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NOTE PER LE OSSERVAZIONI NOTTURNE


Perché guardare in alto?

Qualche volta la sera istintivamente alziamo lo sguardo al Cielo. Se siamo in città vediamo solo una caligine luminescente e se siamo fortunati la Luna e qualche debole puntino luminoso. Se qualche volta abbiamo avuto l'occasione di osservare il Cielo in località più isolate certamente ricordiamo quella emozione, ma difficilmente potremo ricordare cosa abbiamo visto.
Cosa possiamo fare per non rimanere completamente delusi?
Purtroppo in città dobbiamo limitarci a poter vedere pochi oggetti nel Cielo, ma con qualche piccolo accorgimento potremo vedere qualcosa in più, certamente non lo spettacolo che abbiamo ammirato lontano dalla città, ma almeno qualcosa che forse potrebbe essere ancora interessante.

La Luna

La luna è il primo oggetto che possiamo osservare anche in condizioni di forte inquinamento luminoso, a condizione però che non si trovi in prossimità dei tetti di edifici: in questo caso, specie se la giornata è stata assolata, nelle prime ore della notte il calore accumulato viene restituito all'atmosfera creando una turbolenza molto fastidiosa che distorte le immagini che vediamo attraverso di essa.
Le serate durante è più interessante da osservare sono quelle di Luna al crescente fino quasi alla completa totalità. L'immagine della Luna piena presenta un disco con diversi chiari e scuri, ma senza contrasto e con i rilievi completamente appiattiti.

Caratteristiche

La sua distanza media dalla Terra è di 384.000 Km ed il diametro visuale di circa 32', ovvero poco più di mezzo grado. Le dimensioni visuali della Luna sono simili a quelle del Sole che si trova però a circa 149 milioni di Km da noi e questo fa si che dalla Terra si possano osservare sia eclissi di Sole totali oppure anulari, quando la Luna è più vicina a noi.
Il suo diametro fisico è di 3475 km ovvero circa un quarto di quella orbita terrestre. Si tratta di un grande satellite ed anche se non è il più grande del Sistema solare, è più grande di Plutone.
La distanza Terra Luna che è pari a circa 30 volte il dimetro terrestre, è però solo meno della metà delle dimensioni del Sole.
Altre informazioni sulla Luna.

La Luna Piena

Luna PienaIn condizioni di Luna Piena gli elementi della superficie lunare sono ampie zone scure ed altre piccole rotonde con una sere di raggi chiari che partono dal centro.

Le zone scure sono dovute al basso potere riflettente  di  enormi colate di  lava che si sono raffreddate lentamente fino a 2,5 miliardi di anni fa, quando il nostro satellite non era ancora completamente solidificato.
Queste formazioni prendono il nome di oceani, mari, oceani o laghi in funzione della loro grandezza.
La grande formazione a sinistra in basso è Oceanus Procellarium (Oceano delle tempeste), collegato da esso in alto e verso destra si trova il Mare Imbrium (Mare delle piogge). Le tre zone scure in alto da sinistra a destra sono il Mare Serenitatis, il Mare Tranquillitatis ed il Mare Fecunditatis. La zona scura sfumata sopra il Mare Imbrium è il Mare Frigoris.
Sotto il Mare Imbrium si nota una formazione chiara circondata da vari raggi: si tratta del Cratere Copernicus, dal nome del grande astronomo ed ecclesiastico polacco che con la sua teoria eliocentrica diede il primo grande impulso alla revisione della concezione tolemaica dell'Universo.
I raggi chiari che partono dal cratere sono le polveri ed i materiali espulsi dall'impatto dell'asteroide che colpì la Luna e formò il grande cratere del diametro di circa 90 Km.
Per fotografare la Luna in queste condizioni possono essere usati tempi piuttosto veloci senza la necessità di usare una montatura dotata di moto orario.

 

 

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La Luna al primo quarto

primo quartoRispetto alle condizioni di Luna piena è evidente la differenza dei dettagli  nella zona dove termina l'illuminazione del Sole, detta appunto terminatore. Sono invece simili i dettagli che si trovano nella zona opposta pienamente illuminata.
Nella zona di transizione della luce (terminatore) i rilievi e le depressioni sono accentuati dall'ombra netta provocata dalla luce radente.
Ad ogni serata l'illuminazione cambia e ci consente di osservare meglio i dettagli delle zone che si trovano in prossimità del terminatore.
Il contrasto dell'immagine lunare consente di utilizzare maggiori ingrandimenti alla scoperta di ulteriori dettagli che si rivelano piuttosto facilmente anche con strumenti con aperture piuttosto piccole, date le condizioni favorevoli di luce. L'ingrandimento può essere spinto fino al punto nel quale non sono più visibili ulteriori dettagli e l'immagine inizia a perdere nitidezza.
Possono essere usati filtri colorati verdi, gialli, arancione, rossi o anche polarizzatori per evidenziare il contrasto di particolari formazioni.

 

 

 

 

bordo mareNell'immagine ingrandita si notano bene i rilievi tondeggianti del bordo superiore del Mare Imbrium: si tratta di grandi crateri da impatto che si sono formati in un'epoca assai antica, quando l'enorme colata lavica non si era ancora raffreddata.
Queste formazioni antichissime sono ancora perfettamente visibili sulla Luna, mentre la conformazione del nostro pianeta è profondamente diversa. Una delle cause principali è che sulla Terra l'acqua modella continuamente sia i rilievi che le depressioni tendendo ad appiattire le superfici; inoltre oltre la metà della superficie terrestre è coperta dai mari, mentre le zone rimanenti sono spesso coperte dalla vegetazione oppure spazzate da venti con effetti simili a quelli provocati dalle piogge.


   Particolare del bordo del Mare Imbrium

copernicusAlla destra del terminatore verso il centro si intravede la depressione del Cratere Copernicus. In queste condizioni di luce sono meno evidenti i raggi chiari (ejecta), mentre sono visibili i particolari del bordo del cratere come anche la zona interna, prevalentemente piatta e l'accumulo irregolare di materiali nella zona centrale.
Alla sinistra in alto rispetto a Copernicus sono presenti dei corrugamenti del suolo. Le ipotesi più probabili su queste formazioni le attribuiscono al movimento di placche della crosta lunare che hanno premuto l'una contro l'altra e che avrebbero creato questi corrugamenti con un meccanismo simile a quello della formazione di catene montuose sul nostro pianeta.
Si vedono anche vari crateri minori, dei quali il più grande che si trova in alto a destra di Copernicus possiede un evidente picco centrale che si è formato con il sollevamento dei materiali nella fase immediatamente successiva all'impatto dell'asteroide, come si solleva per reazione la superficie dell'acqua colpita da una goccia che cade verso il basso.
           Il Cratere Copernicus

 

rimaIn questa immagine sono visibili altri particolari come un grande solco che percorre la superficie lunare dal centro in alto verso la destra in basso. Questo tipo di formazioni è detto Rimae (solchi in latino). Alcune sono di grandi dimensione, mentre altre sono brevi e stretti solchi lunghi pochi km.

Nella zona in alto al centro è chiaramente visibile un cratere con picco centrale: questo tipo di crateri è di formazione piuttosto recente.

Un'altra zona interessante è quella in basso nella zona del terminatore con alcuni crateri multipli e sovrapposti. In primi crateri più in alto sono di formazione più recente rispetto a quelli in basso: infatti il bordo del cratere più recente ha cancellato quello del cratere più vecchio. Entrambe le formazioni sembrano essersi create con l'impatto di due asteroidi precipitati in zone così vicine da provocare un'unica depressione allungata.

Nella zona si notano numerosi circhi da impatto: quelli di formazione più antica tendono quasi ad essere cancellati dai materiali e dalle polveri sparsi verso l'esterno con l'impatto di asteroidi avvenuti in epoche relativamente più recenti, nell'ordine di alcuni milioni di anni.

        Zona Sud Orientale

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Galleria di immagini con alcuni particolari della superficie lunare

Nota sulla strumentazione utilizzata: tutte le immagini sono state realizzate con un telescopio apocromatico da 70mm di apertura e 560mm di lunghezza focale. Per la ripresa è stato usato un oculare Ploss da 10mm ed una Nikon Coolpix 880 collegata con adattatore all'oculare.

I Pianeti

I pianeti, a differenza della Luna sono visibili solo in particolari periodi ed il loro diametro apparente è assai più piccolo rispetto a quello della Luna. Per poter vedere i dettagli dello loro superficie è necessario utilizzare ingrandimenti più elevati ed il binocolo in genere non permette di rivelare ulteriori particolari.

 

Mercurio

Mercurio, come Venere, è un pianeta interno, ovvero più vicino al Sole rispetto a noi: il suo diametro apparente è piuttosto piccolo nell'ordine di pochi secondi d'arco (11 secondi nelle migliori condizioni). Inoltre la sua vicinanza al Sole è tale che spesso è difficile poterlo osservare perché, anche se nelle migliori condizioni ha una luminosità relativa simile ad una stella come Sirio, è pressoché invisibile perché la luce del Sole è quasi 10.000.000 di volte più intensa.

I periodi più interessanti per l'osservazione sono quando si trova alla maggiore distanza dal Sole è possibile vederlo ad est poco prima del sorgere del Sole oppure ad Ovest poco dopo il tramonto. Per verificare quali sono le giornate più opportune si può usare un Planetario virtuale su PC, oppure consultare le tavole di una rivista di Astronomia.

Altri periodi interessanti sono quando Mercurio transita sul Sole ed è visibile come una piccola macchia nera rotonda che attraversa la superficie della nostra stella: in questo caso è assolutamente necessario usare un filtro solare per evitare danni permanenti alla vista. Il fenomeno dovrebbe essere visibile anche con un buon binocolo, a condizione di usare sempre il filtro solare prima degli obbiettivi.

In genere anche con un buon telescopio non sono visibili particolari della sua superficie, mentre invece sono visibili le fasi del pianeta che si ripetono ogni 5 giorni e 15 ore.

Durante la fase di ricerca del pianeta è consigliabile utilizzare un filtro solare e toglierlo soltanto quando siamo sicuri che il Sole sia fuori dal campo visivo dell'oculare.

 

Venere

Venere ha un diametro ed una luminosità sensibilmente maggiori di Mercurio ed è evidente ad occhio nudo il mattino quando segue il Sole, oppure la sera quando lo precede. E' così evidente che ha preso il nome di stella del mattino o di stella della sera e molti la scambiano per una stella. In realtà è possibile distinguerla da una stella per varie caratteristiche: la sua luce è stabile e di un colore bianco quasi puro e possiamo notare che la sua luminosità, specie quando la si osserva con il cielo rischiarato dal Sole, supera quella di qualsiasi stella.

Il dimetro apparente di Venere è attualmente nell'ordine di 10 secondi d'arco (epoca Febbraio 2005), per le osservazioni vale quanto già detto per Mercurio, con notevole semplificazione delle operazioni di localizzazione, in quanto è spesso visibile anche direttamente e con un binocolo è facilmente percepibile il piccolo disco del pianeta.

Il diametro maggiore di Venere, 60 secondi d'arco nelle migliori condizioni, si ha ovviamente quando è particolarmente vicino a noi ed essendo Venere, come Mercurio, un pianeta interno disposto tra noi ed il Sole e quindi di giorno.

            Congiunzione Venere-Luna

Le fasi di Venere si ripetono con un ciclo che dura 243 giorni terrestri. Questo ciclo è stato studiato e registrato con attenzione dalle popolazioni Maja per creare un calendario di notevole precisione con un anno basato proprio sul periodo di rivoluzione di Venere.

 

Marte

Il diametro apparente di Marte è paragonabile a quello di Mercurio e la luminosità anche inferiore. E' evidente ad occhio nudo quando appare di notte. Il colore è giallo intenso ed al telescopio oltre i 100 ingrandimenti sono osservabili le calotte ghiacciate e qualche particolare non molto contrastato della sua superficie. 

Nel periodo di Agosto-Settembre del 2004 Marte è passato molto vicino al nostro pianeta e quindi la sua osservazione dalla Terra assai favorita dal diametro apparente più grande.

Per l'osservazione di Marte il binocolo è quasi inutile, mentre invece un telescopio anche se non dotato di grande apertura, ma di buona qualità ottica può offrire interessanti osservazioni o riprese. Non è indispensabile recarsi in località di montagna o lontano dalla città, a 

condizione che non ci siano luci dirette provenienti dall'alto nel campo di osservazione e che i tetti o le sommità di edifici siano non  

   Marte ripreso da casa     troppo vicini all'immagine del pianeta. In condizioni favorevoli i particolari visibili sono le calotte polari che si espandono e ritirano durante le varie stagioni dell'anno marziano che dura 687 giorni terrestri, mentre il pianeta compie una rotazione su se stesso in un tempo simile a quello della Terra.

Altri particolari visibili sono delle grandi zone di colore più chiaro ed altre scure. Le zone chiare sono formate prevalentemente da sabbie e materiali leggeri trasportati da venti ad altissima velocità. Le zone più scure del suolo marziano sono dovute ad ossidi di vari metalli, in prevalenza ferro che compongono la superficie di Marte. In alcuni periodi i venti sono cosi forti che le polveri coprono completamente i poli ghiacciati. In funzione della inclinazione con la quale Marte si presenta rispetto a noi, possono essere osservate la calotta polare Sud, quella Nord, oppure entrambe.

 

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Giove

L'osservazione di Giove offre vari elementi di interesse, alcuni dei quali che possono essere studiati anche con strumenti di modesta apertura e con ingrandimenti a partire da 40x: si tratta dei quattro satelliti scoperti da Galileo, ovvero Io, Europa, Ganimede e Calisto. A bassi ingrandimenti Giove appare come un piccolo disco molto luminoso, ma senza particolari, mentre invece si nota la disposizione dei quattro satelliti sul piano dell'eclittica (la traiettoria apparente del Sole nel Cielo). Il satellite Io ha un'orbita così vicina a quella del pianeta che è possibile osservare il suo movimento se ripetiamo l'osservazione nella stessa notte dopo qualche ora. Ganimede con suoi 5262 Km di diametro è il più grande satellite del Sistema Solare. La scoperta del moto dei satelliti intorno a Giove, piuttosto facile da verificare, fu all'epoca di Galileo uno dei più forti elementi a favore della teoria Copernicana e contro la teoria Tolemaica allora strenuamente sostenuta dalla chiesa che sosteneva che la Terra fosse al centro dell'Universo e che il Sole ed i Pianeti ruotassero intorno da essa.

Con strumenti più grandi ed a partire da 100x iniziano ad essere visibili alcuni particolari della superficie del pianeta gigante: si tratta di una serie di righe scure parallele all'equatore di Giove.

Giove è un pianeta gassoso composto prevalentemente da idrogeno allo stato liquido e quello che noi riusciamo a vedere non è altro che lo strato più esterno della sua atmosfera. Il grande pianeta compie una rotazione su se stesso in sole 9 ore e 5 minuti, questa caratteristica genera delle fasce di gas con composizione diversa che si muovono in senso opposto l'una rispetto all'altra creando le righe o fasce molto evidenti.

Oltre alle fasce di nubi la grande velocità di rotazione crea degli immensi vortici di gas, il più grande dei quali è la famosa grande macchia rossa alta di forma ellittica, con un diametro maggiore di 39.000Km ed alta circa 14.000Km. La macchia rossa è visibile ad ogni rotazione del pianeta ed utilizzando un buon telescopio ad oltre 100x.

 

Saturno

E' il secondo pianeta per dimensione dl Sistema Solare, ma è sicuramente il più affascinante, perlomeno alle prime osservazioni. Già a bassi ingrandimenti (da 30x in su) sono evidenti gli anelli che circondano il pianeta, rende l'immagine al telescopio quasi irreale. Gli anelli sono delle formazioni di ghiaccio e minuscole particelle ad alta riflettività. Per osservare la struttura degli anelli è necessario uno strumento di apertura superiore a 100mm con ingrandimenti più alti. I particolari della superficie per il loro basso contrasto sono ancora più difficili da percepire e richiedono una strumentazione di alta qualità.

 


 

Tecniche per l'osservazione notturna in città

L'augurio ed il saluto che gli appassionati di osservazioni notturne si scambiano è "Cieli sereni". Ovviamente con il cielo completamente coperto è inutile cercare di vedere qualcosa attraverso le nuvole. Possiamo valutare il grado di inquinamento luminoso del cielo notturno da quanto è esso scuro: ovviamente in città o in vicinanza di grandi centri abitati tutti gli oggetti più deboli come nebulose e galassie non sono percepibili come anche la Via Lattea, la cui visione è già di per sé indice di un buon cielo con possibilità di vedere numerosi oggetti.

Se vogliamo evitare spostamenti o nottate al freddo, poco gradevoli ai più, soprattutto in inverno, dobbiamo concentrare la nostra attenzione su altri oggetti elencati in questa pagina che pure offrono elementi assai interessanti sin dalle prime osservazioni.

Le osservazioni in città hanno aspetti di criticità particolari per una serie di fattori che possiamo dividere in tre categorie: fattori climatici, inquinamento luminoso ed adattamento visivo.

 

 

Fattori climatici

Quando il cielo è terso con basso livello di umidità nell'atmosfera le luci provenienti dal basso si diffondono meno e gli oggetti celesti appaiono più netti e brillanti.

Quando il livello di umidità dell'aria è alto oppure il cielo è velato si nota un chiarore diffuso con una colorazione che dipende dal tipo di lampade che diffondono la loro luce verso l'alto.

Nelle serate con cielo velato possiamo verificare se esistono zone del cielo più scure e quindi più adatte alle osservazioni degli oggetti relativamente più deboli. Inoltre, specie se è presente un minimo di brezza, è probabile le zone velate si spostano e se siamo fortunati ed abbiamo la pazienza di aspettare, potrebbero verificarsi delle aperture nella zona di cielo che ci interessa, oppure in un'altra con l'opportunità di osservare qualcosa di non previsto.

Possiamo trascorrere il tempo dell'attesa occupandoci di sistemare al meglio le nostre attrezzature oppure studiare le caratteristiche e la posizione degli oggetti che vorremmo osservare.

In alcuni casi anche in presenza di nuvole sparse, potrebbero esserci delle zone di apertura qualitativamente valide per l'osservazione se notiamo che in queste aree il cielo è sufficientemente scuro.

Se ci troviamo in una zona con vegetazione potrebbe crearsi, specie d'estate, una densa foschia che si forma poco dopo dal tramonto del Sole e permane per una o due ore, per tornare di nuovo a notte fonda. Anche in questo caso se siamo motivati ad osservare qualcosa, potrebbe valere la pena di attendere che arrivi il momento giusto.

Se l'umidità influisce sulla trasparenza dell'aria, un'altro fattore pesa sulla qualità delle immagini, specie se a forte ingrandimento: si tratta della turbolenza (seeing in gergo tecnico). La turbolenza dell'aria di sera è dovuta alla restituzione del calore accumulato dalla Terra durante le giornate assolate.

Questo fenomeno è particolarmente evidente nelle prime ore della sera quando notiamo che le immagini lontane sono deformate da un tremolio che sale dalla sommità degli edifici. Possiamo minimizzare questo effetto, particolarmente fastidioso all'osservazione con il telescopio, con due accorgimenti. Il primo è quello di evitare osservazioni di oggetti in prossimità di superfici che creano turbolenza e quindi più in alto verso lo zenit, il secondo valido per gli oggetti che comunque restano relativamente bassi sull'orizzonte, è quello di attendere fino a che il fenomeno si attenua o sparisce del tutto.

 

E' utile consultare le previsioni del tempo, specie quelle a breve periodo, che possono darci un'idea abbastanza corretta di quelle che potrebbero essere le condizioni osservative della serata prescelta.

 

In condizioni di forte umidità è poco opportuno esporre gli strumenti, specialmente se aperti e di tipo a specchio, al rischio che si formino condensazioni all'interno che possono pregiudicare la riflettività delle superfici. Le stesse attenzioni, anche se il grado di rischio è più basso, devono essere poste per gli strumenti di tipo chiuso non impermeabili, anzi nel caso l'umidità sia penetrata all'interno potrebbe provocare danni ancora più gravi alle ottiche.

Nel caso in cui comunque un binocolo o un telescopio sia stato esposto alla umidità, è bene che quando viene riposto vengano rimossi i coperchi delle ottiche e che lo strumento sia lasciato fuori dal suo contenitore in un luogo tiepido per consentire alla eventuale umidità presente di evaporare all'esterno.

 

Abbigliamento

Se vogliamo evitare che le nostre osservazioni diventino una sofferenza con il rischio di farci passare la voglia di scrutare il cielo notturno è fondamentale curare il nostro abbigliamento che deve essere adeguato alla situazione climatica della serata osservativa.

Talvolta le serate più interessanti sono proprio quelle invernali per la limpidezza del cielo quando viene pulito da venti di tramontana. Purtroppo le temperature in questo periodo sono basse, specialmente di notte ed ancora di più se ci rechiamo in località di montagna.

Consideriamo che la temperatura scende in media di circa 7 gradi ogni mille metri di quota e quindi se in città abbiamo 5 °C, nello stesso momento alla quota di 1000 metri potremo avere molto probabilmente temperatura sotto lo zero !

E' fondamentale in queste coprirsi adeguatamente con abbigliamento da neve, ovvero con guanti imbottiti, doposci o scarponcini da montagna, calzettoni di lana, pantaloni da neve, giacca a vento imbottita e un cappello isolante.

Durante le osservazioni si sta fondamentalmente fermi e quindi se non ci si copre adeguatamente il freddo si farà sentire molto presto.

Anche l'alimentazione d'inverno ha la sua importanza, specie se vogliamo trattenerci all'aperto. E' necessario mangiare cibi calorico come la cioccolata o altro e magari anche qualche bevanda calda di nostro gusto che avremo portato con un thermos.

 

D'estate dovremo indossare pantaloni lunghi ed un golf o un giacchetto se vogliamo prolungare, oltre a qualche minuto, le nostre osservazioni della volta stellata.

 

 

Inquinamento luminoso

Questo è di gran lunga il fattore che più influisce sulla quantità di oggetti visibili, poiché in alcuni casi non esiste altro rimedio che trovare un altro posto per le osservazioni.

La prima azione per contenere al minimo i danni dell'Inquinamento luminoso è quindi quella di spostarci in una zona che ci consenta un minimo di visibilità per alcuni oggetti.

Se abbiamo a disposizione un balcone o un terrazzo, scegliamo una posizione in ombra rispetto alle luci artificiali. Se questo non è possibile, dovremo creare uno schermo con un panno scuro o qualcosa che impedisca il passaggio della luce che blocchi la luce dei lampioni diretta verso i nostri occhi o la parte frontale dello strumento usato per l'osservazione.

Dobbiamo anche considerare che le luci più dannose sono quelle emesse dalle lampade ai vapori di mercurio con luce bianco-verdastra e quella dei fari alogeni a luce bianca, mentre invece sono meno intrusive le luci gialle delle lampade ai vapori di sodio.

Sono particolarmente fastidiose le luci che provengono dall'alto, specie se si trovano nella direzione di osservazione: se abbiamo delle luci sul balcone queste devono essere spente almeno dieci minuti prima delle osservazioni.

Se la luce proviene dal balcone di un nostro vicino possiamo tentare di chiedere di spegnerla, magari invitandolo alla nostra osservazione.

Se la nostra abitazione non possiede almeno le caratteristiche minime per poter osservare qualcosa, possiamo tentare altre due soluzioni: usare il balcone o il terrazzo di un nostro amico, oppure spostarci in un parco cittadino che non sia affogato dalle luci dei lampioni e che offra un minimo di tranquillità per le nostre osservazioni 

La prima soluzione offre il vantaggio di avere un punto di appoggio comodo ed è utilizzabile senza problemi in qualsiasi momento dell'anno.

La seconda soluzione del parco cittadino ha l'inconveniente di farci stare all'aperto ed in zone poco illuminate in una condizione generale di disagio, specie se siamo soli. E' ovviamente praticabile molto più comodamente nella buona stagione. In caso di probabile arrivo di piogge, dobbiamo tenere in considerazione i tempi necessari per mettere al riparo tutti gli strumenti. Consideriamo anche che, se abbiamo intenzione di rimanere all'aperto per qualche ora, potremmo aver bisogno di qualche genere di conforto tipo il caffè o il tè ed anche qualcosa da mettere sotto i denti per sostenerci durante la notte.

 

 

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Adattamento visivo

Non esiste strumento più prezioso dei nostri occhi e vale quindi la pena di utilizzarli al meglio per cogliere il maggior numero possibile di particolari durante le osservazioni.

Se portiamo gli occhiali e non abbiamo necessità di correzione di astigmatismo, possiamo toglierli sia durante l'osservazione al telescopio che al binocolo, l'unica differenza è che la messa a fuoco dovrà essere spostata rispetto a quella ottimale per una persona con vista normale.

Sappiamo che la pupilla si dilata o si restringe come un diaframma in funzione della quantità di luce che deve raggiungere gli organi sensibili. Un primo adattamento della pupilla si ottiene entro frazioni di secondo o pochi secondi, mentre per ottenere la massima apertura della pupilla e quindi la massima sensibilità alla luce si arriva anche a trenta minuti.

Se ci troviamo in città il livello delle luci è tale che le nostre pupille non potranno mai dilatarsi al massimo e quindi possiamo ottenere un sufficiente adattamento visivo già dopo qualche minuto.

Prima delle osservazioni, di qualsiasi tipo esse siano: dirette, con il binocolo o con il telescopio dovremo quindi aspettare dai due ai cinque minuti prima che i nostri occhi si siano adattati lentamente alla visione notturna. 

Durante questa fase ed in seguito durante l'osservazione non devono essere accese luci di colore bianco che ci costringerebbero di nuovo ad aspettare il successivo adattamento. Nel caso notiamo che un'automobile si sta avvicinando, oppure sia stata accesa una luce verso di noi, evitiamo di osservare in quella direttamente ed attendiamo sperando che l'auto passi o la luce venga spenta.

Se abbiamo necessità di vedere oggetti come il telescopio per cambiare oculare oppure consultare una mappa del cielo, dobbiamo usare una lue schermata di colore rosso.

Particolarmente comode sono le torce frontali sia con lampadina che con LED: queste torce o altre possono essere modificate per l'uso specifico con vari semplici metodi: ritagliare un disco da un foglio rosso trasparente autoadesivo da incollare sulla lente, usare un pennarello rosso indelebile, oppure incollare un foglio di carta trasparente rossa. In ogni caso la torcia non deve essere di grande potenza, assolutamente non necessaria, anzi dannosa per l'utilizzo particolare.

 

 

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Appuntamenti con le Stelle

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