formata da Cassiopea.

La Polare si trova a 431 anni luce di distanza (pari a 132 parsec), secondo le misure effettuate dal satellite Hipparcos. È una stella supergigante di tipo spettrale F7, con due compagne più piccole: una stella di sequenza principale di tipo F3, posta a 2000 unità astronomiche di distanza, e una più vicina a sole 5 unità astronomiche. La stella principale, quella visibile ad occhio nudo, è una variabile Cefeide, una stella pulsante la cui luminosità varia del 16% durante un periodo di 3,97 giorni.

Non esiste una stella polare del Sud vera e propria. La stella più vicina visibile ad occhio nudo (sigma Octantis) è molto debole. La brillante costellazione della Croce del Sud punta tuttavia verso il polo sud celeste.

 

Vega

Vega (Alpha Lyrae) è la stella principale della costellazione della Lyra, che si trova quasi allo zenit durante l'estate delle medie-alte latitudini (magnitudine apparente 0, magnitudine assoluta +0,5). È una stella piuttosto vicina a noi, posta a soli 25 anni luce di distanza, e insieme ad Arturo e Sirio è una delle stelle più luminose nelle vicinanze del Sole. Vega è anche uno dei vertici del cosiddetto Triangolo Estivo.

Il suo tipo spettrale è A0V (Sirio, di tipo A1V, è appena meno luminosa), e si trova nella sequenza principale dove, come la maggior parte delle altre stelle, sta convertendo il suo idrogeno in elio per mezzo della fusione nucleare. Poiché le stelle più luminose utilizzano il loro combustibile nucleare più velocemente delle altre, la vita di Vega è lunga un solo miliardo di anni (contro i dieci del Sole). Vega è due volte e mezza più massiccia del Sole, ed è circa 50 volte più luminosa.

Vega ha attorno a sé un disco di polveri e gas, scoperto dal satellite IRAS alla metà degli anni '80. Questo significa che Vega ha dei pianeti, o che essi potrebbero formarsi tra breve. Un disco di questo tipo viene chiamato appunto disco protoplanetario, perché precede la formazione dei pianeti stessi, e non sopravvive a lungo se si sono formati dei giganti gassosi come Giove o Saturno. Tuttavia, se si formano solo piccoli pianeti, il disco può durare un certo tempo anche dopo la loro formazione.

Si prevede che, grazie al movimento della Terra detto precessione degli equinozi, nell'anno 14.000 dopo Cristo Vega prenderà il posto della stella Polare come stella posizionata al polo nord.

Gli astronomi professionisti hanno usato Vega per la calibrazione della scala delle luminosità stellari. Quando la scala della magnitudine apparente fu fissata, Vega capitò per caso in prossimità della magnitudine zero. Si decise quindi che, per sfruttare questa coincidenza, a Vega venisse assengata una magnitudine visuale pari esattamente a zero. Inoltre Vega presenta uno spettro elettromagnetico piuttosto piatto nella regione visuale (lunghezze d'onda comprese tra 350 e 850 nanometri), cosa che facilita il confronto tra diverse lunghezze d'onda: il suo flusso in queste regioni è compreso tra 2000 e 4000 Jy. Nell'infrarosso il suo flusso cala rapidamente.

 

 

(*) La magnitudine (magnitudo) visuale o apparente indica la luminosità di una stella vista dalla Terra. La scala dei valori è logaritmica ed i valori negativi indicano luminosità maggiori. Per ogni valore di magnitudine la luminosità varia di circa 2,5 volte. Alcuni valori di riferimento per la magnitudo visuale: Sole magnitudo -27, Luna piena magnitudo -13, Venere magnitudo -4, oggetti più deboli visibili con un cielo scuro magnitudo +5.

(**) In Astronomia, la magnitudine assoluta (M, detta anche luminosità assoluta) è la magnitudine apparente (m) che un oggetto avrebbe se si trovasse ad una distanza di 10 parsec (32,616 anni luce), o 3×1014 chilometri. Più semplicemente, è una misura della luminosità intrinseca di un oggetto, senza tener conto delle condizioni in cui si trova l'osservatore. Per riferimento la magnitudine assoluta del Sole è di +4,85.

 


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