Escursione Acuto - Piglio

4 Maggio 1997

 I PAESI 

 I PAESI 

Piglio

Su uno sperone del Monte Scalambra, alla quota di 621m, proteso a forma di fuso verso la piana anagnina, creata dal fiume Sacco, è delimitato ai fianchi da due profondi canaloni e dominato dall'antico castello.

"Il rustico paese del Piglio, in Ciociaria, offre a chi arriva dalla Prenestina, la sensazione di averlo visto o perlomeno sognato una volta nella propria vita". (Pietro Bottali).

Storia: la fondazione del primo nucleo abitato è posta prima del secondo secolo a.c. Il Piglio apparteneva al popolo degli Ernici (affine ai Sabini) che occupava i Monti che ancora conservano l'antico nome. Gli Ernici formavano un piccolo stato che aveva come centri principali Anagni, Ferentino, Alatri e Veroli. Furono alleati dei romani fino dall'inizio del V secolo a.c. e, secondo la testimonianza di Tito Livio, tennero fede senza ambiguità all'alleanza con il popolo romano. "... livide ghiande i più lancian di piombo; altri due dardi han in man, e in capo coprono fulvi berretti di lupina pelle, e nudo il piè sinistro, chiude il destro rozzo di cuoio ruvido un calzare." (Eneide, libro VII).

II massiccio dello Scalambra con le sue numerose grotte vide il passaggio di numerosi asceti che intorno al XII seguirono l'esempio di S. Francesco. Uno di questi, Andrea Conti si stabilì nel luogo dove ora sorge il Convento di S. Lorenzo, poco al di sopra dell'abitato. Il Convento e la relativa Chiesa furono rimaneggiati nel XVII secolo in tardo stile barocco, simile per forma e dimensioni alla Chiesa di S. Andrea al Quirinale in Roma. Dopo i danni riportati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale è stato ricostruito secondo le linee architettoniche barocche.

In posizione strategica per la difesa si trova il Castello baronale, costruito intorno all'anno mille. Nel Castello viveva una piccola comunità, economicamente e socialmente autosufficiente. La sua importanza era in rapporto alla potenza della Chiesa e del Papato, da una parte e dall'altra alle famiglie baronali. Attorno ad esso e sotto la sua protezione sorse e si sviluppò il borgo medievale. La posizione del Castello e del borgo, la scelta del luogo, la rete stradale urbana ed esterna costituiscono un interessante esempio di architettura militare ed urbanistica. Attualmente Piglio consta di circa 4700 abitanti ed è rinomata per la produzione del vino rosso "Cesanese", apprezzato sui mercati nazionali ed esteri.

La sua economia si basa sulla coltivazione del suddetto vino e dell'olio di oliva, mentre è ancora presente, seppure in forma ridotta rispetto al passato, la pastorizia e l'allevamento del bestiame, con la produzione del formaggio "pecorino".

Il centro storico dista appena 9 Km dalla stazione montana degli altipiani di Arcinazzo.

Acuto

Il paese sorge su una collina dei monti Ernici alla quota di 725 m e deriva il suo nome proprio dalla forma dell'altura. Dal paese si ammira il vasto panorama della provincia di Roma con la valle del Sacco, chiusa ad occidente dai monti Lepini. L'abitato è diviso in due parti: il centro storico ed il nucleo più recente nelle vicinanze di un vasto bosco.

Come molti altri centri collinari, Acuto si è sviluppato sulla posizione attuale nel periodo delle invasioni barbariche, quando le popolazioni fuggivano dalla pianura verso luoghi meno accessibili e più difendibili: allora sorsero centri fortificati sopra la cima di alti colli, all'interno dei quali si rifugiava dopo aver trascorso la giornata nel duro lavoro dei campi circostanti.Secondo una leggenda la fondazione dell'abitato è dovuta agli anagnini sfuggiti alle schiere di Genserico; ma ritrovamenti archeologici hanno provato che il luogo era abitato già in epoche anteriori. Le notizie più antiche risalgono al Medioevo e mostrano il castello di Acuto strettamente collegato con quello di Anagni, mentre il nome appare per la prima volta in documenti sublacensi nel 1501, per il possesso benedettino delle aree rurali. Il borgo dipende da Anagni fino al XII secolo, quando viene ceduto al vescovo diocesano che a sua volta concesse il "castrum" in enfiteusi (diritto di proprietà con pagamento di un canone in danaro o derrate) ai signori locali, tra i quali i Caetani ed i Conti.Sul piano demografico il paese ebbe un incremento con la scomparsa del vicino "Vici Moricini" entrato in crisi nel periodo dell'abbandono dei villaggi.

Il rapporto con la vicina Anagni fu sempre molto sofferto poiché avvennero liti secolari tra le due comunità per i confini, per la spartizione delle risorse e soprattutto per l'uso del ricco territorio anagnino da parte degli emigranti stagionali di Acuto. Un esempio di parziale sottomissione del più piccolo castello di Acuto risale al 1478, quando Anagni concesse agli acutini il diritto di erbatico, obbligandoli però a servirsi dei mulini anagnini.

Nel 1556, durante la guerra di Campagna, la cittadina venne occupata dagli spagnoli, ma ben presto tornò ad essere soggetta allo stato pontificio fino al 1870.

L'antico centro storico, posto in cima la monte, è all'interno di una cinta muraria che doveva essere costituita da case fortificate, testimoniate dalla presenza di torri circolari, attualmente inglobate negli edifici attuali.

Di interesse monumentale il castello medievale che sorge al centro del paese e ne determina la caratteristica architettonica.

La posizione di relativo isolamento geografico non ha impedito che l'ambiente subisse in parte le inevitabili degradazioni dovute agli errati schemi di sviluppo.

Acuto è un paese essenzialmente montano e la sua economia non ha grandi risorse; questo, fino a pochi decenni fa ha portato ad una massiccia emigrazione. Attualmente oltre al pendolarismo degli acutini verso le industrie della piana, il paese è un centro agricolo genuino con la produzione del vino cesanese, olio di oliva e formaggi. Questo tipo di economia, assieme al turismo di tipo escursionistico sui monti vicini, ha permesso la stabilizzazione della comunità a circa 1790 abitanti.

LA NATURA

Aspetti Vegetazionali

Il paesaggio vegetale è caratterizzato dall'orizzonte Collinare o Submontano del Piano Basale, dal Piano Montano e dal Piano Culminale. L'orizzonte collinare presenta cenosi arboree e querceti a foglia caduca dominati dalla roverella, cedui degradati dal continuo taglio a formazioni cespugliose, sostituita a quote maggiori dal cerro e da elementi tipici del "bosco misto" europeo: olmo campestre, rovere, carpino bianco, castagno, acero minore e acero campestre. Il sottobosco è costituito da arbusti quali corniolo, sambuco, berretta di prete e sanguinella; nelle radure aperte si trovano arbusti spinosi quali biancospino, prugnoli, peri e meli selvatici, rovi e rose di macchia insieme a biancospini; i querceti sono qua e la sostituiti da castagneti per lo più introdotti dall'uomo a scopo produttivo (frutto e legname), l'artificialità di questi è dimostrata da un sottobosco con presenza floristica tipica del bosco misto a latifoglie. Lungo i corsi d'acqua si riscontra una tipica vegetazione ripariale con la presenza di salici, pioppi e ontani all'ombra dei quali troviamo arbusti come il Corniolo sanguinello, il Sambuco nero, la Berretta da prete; sugli arbusti e sui fusti degli alberi si arrampicano agili liane quali al Dulcamara, la Vitalba e il Luppolo; il sottobosco erbaceo è formato da Equiseti, Salcerella, le vistose foglie del Farfaraccio e numerose altre specie. Al disopra dei 700/800 metri il bosco misto ed il querceto più puro cedono gradualmente il posto a formazioni di carattere più montano, dominate dal faggio.

Il faggeto, che nei monti Ernici raggiunge anche quote di 1800/1900 metri, si presenta nelle quote inferiori associato con specie arboree della fascia precedente quali l'acero montano, il maggiociondolo, il sorbo degli uccellatori, sorbo montano, frassino montano; allo stato puro il faggeto presenta in alcune zone (Valle dell'Inferno) esemplari isolati di tasso; il sottobosco, povero perchè la folta chioma impedisce il passaggio dei raggi solari, adatto per la crescita di funghi e di specie prive di clorofilla come la orchidea neottia nidus avis, ai bordi troviamo l'elleboro, il veratro, l'agrifoglio, il pungitopo, la ginestra dei carbonai e siepi di rosa selvatica; fiori tipici sono campanule, anemoni e acetosella; sulla corteccia del fusto e dei rami licheni come la barba di bosco, muschi e alghe; a quote maggiori il faggeto si presenta puro. Sui rilievi maggiori, al di sopra della vegetazione arborea, si rinvengono formazioni erbacee caratterizzate da frequente pascolo in cui sono presenti arbusti striscianti di ginepro nano. Le praterie montane sono popolate da diverse specie di graminacee, ciperacee e juncacee quali la festuca, la luzula, la sesleria insieme con il bromo, il brachipodio, le avene selvatiche, la poa e l'erba mazzolina. Tra queste spiccano i fusti spinosi dei cardi come lo stoppione e il fiore acaule della carlina. I fiori sono presenti con i garofani selvatici, crochi, colchici viole di vario tipo, genziane, asfodeli, scille, verbaschi e narcisi selvatici.


Geologia

La geologia dei territori interessati presenta nei Monti Ernici una litologia propria dell'ambiente della piattaforma carbonatica laziale-abruzzese con la successione stratigrafica del complesso calcareo giurassico (vari livelli del Lias fino al Malm), del complesso calcareo-dolomitico del Cretacico inferiore, del complesso calcareo del Cretacico medio-superiore che sovrasta depositi silicoplastici riconducibili a sedimentazione torbiditica affioranti nel sublacense e nella Valle Latina con la formazione di Frosinone (tali torbiditi costituiscono il riempimento di un bacino di avanfossa formatisi durante il Tortoniano superiore). Il complesso montuoso è caratterizzato da notevoli manifestazioni di erosione operata sia dai fenomeni glaciali che dall'azione delle acque meteoriche; tracce glaciali si rinvengono sui versanti del Monte Viglio e del M. Pizzodeta dove sono ben conservati alcuni circhi. L'erosione delle acque tuttora operante si ritrova nei diffusi fenomeni carsici che si presentano con doline, campi carreggiati, cavità e inghiottitoi (grotta dell'Arco, grotte di Collepardo, pozzo Santullo, abisso Gresele-Vermicano, campi chiusi a Roiate e Campo Catino). Le precipitazioni che penetrano attraverso le fessure di questo esteso sistema carsico fuoriescono dalle ricche sorgenti che si trovano alla base di questi massicci calcarei.


Come arrivarci

Dalla Autostrada Roma-Napoli, si esce allo svincolo di Anagni-Fiuggi. Si prende la provinciale 155 seguendo le indicazioni per Fiuggi. Dopo circa 17 kilometri, alla indicazione per Acuto, si prosegue a sinistra. Percorsi circa 3 kilometri si arriva ad Acuto.

LA NATURA

Aspetti Faunistici

Il patrimonio faunistico della zona si presenta particolarmente ricco sia per la diversità degli ambienti che per la scarsa ressione antropica di alcune aree che si presentano ancora particolarmente selvagge sebbene la vicinanza di centri intensamente antropizzati potrebbe far pensare il contrario.

Mammiferi Tra i mammiferi insettivori presenta una vasta diffusione il riccio, esso si trova nel bosco, nelle radure, nei campi coltivati e vicino ai centri abitati dove viene rispettato dagli agricoltori per la fama di abile divoratore di vipere; nei boschi e nei pascoli vivono il toporagno dal caratteristico muso allungato e appuntito, il mustiolo, il più piccolo mammifero europeo con i suoi due grammi di peso, la Crocidura; vicino ai corsi d'acqua troviamo il toporagno d'acqua; le collinette di terra che si incontrano nei pascoli e nelle radure indicano la presenza delle talpe. Tra i roditori troviamo la Scoiattolo, varietà tipica dell'appennino che presenta una colorazione scura della pelliccia, la specie presenta una ampia diffusione e le sue abitudini diurne lo rendono facilmente avvistabile, il topo quercino, il ghiro, il moscardino, le arvicole sono presenti con l'arvicola rossastra che si ritrova nel fitto del bosco, il ratto d'acqua abile nuotatore e la cosmopolita Arvicola campestre; tra i topi troviamo il topo selvatico , il topolino delle case che vive nei centri abitati e nelle campagne il ratto nero; la presenza dell'Istrice, il più grande roditore europeo, viene segnalata dai ritrovamenti di numerosi aculei persi durante la muta. Tra i Lagomorfi troviamo la Lepre comune la cui popolazione ormai di individui non più autoctoni; tra gli ungulati il solo cinghiale anch'esso di importazione est europea.Tra i carnivori abbiamo il Gatto selvatico di abitudini notturne e scarsamente avvistabile, la donnola, la Puzzola, la Faina, la Martora, il Tasso, la Volpe, il Lupo.

Uccelli. Tra i rapaci sono da ricordare l'Aquila reale, il falco pellegrino, lo sparviero, la poiana e i nibbi, il Gheppio, il Falco; da osservare che in questi ultimi anni il numero dei rapaci è notevolmente diminuito a causa della caccia indiscriminata effettuata anche con tagliole e bocconi avvelenati e del fenomeno del depredamento dei nidi; tra i rapaci notturni abbiamo l'Assiolo, l'Allocco, il Gufo comune che frequentano gli ambienti boschivi e la Civetta e il Barbagianni che costruiscono il loro nido tra le rovine di vecchi casali o sugli alberi isolati tra ampi spazi aperti. Nelle praterie e nei pascoli d'alta quota troviamo le coturnici, presenti in numerosi gruppi o "brigate", il Culbianco, il Codirosso spazzacamino. Nelle cime rocciose troviamo il gracchio corallino e il Corvo imperiale. Nel folto delle faggete insieme al gracchiare della ghiandaia udiamo il cinguettio del Pettirosso e notiamo svolazzare la Passera scopaiola, lo Scricciolo, il cuculo, il Luì piccolo, la capinera, il Picchio muratore, la Cincia bigia, l'Upupa, il picchio verde, il colombaccio. Nei coltivi e nelle aree intensamente antropizzate dei fondovalle troviamo i passeracei come il cardellino, il Verdone, l'Allodola, il Fringuello, tra le siepi nidifica il merlo, la cinciarella, l'averla cinerina. Al margine dei boschi la Gazza, e la Cornacchia grigia che ormai occupano anche altre nicchie ecologiche lasciate libere da altre specie rarefatte dall'opera dell'uomo. Negli ambienti umidi lungo i fossi e i ruscelli incontriamo le eleganti Ballerine, l'Usignolo, il Martin pescatore. Lungo i corsi d'acqua e i piccoli laghi o pantani si incontra la Gallinella d'acqua, il Porciglione e l'Airone cinerino.

Anfibi: Nei fossi e nelle piccole raccolte d'acqua si riproducono le rane verdi, il Rospo comune, il Rospo smeraldino, le rane rosse, il tritone crestato, la Salamandra pezzata; nei fontanili e nelle pozze dei boschi umidi vivono gli ormai rari Ululoni dal ventre giallo e la salamandrina dagli occhiali, comune tra gli alberi la raganella. Rettili Tra i Sauri trovano ampia diffusione le tre specie del genere Lacerta che attualmente vivono nel Lazio, la Lucertola campestre, la Lucertola muraiola, il Ramarro e le due specie della famiglia dei geconidi la Trantola muraiola e l'Emidattilo verrucoso che si ritrovano sui ruderi delle vecchie case e anche nelle abitazioni. Nel bosco è possibile incontrare l'Orbettino sauro privo di zampe oppure la Luscengola specie spesso scambiata per la precedente ma che invece le zampe sebbene di dimensioni ridotte comunque le possiede. Tra i serpenti, diffusa quasi in tutti gli ambienti, troviamo la Vipera comune, unico serpente velenoso d'Italia, la Biscia dal collare, il Biacco, il Cervone, il Saettone, rettili con una notevole importanza ecologica per l'enorme numero di topi che eliminano; tra le testuggini è segnalata la presenza della Testuggine comune. Varia la fauna

di acqua dolce tra questi ricordiamo la presenza della Trota fario, della Rovella, del Barbo, del cavedano, mentre tra i crostacei si segnala la presenza del granchio d'acqua dolce e del Gambero di fiume, quest'ultimo indicatore biologico di acque pure.


L'escursione in breve

Questa è una escursione del circolo Sentiero Verde aperta anche ai non vedenti. Appuntamento alle ore 8 presso la fermata Metro Anagnina, lato capolinea bus ATAC. Secondo appuntamento ore 9,30 all'ingresso di Acuto. Il percorso fa parte del Sentiero E1 che parte da Capo Nord in Norvegia e arriva a Capo Passero in Sicilia. Per informazioni rivolgersi a: ( Anna Pigliautile Tel. 2002506 ( Laura Spagoni Tel. 44239994

La FIE: Istruzioni per l'uso

La FIE Federazione Italiana Escursionismo è un ente morale riconosciuto dal 1971 con decreto del Presidente della Repubblica.

La FIE collega tra loro centinaia di Gruppi e Associazioni in tutta Italia. Promuove l'escursionismo e le attività nella Natura. Organizza corsi per la formazione degli Accompagnatori. Prepara una manifestazione nazionale: la giornata dell'escursionismo. Interviene nelle scuole e con i minori. Accompagna nelle escursioni i disabili. E' affiliata alla Federazione Europea ed ha il compito di progettare, segnare e curare la Sentieristica europea in Italia, come il famoso sentiero E1, percorribile a piedi da Capo Nord alla Sicilia.

Si aderisce alla FIE attraverso i Gruppi o le Associazioni. Ogni socio viene automaticamente assicurato con l'iscrizione e può cosi partecipare a tutte le attività… che si svolgono nel Lazio e nel resto d'Italia, usufruire delle convenzioni ed utilizzare le strutture FIE come rifugi e sedi. La FIE da informazioni sulle attività per mezzo delle rivista Escursionismo e di una vasta rete di collaboratori volontari.

Per iscriversi basta versare la quota di associazione ad un qualsiasi Gruppo affiliato. Nel Lazio la quota prevista è di 15.000 annuali. (nel 1997 ..., informarsi per la quota attuale !)

Le iscrizioni si accettano presso le sedi, durante le iniziative, o presso la segreteria regionale, Tel. 3774294453, tutti i venerdì dalle 18 alle 20.

Le iniziative sono organizzate dagli Accompagnatori Escursionistici Nazionali della FIE, attivi nei Gruppi e Associazioni affiliate. Hanno esperienza e capacità verificate dalla FIE con un corso tecnico-pratico di 150 ore.

Per questa iniziativa, come per le altre, è dovuto solo il rimborso delle spese vive e organizzative della associazione. Per ogni iniziativa è specificato il responsabile a cui chiedere i costi e modalità di partecipazione, che è riservata agli associati in regola con l'iscrizione.

AEN FIE: Anna PIGLIAUTILE Tel. 3495563373
AEN FIE: Fabio PIFERI Tel. 3479002912
Mail:   fabpifer@libero.it

LE NOSTRE ESCURSIONI
HOME PAGE