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Andromeda

Andromeda, pur essendo una costellazione essenzialmente autunnale, rimane sopra gli orizzonti della zona temperata settentrionale per buona parte dell’anno, e sopra i 50° di latitudine nord è parzialmente circumpolare. E’ una costellazione molto estesa (722° quadrati), che si estende tra la caratteristica W (o M) irregolare di Cassiopea e il grande quadrato di Pegaso (col quale, peraltro condivide una stella: alfa Andromedae, come vedremo, è anche, secondo alcuni atlanti, delta Pegasi).

(Immagine tratta da Skymap Pro Ver. 7 Demo)

 

Confina a nord con Perseo e Cassiopea; ad ovest con la Lucertola e Pegaso; a sud ancora con Pegaso, i Pesci e il Triangolo; ad est con Perseo. Culmina a mezzanotte nella seconda settimana di ottobre. Alle nostre latitudini Andromeda, alla fine dell’estate, già intorno alle 21,00 è abbastanza alta sull’orizzonte da consentire una favorevole osservazione di diversi oggetti di notevole interesse: la grande galassia spirale M31, che è certamente l’oggetto dominante della costellazione e dei cieli autunnali in assoluto, in quel periodo e a quell’ora è già a quasi 50° sopra l’orizzonte, e dopo un paio d’ore a circa 70°. La costellazione non annovera stelle luminosissime, e a parte alfa e beta che sfiorano la 2a magnitudine, le più brillanti tra le altre vanno dalla 3a alla 4a circa. Contiene un discreto numero di binarie e molte variabili oltre, come già accennato, alcuni oggetti celesti veramente rimarchevoli.

 

La leggenda che ha dato origine, in epoche molto remote, alla costellazione di Andromeda, la collega strettamente a quelle di Cassiopea, Cefeo, Perseo, Pegaso, Balena. Vale la pena di raccontarla.

Cassiopea, madre di Andromeda e moglie di Cefeo, re di Etiopia, pensava che essa stessa, e sua figlia, fossero le più belle donne mai vissute. Come ciò non bastasse, essa andava proclamando che Andromeda era talmente bella che neppure le Ninfe del Mare (le Nereidi) potevano superarla in bellezza. La superbia dell’incauta regina d’Etiopia giunse alle orecchie di Hera, gelosissima moglie di Zeus, e delle stesse Nereidi. Infuriate dalle sciocche vanterie di Cassiopea, esse si rivolsero a Poseidone (il dio del mare, che i Romani chiamarono Nettuno), chiedendogli una terribile ed immediata punizione per la malcapitata. Poseidone scatenò contro il regno di Cefeo il mostro marino Tiamat (rappresentato tra le costellazioni dalla Balena). Il re d’Etiopia, vedendo il proprio reame in così grave pericolo, si rivolse ad un Oracolo. E si sentì dire che il solo mezzo di salvare l’Etiopia consisteva nel sacrificio di Andromeda, che doveva essere abbandonata alla furia del mostro marino. Col cuore in pezzi, e pieno di rancore per la vanità della moglie, il re fu tuttavia obbligato dal popolo ad accettare. La sventurata Andromeda venne trascinata fino alle rocciose coste etiopiche e lì abbandonata al suo orribile destino: incatenata nuda su uno scoglio in riva al mare, attendeva ormai priva di ogni speranza di salvezza che il mostro arrivasse a sbranarla.

E il mostro non si fece attendere. Ma, per fortuna della fanciulla, non arrivò da solo: Tiamat si accingeva già a consumare il suo turpe pasto, quando sulla scena si presentò l’eroe Perseo, che passava da quelle parti, di ritorno dalla missione nella quale aveva liberato il mondo dalla terribile Medusa. L’eroe non ebbe dubbi sul da farsi, ed attaccò il mostro. La bestia si rivelò più forte di quanto Perseo non si aspettasse e stava per avere il sopravvento, ma il Nostro aveva un asso nella manica: la testa di Medusa, che si era portato appresso come souvenir, ben nascosta dentro un sacco; Perseo trasse dal suo nascondiglio l’orrendo reperto e lo sbatté in faccia alla belva, stando ovviamente ben attento a non farlo vedere ad Andromeda. La testa di Medusa, come sa chiunque abbia un minimo di informazione sul mito greco, aveva il potere di trasformare in pietra chi la guardasse, sia pure per un istante (Perseo stesso l’aveva affrontata e uccisa guardandone soltanto l’effigie riflessa nello scudo): e il mostro non sfuggì a questa sorte. Così la fanciulla fu salva, Perseo come di dovere se ne innamorò e, riaccompagnatala a casa, se la sposò. Gli dei posero in cielo le costellazioni raffiguranti ognuno dei protagonisti di questa storia. Ma, sembrando loro che Cassiopea se la fosse cavata un po’ troppo a buon mercato, la condannarono a girare per sempre col suo trono intorno al Polo Nord.

 

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